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Opinioni

Al Pronto Soccorso del Cardarelli rientra (per ora) l’emergenza barelle. Allora qualcosa si poteva fare per evitarla

Le barelle sono sparite dal Pronto Soccorso del Cardarelli di Napoli. Allora qualcosa si poteva fare per evitare quelle vergognose scene. E per gli altri ospedali che si fa?
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Cardarelli: prima e dopo l'emergenza barelle / foto Fanpage.it
Cardarelli: prima e dopo l'emergenza barelle / foto Fanpage.it

La foto del prima e dopo suggerirebbe il lieto fine, la vittoria delle rivendicazioni sindacali di base, dei lavoratori e perché no, anche del giornalismo che ha sollevato la vicenda. Ma guardare le immagini del Pronto Soccorso dell'ospedale Cardarelli di Napoli, area Osservazione breve intensiva (Obi) senza una massa di persone adagiate sulle barelle come in una astanteria di guerra, non può e non deve soddisfare. Perché non è abbastanza.

Nelle ultime ore, dopo il clamore nazionale suscitato dalle vergognose immagini dell'emergenza barelle nel primo ospedale napoletano, il piano di riassetto predisposto dalla direzione sanitaria e dalla Regione Campania ha evitato il protrarsi di quelle indegne scene.  Chiusura dell'area Covid, spostamento di persone di qui e di lì, un po' letti in più e puf, sparite le barelle della vergogna. Dunque si poteva intervenire, non era impossibile. Perché non sia stato fatto prima è la domanda che suona con la violenza di una colpa alle porte dei vertici della sanità campana.

La domanda che si fanno tutti, ora, è: «Durerà»? Oppure avrà la scadenza yogurt delle emergenze napoletane, il tempo di far placare i media e rendere di nuovo il disagio cronico, ineluttabile e "accettabile"?  Ieri Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) ha preconizzato un effetto domino con altre aree dell'ospedale più grande del Sud Italia che presto si svuoteranno di medici, in fuga altrove, esausti della quotidiana trincea disorganizzata:

Credo che fra un po' i medici cominceranno a dimettersi da tutte le aree. La situazione sta diventando insostenibile sia sul versante ospedaliero, dove è molto grave nei pronto soccorso, e sia sul territorio dove ovviamente le conseguenze sono anche che i cittadini non trovano più i medici.

Come raccontato nei giorni scorsi da Fanpage.it, analoghe situazioni di sofferenza ci sono al Centro Traumatologico Ortopedico (Cto) di via Colli Aminei, all'ospedale San Giovanni Bosco dove il Pronto Soccorso non funziona più come dovrebbe, al nuovissimo Ospedale del Mare che stenta ad andare avanti come prospettato inizialmente.

La Cgil Funzione Pubblica che per prima ha denunciato la vicenda, spiega che la questione non è risolta affatto: «Continuano a persistere in barella tra i 70 e gli 80 pazienti in attesa di ricovero presso l'area critica di emergenza».

La principale criticità di tutti i Pronto Soccorso dell’area metropolitana di Napoli è il cosiddetto "boarding", permanenza dei pazienti in barella in attesa di ricovero con conseguente sovraffollamento, per mancanza di posti letto disponibili. Questo fenomeno è il risultato del taglio progressivo e costante, nel corso degli ultimi due decenni, dei posti letto ospedalieri, ma anche della organizzazione interna agli ospedali che continua a considerare l’area critica di emergenza, comprendente Pronto Soccorso e Osservazione Breve Intensiva, come un corpo avulso dal resto dell’ospedale.

Unione Sindacale di Base – Sanità sulla vicenda napoletana parla di «vent'anni d'emergenza»:

La drammatica di Cardarelli e Ospedale del Mare non è una sorpresa. Si tratta, invece, di una realtà che viene denunciata da anni ed è trasversale a tutta l'Italia. Il Covid ha invece aggravato ancora di più la situazione, anche se sembrava impossibile.

A Napoli la chiusura del Loreto Mare e del San Giovanni Bosco, ormai da più di due anni dedicati in maniera esclusiva al Covid, ha dirottato la maggior parte della popolazione sui pronto soccorso più capienti della città e questo ha costretto quasi 3 milioni di abitanti a rivolgersi, per le urgenze, a tre soli punti di accesso. Di cosa vogliamo stupirci, dunque?

Oggi il ministro della Salute, Roberto Speranza a  Skytg24 ha sciorinato numeri di fondi da stanziare: «Abbiamo altri 20 miliardi del PNNR e poi abbiamo investito 625 milioni per la prima volta in un PON salute».

Ma la situazione non riguarda solo i Pronto Soccorso. Anche i medici di famiglia dicono che sono oberati al pari del Cardarelli. A parlare Luigi Sparano e Corrado Calamaro, della Fimmg:

Ormai da più di 2 anni viviamo il nostro Cardarelli quotidiano, ma senza fondi e in assoluta solitudine. Chi attacca la medicina di famiglia dovrebbe riflettere sul fatto che 200 accessi di pronto soccorso mandano in tilt un ospedale come il Cardarelli, mentre per noi medici di famiglia 200 richieste di assistenza sono la normalità quotidiana.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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