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Caso Vannacci, Crosetto: “Ho agito da ministro, non da esponente politico”. E Mulè (Fi) lo difende

Il ministro della Difesa Crosetto torna sul caso Vannacci: “Rifarei quello che ho fatto perché il ministro della Difesa, di tutti i cittadini italiani e di tutti i militari, doveva agire così”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nel centrodestra la spaccatura generata dall'affaire Vannacci sembra destinata ad allargarsi. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, attaccato dai suoi colleghi di partito, prova ancora una volta a difendersi. "Rifarei quello che ho fatto perché il ministro della Difesa, di tutti i cittadini italiani e di tutti i militari, doveva agire così. Non ho parlato e non mi sono mosso da esponente politico, ma, trattandosi di una cosa che toccava il mio ministero, da rappresentante delle istituzioni", ha detto in un'intervista al Corriere della Sera, dopo le proteste scoppiate per il libro-invettiva del generale Roberto Vannacci, dal titolo "Il mondo al contrario", in cui il militare ha espresso idee omofobe e razziste, da cui il rappresentante del governo ha preso le distanze.

Sulle critiche arrivate dalla sua stessa maggioranza Crosetto ha detto: "Mi sembra che Donzelli abbia espresso le sue opinioni politiche ma sulal mia decisione mi abbia dato ragione. Così come Salvini si è limitato a dare un giudizio politico su alcune affermazioni del libro di Vannacci senza discutere le mie scelte. Su Alemanno mi limito a dire solo che non mi sono pentito di averlo difeso a suo tempo, anzi ne vado orgoglioso. Sapevo bene già allora che persona fosse, ma l'ho difeso lo stesso".

"Magari, quando mi svestirò del mio ruolo, dirò anch'io quello che penso e potrò raccontare cose che oggi non posso su alcuni di quelli che hanno speculato in questi giorni", ha aggiunto.

Crosetto inoltre ha spiegato di non aver parlato con Vannacci, "perché non c'era motivo. Forse avrebbe dovuto chiedere lui di mettersi ‘a rapporto'. Peraltro, mi dicono che ha capito e condivide ciò che ho fatto e detto, ma è più comodo per lui fare uscite ogni giorno. Io sto parlando per la prima volta e solo per chiarire come la pensa anche il ministro alla Difesa da cui il generale Vannacci dipende". E con Meloni non ci sarebbe stato nessun chiarimento: "Non credo si tratti di una vicenda su cui vada coinvolto il premier. Per me è una questione interna al mondo della Difesa e, nonostante il clamore, credo che tale debba restare". 

Ieri il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha sentito al telefono il generale, e in una diretta ha affermato che Vannacci "deve essere giudicato per quello che fa in servizio, se poi scrive qualcosa che non ha niente a che fare col lavoro ha tutto il diritto di farlo", aggiungendo he comprerà il libro finito nella bufera, che il leader della Lega ha ammesso di non aver ancora letto.

Il generale ha ringraziato il vicepremier leghista per le sue dichiarazioni: "Non dirò nulla sul contenuto della comunicazione con Salvini, ma mi ha fatto piacere sicuramente. Come fa piacere ogni volta che qualcuno mostra interesse per un servitore dello Stato e per come può sentirsi", ha detto in un'intervista al Corriere della Sera. Vannacci nell'intervista non ha fatto passi indietro rispetto alle opinioni contenute nel volume: "Neanche uno. Fintanto che non offendo e non ledo la dignità di qualcuno ho diritto ad esprimere la mia opinione. Se dico che una persona non mi piace non è un'offesa, cosa ben diversa dal dire che quel qualcuno è uno st… . Rivendico il diritto di criticare, purché rimanga nel perimetro delle cose non perseguibili per legge. Per questo credo che la legge Zan sull'omotransfobia avrebbe aperto una strada ai limiti dei delitti d'opinione". 

Il ministro Tajani ha detto invece che bisogna "essere prudenti quando si occupano incarichi di grande responsabilità perché le opinioni legittime e personali rischiano di diventare opinioni dell'istituzione che si rappresenta". Più o meno la stessa posizione assunta dal capogruppo Fdi Tommaso Foti: "Se fossi stato in Vannacci non l'avrei scritto. Chi rappresenta lo Stato deve sentire il peso della responsabilità che porta. Nessuno gli può imporre di non pensare quelle cose, ma avrebbe dovuto usare più prudenza", ha detto in un'intervista alla Stampa. Quindi ha aggiunto: "Se qualcuno pensa di incassare dei voti su certe vicende, non ha capito proprio niente. Le speculazioni sui fatti del giorno non pagano mai, nessuno se le ricorda". 

A prendere le parti di Crosetto è Giorgio Mulè di Forza Italia. Intervistato da Repubblica, l'azzurro, vicepresidente della Camera e sottosegretario alla Difesa del governo Draghi, non ha alcun dubbio: "Esprimo la mia più totale solidarietà a Guido Crosetto, che si è mosso da uomo delle istituzioni".

Ma neanche lui ha letto il libro di Vannacci: "Non lo leggerò, mi è bastata la quarta di copertina. I libri si leggono se ti danno l'impressione di arricchirti e questa opera al più ti impoverisce. Sono geloso del mio patrimonio culturale e quindi non posso perdere tempo. Basta la quarta di copertina".

Secondo il forzista il ministro Crosetto ha fatto bene a destituirlo dall'Istituto Geografico Militare: "Avendo fatto il sottosegretario con delega all'esercito parlo a ragion veduta: il ministro ha agito uniformandosi né più né meno da ciò che è scritto dal 2011, rispetto alla riservatezza che vincola i membri delle forze armate".

"Un generale è un massimo dirigente dell'esercito, dovrebbe sapere che il corpo si fonda sull'obbedienza e sulla gerarchia. Se domani ogni militare si alza e dice la propria si perde ogni compattezza. E questa non è sottomissione, ma il dna stesso dell'essere militare". Per Mulè, "Inquinare questo caso con la politica significa non avere rispetto per le forze armate, non si possono utilizzare i nostri soldati come strumento di battaglia politica". 

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