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Alberto Trentini in carcere da un anno in Venezuela, la madre accusa il governo: “Non fa abbastanza”

Era il 15 novembre 2024 quando Alberto Trentini venne arrestato dalle autorità in Venezuela e incarcerato. Dopo un anno, non c’è ancora un’accusa formale nei suoi confronti. Oggi la madre, Armanda Colusso, in una conferenza stampa si è rivolta direttamente al governo Meloni: “Non si è fatto quello che era necessario e doveroso per la sua liberazione”.
A cura di Luca Pons
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Da un anno Alberto Trentini, cittadino italiano, cooperante di 46 anni originario del Lido di Venezia, è incarcerato in Venezuela, nel penitenziario El Rodeo I nella periferia di Caracas. A suo carico non ci sono accuse formali. In questo tempo ha potuto fare tre chiamate ai suoi familiari. Il governo Meloni ha parlato in alcune occasioni del suo caso, dicendo che si stava muovendo. Ma non si sono viste novità sostanziali. Oggi, in una conferenza stampa per rilanciare l'attenzione, la madre Armanda Colusso ha lanciato un'accusa proprio all'esecutivo italiano: "Per Alberto non si è fatto quello che era necessario e doveroso fare per la sua liberazione. Sono stata troppo paziente ed educata ma ora la mia pazienza è finita".

Colusso ha ricordato che dall'inizio della detenzione di Trentini, a novembre, fino ad agosto di quest'anno, "il nostro governo non aveva avuto alcun contatto col governo venezuelano. Fino ad agosto. E questo dimostra quanto poco si sono spesi per mio figlio".

Non c'è stato molto di più per quanto riguarda i rapporti del governo con la famiglia: "In dodici mesi ho avuto tre telefonate dalla premier Giorgia Meloni, e ho avuto due incontri con" il sottosegretario che ha la delega ai servizi segreti Alfredo "Mantovano, con cui c'è costante contatto". In più, "siamo in contatto con l'inviato speciale per gli italiani in Venezuela che è sempre disponibile".

In molti casi simili, il governo Meloni ha chiesto discrezione e riservatezza per operare sul piano diplomatico senza pressioni esterne. Ma Colusso ha protestato: "Dai rappresentanti del governo, da subito, ci è stato imposto il silenzio per non danneggiare la posizione di mio figlio. Ci siamo fidati e abbiamo operato in silenzio. Ma non potendo continuare a essere ignorati, con il nostro benestare è stata fatta un'interrogazione parlamentare".

"Alberto ci manca ogni giorno", ha insistito. "Voglio dirvi quanto difficili siano stati questi dodici mesi per me e la mia famiglia. Mio marito non sta bene. Abbiamo vissuto notti insonne a immaginare come sta Alberto, cosa spera, di cosa ha paura. A mio figlio è stato tolto un anno di vita in cui non ha potuto godere dell'affetto della famiglia. Si è perso Natale, Pasqua, il compleanno, fare passeggiate, ascoltare musica, la possibilità di leggere. Ha trovato un paio di occhiali lì perché voleva leggere e cercare di essere tranquillo".

Tornando poi al tema dell'impegno politico per la liberazione del figlio:"Abbiamo parlato con un suo compagno di cella svizzero. Ci ha descritto una cella di due metri per due, per due persone, in condizioni igieniche difficili. C'è però da sottolineare che il governo svizzero è andato a Caracas a prendersi il suo prigioniero, così come sono stati liberati i prigionieri americani, colombiani e di altri Paesi, che ci hanno raccontato le medesime terribili condizioni di detenzione".

Alla conferenza stampa era presente anche l'avvocata che sta seguendo il caso Trentini, Alessandra Ballerini, che ha sottolineato: "Alberto andava ad aiutare gli ultimi della terra, ovunque si trovassero secondo il rispetto del dovere inderogabile della solidarietà". Il 46enne si trovava nel Paese da sole tre settimane prima dell'arresto; era lì nell'ambito di una missione umanitaria della Ong Humanity & Inclusion, che si occupa di sostegno alle persone con disabilità.

Ballerini ha richiesto un visto per "andare a trovare Alberto in carcere", che per il momento non le è ancora stato concesso. In ogni caso, ha insistito, "non è sopportabile un giorno in più di detenzione. Succedono tante cose in un anno di detenzione e ogni giorno si subiscono traumi, soprattutto se detenuti ingiustamente". La richiesta è che il governo "faccia tutto il possibile", "deve fare come se fosse un figlio loro", anche assicurando il Venezuela che "non saremo favorevoli a un'invasione Usa".

Nel mondo politico, è arrivato anche un appello del Partito democratico. Anna Ascani, deputata e vicepresidente della Camera, ha commentato: "Alberto Trentini deve tornare a casa. Dai suoi genitori, da tutti quelli che gli vogliono bene. Spendere la propria vita per i più deboli, a qualunque latitudine, non può essere un reato. Il regime di Maduro l'ha rinchiuso in carcere, sordo ad ogni richiesta, sprezzante verso ogni ragione di umanità. È trascorso un lunghissimo anno. Il governo agisca con decisione. Tutta l'Italia lo chiede". Il Senatore Marco Meloni ha chiesto al governo una "iniziativa politica chiara e determinata, mobilitando ogni canale diplomatico e coinvolgendo la comunità internazionale".

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