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Non è una ‘pazzerella’: Rita e i balletti di Tik Tok che bloccano Napoli sono uno schiaffo alla legalità

Ieri, 3 giugno, Napoli centro bloccata: in largo Sermoneta, e poi sulla Riviera di Chiaia, spettacolo (abusivo) con Hummer limousine per un video musicale della influencer napoletana Rita De Crescenzo: un passato in carcere con l’accusa di spaccio di droga, diverse vicende giudiziarie legate ad ormeggi abusivi, poi la folgorazione sulla via di Tiktok.
A cura di Nico Falco
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La limousine Hummer lunga 7 metri ferma, proprio al centro della strada, in largo Sermoneta, nella zona degli chalet di Mergellina a Napoli. Tre persone che ballano, riprese da una telecamera, un gruppetto che si unisce. Risultato: strada bloccata. E la stessa scena, poco dopo, anche lungo via Riviera di Chiaia, a 450 metri dal commissariato San Ferdinando della Polizia di Stato, dove le ripercussioni sono anche peggio: carreggiata già ridotta per le auto parcheggiate, il macchinone in seconda fila, colonna di veicoli bloccati nel traffico per centinaia di metri. Tutto senza autorizzazioni e senza alcun rispetto per le norme Covid. E, fino ad oggi, senza alcuna conseguenza.

Giovedì 3 giugno una delle zone più belle di Napoli si è trasformata nel set (ovviamente abusivo) per l'ennesimo video, questa volta musicale, di Rita De Crescenzo, 40enne napoletana della zona del Pallonetto che sul social network cinese vanta 26 milioni di like e quasi 30mila seguaci. Nel passato, diverse vicende giudiziarie riguardanti ormeggi abusivi in via Caracciolo, un arresto con l'accusa di spacciare droga per conto del clan Elia, la sospensione della patria potestà per il figlio piccolo. Poi, la folgorazione sulla via di TikTok.

Ieri le forze dell'ordine sono intervenute, ma in casi del genere l'unica possibilità è di identificare i presenti, per procedere poi al controllo delle autorizzazioni ed eventualmente con le sanzioni. Nel frattempo, il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli ha presentato una denuncia alla Polizia Municipale e un esposto alla Questura di Napoli. Ma, sul momento, l'idea che certe scene restituiscono è una: impunità, totale. Come quella che viene fuori da un precedente video della De Crescenzo, che si è ripresa (e ha pubblicato tutto su TikTok) mentre veniva controllata dalla Polizia Municipale. In quella circostanza la donna è stata denunciata perché guidava senza patente (e non era nemmeno la prima volta) e verbalizzata perché non indossava correttamente la mascherina, ma TikTok, per le migliaia di persone che hanno visto quel video, racconta una storia diversa: balletti, moine e risate mentre gli agenti scrivono il verbale e vengono loro malgrado coinvolti in quello spettacolino.

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La denuncia per gli ormeggi abusivi a via Caracciolo

Ma dietro il fenomeno social esploso c'è dell'altro e non bisogna andare nemmeno troppo indietro nel tempo. Una prima traccia compare nel 2007, quando denuncia di essere stata costretta a cedere, un anno prima, le quote di una società di ormeggi di via Caracciolo; racconta di essere stata minacciata da pregiudicati del clan Sarno, che per obbligarla ad andare dal notaio l'hanno minacciata con una pistola e hanno anche sequestrato per qualche ora il figlio piccolo. Per quella vicenda il 12 luglio 2007 vengono emessi tre decreti di fermo; il gip li convalida ed emette le ordinanze di custodie cautelari, ma il Riesame le annulla ritenendo insussistenti i gravi indizi di colpevolezza. Mentre procede l'indagine, la donna continua a gestire degli ormeggi, ma abusivamente, avendo perso la concessione.

Qualche mese dopo il marito, Salvatore Bianco, viene accoltellato alle gambe da due persone. "Sei il marito di Rita?", le chiedono, poi speronano il suo scooter e giù dieci coltellate. Nuove indagini, contro ignoti, e il sospetto che si tratti di una ritorsione proprio legata a quegli ormeggi. Nel 2018, la De Crescenzo è di nuovo protagonista di un caso di cronaca: in un'altra operazione i carabinieri sequestrano gli ormeggi abusivi gestiti dalla famiglia della donna. E lei, in segno di protesta, si ferisce alla gamba con un coltello.

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Rita De Crescenzo arrestata nel blitz del 2017 contro il clan Elia

Il 17 gennaio 2017 decine di carabinieri della compagnia Napoli Centro irrompono nella zona del Pallonetto di Santa Lucia, il regno del clan Elia, tra piazza del Plebiscito e via Santa Lucia, a ridosso del Lungomare e del Borgo Marinari. Operazione da 45 misure cautelari, arrivata dopo le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Dalle carte viene fuori di tutto: estorsioni a imprenditori e persino ai pusher, numerose donne che hanno preso il posto di fratelli e mariti già arrestati, minorenni usati per vendette, minacce e per consegnare droga. E anche una bambina di 8 anni costretta a confezionare le dosi di cocaina. Tra le persone finite agli arresti c'è anche Rita De Crescenzo, indicata da un collaboratore di giustizia come ingranaggio di quel sistema droga gestito dal clan Elia.

Tolti i bambini agli arrestati del clan Elia

Inchiesta che desta scalpore, quella contro il clan Elia, ma fa ancora più clamore la decisione del gip Federica Colucci, che due anni, nel 2019, dopo sospende la potestà genitoriale per diversi degli arrestati. A parlarne, in un servizio andato in onda su La7 nell'ottobre di quell'anno, è proprio Rita De Crescenzo, tra i destinatari di quel provvedimento. "Hanno preso i bambini e li hanno portati nelle case famiglia – dice – alcuni bambini sono proprio scomparsi, non si sa nemmeno dove stiano. Una bussata di porta alle 4 del mattino e mi sono trovata nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Ma anche se noi genitori sbagliamo, i bambini non vanno toccati". Perché, aggiunge esplicitamente, non può pagare un bambino, "anche se la mamma ha messo la figlia a fare così", e mima il gesto della preparazione delle palline di cocaina. "Io non sbaglierei più per i miei figli, perché sono loro che dopo ci giudicheranno", conclude, davanti alla telecamera.

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