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Opinioni

Tavolini per bar, pizzerie e ristoranti, un’altra proroga. A Napoli la situazione è già fuori controllo

Per tavolini e dehors di ristoranti, pub e bar arriva l’ennesima proroga: potranno restare senza autorizzazioni. È il nuovo sacco di Napoli: le concessioni stanno cambiando in peggio la faccia della città.
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Napoli è "abbuffata" di tavolini che spuntano come funghi dopo un acquazzone, "se ne cade" di dehors che ormai sembrano fortezze inespugnabili tanto sono grossi. A Napoli la storia dei tavolini in proroga, iniziata con Luigi De Magistris sindaco, continuata con le leggi sull'emergenza Covid e il distanziamento sociale e permessa ancor oggi, anche per via delle proroghe, dall'attuale sindaco Gaetano Manfredi, sta mutando la faccia della città in maniera irrecuperabile.

Tutto è iniziato col centro storico. Decumani, piazza Bellini, via Benedetto Croce, via Tribunali. Poi via Toledo: la parte finale di via Toledo è una vergogna che dovrebbe togliere il sonno a sindaco e assessori.

Ora è il turno del Vomero. Il quartiere a vocazione commerciale per eccellenza è mangiato pezzo pezzo dai tavolini e dai gazebo di varia foggia e fattura. Esempio? Qualche settimana fa in Municipalità si è discusso perché i commercianti volevano rimuovere una panchina per i "normali cittadini". Motivo? Era tra un dehors e l'altro. Che roba, contessa. Fortunatamente la rimozione della panchina è stata respinta al mittente.

Ma scendere lungo via Scarlatti e giù, via Luca Giordano e piazza degli Artisti fa capire cosa significhi: consumo di suolo a scopo commerciale. Tavolino-gazebo-sedie. Gimkana fra questi tre elementi: un carrozzino per neonati ci passa a stento  (e la strada è larga!). Figuriamoci una carrozzella da disabile.  Nessuno muove un dito, la Municipalità guidata da una esponente Pd è letteralmente terrorizzata dal metter bocca su queste cose e far arrabbiare i potenti esercenti della ristorazione, i veri padroni della Napoli di oggi.

L'unica cosa che a Napoli "tira", è il cibo. L'unica attività che fornisce un po' di lavoro nella città dei disoccupati è «‘o magnà». Logico che gli imprenditori del settore abbiano un peso enorme nell'economia e nelle scelte del presente e del futuro di Napoli.

Le notizie che sono emerse ieri non vanno nella direzione di un ripristino dello stato dei luoghi alterati dalla tavolineide: ieri a sorpresa è arrivata  la proroga che salva fino a fine anno i dehors e tavolini all'aperto, infilata nella bozza del Dl aiuti ter, che attende la pubblicazione in Gazzetta. Le associazioni di consumatori minacciano ricorsi, alcuni comitati territoriali napoletani tentano di organizzate un flash mob; Gennaro Esposito, consigliere comunale schierato da tempo contro queste concessioni scrive amareggiato:

È il sacco di Napoli.  Le città stanno affogando nei tavolini. Stiamo creando un altro “mostro” come concessionari balneari che ormai si ritengono proprietari delle spiagge, solo che qua sono in ballo strade, piazze e marciapiedi!

Stiamo assistendo all’ennesimo “sacco” di Napoli e delle città italiane…

A questo punto è d'uopo una seria e pacata discussione sull'uso democratico degli spazi pubblici ed una attenta valutazione per reprimere ogni abuso. Che Vergogna.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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