No Tav, sequestrate molotov, catene e sampietrini. Gli attivisti si difendono: “La nostra è resistenza”

Le forze dell'ordine lo definiscono un vero e proprio arsenale: caschi, ferraglia varia (bulloni, catene, chiodi a tre punte) maschere antigas, cesoie per tagliare le recinzioni del cantiere, bottiglie con liquido infiammabile e gli immancabili sampietrini, i cubetti di porfido. L'armamentario è stato sequestrato dalle forze dell'ordine la notte tra sabato e domenica nei pressi del cantiere della Torino-Lione a Chiomonte (Torino) dopo l'assalto di 600 attivisti del movimento No Tav. Gli inquirenti parlano di "azione militare condotta da un gruppo autonomi che porta il proprio supporto dove c'è bisogno".
Ulteriore materiale, riferiscono i carabinieri, era già stato sequestrato in una baita disabitata a Mompantero . "Un'azione come questa – ha detto Arturo Varriale, dirigente della Digos della Questura di Torino – e' stata accuratamente preparata e avrebbe potuto provocare danni più gravi". Le persone di cui è in corso l'identificazione sono tra 50 e 70. Negli scontri del weekend è stato ferito anche il capo dell'ufficio Digos di Torino.

Dai No Tav arriva intanto la secca risposta alle parole del ministro degli Interni Annamaria Cancellieri che aveva condannato le azioni violente: "La nostra – scrivono gli attivisti sui loro siti web – si chiama Resistenza e viene praticata in gruppo e decisa persino in pubblica assemblea. Rivendichiamo – si legge – il diritto alla Resistenza e l'uso delle maschere antigas per proteggersi dal cianuro contenuto nei lacrimogeni che piovono a frotte, così come per lo stesso motivo ci proteggiamo testa e corpo per non divenire un facile bersaglio di chi gioca al tiro al piccione da dentro il cantiere".
Intanto da Torino Stefano Allasia, deputato della Lega Nord, e Fabrizio Ricca, capogruppo del Carroccio al Comune, che preannunciano un'interrogazione al ministro Cancellieri e un incontro col sindaco Piero Fassino in merito agli ultimi scontri avvenuti a Chiomonte per chiedere lo sgombero dei centri sociali torinesi. "Chiediamo chiarimenti urgenti – spiegano – su quanto successo nella notte tra sabato e domenica in Val di Susa e sul coinvolgimento dei centri sociali torinesi. La nostra pazienza e' finita da troppo tempo. Il sindaco deve prendere atto che la funzione sociale di questi covi ormai è venuta meno e che oggi sono solo luoghi di addestramento alla violenza, da cui prendere le distanze per non esserne complici". Duro anche il sindaco di Chiomonte Renzo Pinard in un'intervista al quotidiano ‘Il Messaggero': "Siamo stanchi. E' ora che la finiscano. Non ne possiamo più Questi signori conoscono solo la violenza. Non hanno altre ragioni. Sono un danno per la Val di Susa e per Chiomonte".