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Omicidio Yara Gambirasio, Bossetti chiede il test con la macchina della verità

Il muratore accusato dell’omicidio della 13 enne di Brembate avrebbe chiesto, tramite i suoi avvocati, di essere sottoposto alla prova per dimostrare la sua innocenza. A rivelarlo è stata la trasmissione “Quarto Grado”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Non ho ucciso Yara Gambirasio, voglio dimostrarlo sottoponendomi alla macchina della verità”.  E’ la richiesta che Massimo Giuseppe Bossetti, in cella di isolamento da oltre due mesi perché sospettato dell'omicidio di 13 enne di Brembate di Sopra, avrebbe fatto, tramite i suoi avvocati. Questi ultimi lo hanno rivelato durante la puntata di “Quarto Grado” in onda la sera del 5 settembre. Inoltre, secondo quanto affermato nella trasmissione in onda su Rete4, gli investigatori non avrebbero conferma della presenza del carpentiere di Mapello in cantiere, il giorno della scomparsa della giovane, il 26 novembre 2010. Sempre secondo le fonti di “Quarto Grado”, nel furgone di proprietà di Bossetti sarebbero state repertate tracce ematiche appartenenti allo stesso indagato. Non ci sarebbero invece tracce della presenza di Yara a bordo.

Chiesta istanza scarcerazione per Bossetti

Ora si attendono gli sviluppi relativi all’istanza di scarcerazione dell’unico indagato per il caso Gambirasio. I suoi legali Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni dovrebbero presentarla nei primi giorni della prossima settimana al gip Ezia Maccora, la stessa che nel giugno scorso non aveva convalidato il fermo, ma aveva comunque deciso per il carcere. C’è attesa anche per il deposito della relazione informatica sui pc acquisiti nell'abitazione del muratore di Mapello e la relazione dell'istituto di Pavia chiamato a valutare gli elementi ‘biologici' raccolti sul corpo di Yara.

L'arresto del presunto killer di Yara

Massimo Giuseppe Bossetti è stato arrestato il 16 giugno scorso. Individuato grazie al test del Dna. La conferma della sovrapponibilità del profilo genetico di Ignoto 1 e del presunto assassino di Yara è arrivata dopo un normale controllo stradale durante il quale è stato sottoposto al test dell’etilometro: con questo stratagemma i carabinieri hanno estratto il Dna dell’uomo e poi lo hanno comparato con quello rilevato sui vestiti di Yara: è risultato “perfettamente coincidente”.

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