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Omicidio Yara, difesa Bossetti chiede di nuovo la sua scarcerazione

L’avvocato Claudio Salvagni, alla luce degli ultimi dettagli emersi dalle indagini, ha presentato una nuova istanza di scarcerazione per Massimo Giuseppe Bossetti. Il gip ha cinque giorni di tempo per decidere se scarcerare il presunto assassino di Yara Gambirasio.
A cura di Susanna Picone
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Per la seconda volta la difesa di Massimo Giuseppe Bossetti ha presentato al gip la richiesta di scarcerazione. Questa mattina, come già annunciato nei giorni scorsi, l’avvocato Claudio Salvagni ha presentato una nuova istanza questa volta incentrata sulla mancata corrispondenza tra il Dna mitocondriale e quello nucleare attribuito al presunto assassino di Yara Gambirasio. La difesa fa riferimento a un “quadro indiziario assente”, dove i primi elementi che hanno portato in carcere il muratore di Mapello hanno perso la loro forza di prova mettendo a rischio l’impianto accusatorio definito granitico dalla procura di Bergamo. Nelle tredici pagine consegnate stamane al gip Vincenza Maccora, l’avvocato Salvagni si focalizza sulle nuove perizie dell'accusa in cui si evidenzia l'assenza di peli e capelli di Bossetti sul corpo della vittima, così come sugli abiti, gli attrezzi e il furgone sequestrati all'indagato. Nelle pagine in possesso dell’Adnkronos si legge che l’esito negativo di questi accertamenti costituisce “un rilevante e determinante elemento a favore dell’indagato” e un fatto nuovo sopravvenuto, idoneo a “contrastare concretamente gli indizi di colpevolezza posti a base della misura restrittiva” trattandosi di circostanze “che minano, senza alcun dubbio, le argomentazioni esternate dall’accusa che, in tali indagini, indicava l’esistenza di rilevanti elementi indiziari”.

Richiesta entra nel merito dei presunti dubbi sul Dna – Sulle tracce trovate sugli slip di Yara Gambirasio ci sono, secondo la difesa di Bossetti, “acclarati dubbi scientifici”. Anche la scelta della procura di Bergamo di non ricorrere al giudizio immediato contro Massimo Giuseppe Bossetti “dimostra, una volta di più, l’assoluta inconsistenza delle allegazioni indiziarie formulate dalla procura”. Questi gli elementi che costituiscono quei “fatti nuovi sopravvenuti” che consentono dunque alla difesa di potersi rivolgere nuovamente al giudice dell'udienza preliminare. Il giudice Maccora, che ha già respinto una richiesta in tal senso, così come il tribunale del Riesame di Brescia, ha cinque giorni per decidere sulla nuova istanza con cui l'avvocato di Bossetti chiede la revoca della misura cautelare in carcere o, in subordine, un'altra meno afflittiva.

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