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Papa: “Aborto è peccato grave ma i preti possono assolvere chi lo commette”

La svolta del Pontefice nella lettera apostolica “Misericordia et misera” scritta a conclusione del giubileo della Misericordia. “Non c’è legge né precetto che possa impedire a Dio di riabbracciare il figlio che torna da Lui” ha ricordato Bergoglio.
A cura di Antonio Palma
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"Perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto", così Papa Francesco annuncia la sua posizione e la svolta in materia di aborto dando le nuove linee guida del Vaticano valide per tutti i preti. L'annuncio è contenuto nella lettera apostolica "Misericordia et misera" firmata ieri dallo stesso Bergoglio in occasione della conclusione del giubileo della Misericordia. Il Papa nel corso dell’Anno Santo straordinario aveva già esteso per i preti questa possibilità, che formalmente invece spetta i vescovi, ma ora ha deciso di prolungarla

"Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare viene ora esteso nel tempo" ha stabilito infatti il Pontefice, esortando: "Ogni sacerdote pertanto si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione". Il Papa però ha tenuto a ricordare come l'aborto per medici e donne è comunque un peccato grave per la chiesa cattolica. "Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente" ha scritto infatti il Pontefice, aggiungendo: "Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre".

"Non c'è legge né precetto che possa impedire a Dio di riabbracciare il figlio che torna da Lui riconoscendo di avere sbagliato, ma deciso a ricominciare da capo. Fermarsi soltanto alla legge equivale a vanificare la fede e la misericordia divina" ha insistito ancora il Papa nella lettera rivolta ai confessori, continuando: "Anche nei casi più complessi, dove si è tentati di far prevalere una giustizia che deriva solo dalle norme, si deve credere nella forza che scaturisce dalla grazia divina".

Dunque l'indicazione è quella di valutare caso per caso con "un discernimento spirituale attento, profondo e lungimirante" per comprendere che "ognuno porta con sé la ricchezza e il peso della propria storia". Lo stesso Papa Francesco proprio ieri aveva spiegato in Piazza San Pietro che "il perdono non può essere una parentesi della vita della Chiesa", ricordando che per ogni fedele "rimane sempre spalancata la vera porta della misericordia".

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