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Pompei, il letto davanti alla porta per salvarsi dall’eruzione: nuova scoperta agli Scavi

Nuova scoperta al Parco Archeologico di Pompei nella casa di Elle e Frisso. Gli ultimi drammatici istanti di una famiglia che cercava di salvarsi dall’eruzione del 79 dC.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Il letto messo di traverso davanti alla porta della stanza per proteggersi dall'eruzione del Vesuvio. È l'ultima scoperta agli Scavi Archeologici di Pompei nella Casa di Elle e Frisso. Un tentativo disperato di persone vissute duemila anni fa per salvarsi dalla furia del vulcano. Gli archeologi hanno riportato alla luce le testimonianze di quegli attimi concitati. Gli ultimi drammatici istanti di una famiglia di 4 persone, tra le quali un bambino, prima di essere sepolta dalla cenere nel 79 dC. Dalla polvere sono emersi i resti di alcune vittime e gli oggetti quotidiani, segnali di una vita bruscamente interrotta.

La Casa di Elle e Frisso sarà aperta al pubblico

È quanto emerge dal recente scavo della Casa di Elle e Frisso lungo via del Vesuvio. La Domus deve il suo nome al quadro mitologico rinvenuto in uno degli ambienti. Si trova vicino alla Casa di Leda e il cigno, già documentata nel 2018. Entrambe sono state oggetto di interventi di scavo conseguente ai lavori di consolidamento e tutela dei fronti perimetrali tra l’area scavata e non, e di miglioramento dell’assetto idrogeologico, e successivamente a interventi di restauro e di valorizzazione. Saranno presto aperte al pubblico.

I principali ambienti portati in luce oltre all’ingresso, sono l’atrio con impluvium (vasca di raccolta delle acque), una camera da letto (cubiculum), una sala da banchetto (triclinium) con pareti riccamente decorate, e un vano con una tettoia e un’apertura al centro per il passaggio dell’acqua piovana.

Come è stato ricostruito il letto di 2mila anni fa

“Proprio questa apertura – scrive il Parco Archeologico di Pompei – potrebbe aver determinato l’ingresso dei lapilli che cascavano a pioggia all’interno della casa durante le prime fasi dell’eruzione, e da cui le vittime, oggi rinvenute, avevano provato a proteggersi rifugiandosi in un ambiente, sbarrato con un letto. Di quest’ultimo è stato possibile riprodurre il calco, dopo aver individuato nella cenere solidificatasi dei vuoti, formatisi a seguito della decomposizione organica del legno. All’interno dei vuoti è stato versato il gesso per ricostruire la forma del letto conservato come impronta nella cenere.

Nel corso dello scavo sono emersi anche i resti di almeno quattro individui, tra i quali un bambino. A quest’ultimo probabilmente doveva appartenere la bulla in bronzo qui ritrovata, ovvero un amuleto che veniva fatto indossare ai figli maschi fino al raggiungimento dell’età adulta.

Tra i vari altri oggetti rinvenuti anche un deposito di anfore, stipato in un sottoscala con funzione di dispensa, alcune delle quali adibite al contenimento del garum, una salsa di pesce molto diffusa; e un set di vasellame in bronzo, composto da un attingitoio, una brocca monoansata, un vaso a paniere e una coppa a conchiglia.

Alcuni elementi, quali le soglie asportate, l’assenza in alcuni punti di decorazione, le tracce di taglio di porzioni di muratura nell’ingresso della casa lasciano supporre che la casa fosse interessata, al momento dell’eruzione, da interventi di ristrutturazione. Tuttavia continuò ad essere occupata dai suoi abitanti che colti dall’eruzione, preferirono non allontanarsi dall’abitazione, trovando qui la morte.

Zuchtriegel: “Un inferno di cenere bollente colpì Pompei nel 79dC”

Il Direttore del Parco di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha dichiarato:

“Scavare a Pompei e visitarla vuol dire confrontarsi con la bellezza dell’arte ma anche con la precarietà della vita di tutti noi. In questa piccola casa meravigliosamente decorata abbiamo trovato le tracce degli abitanti che hanno cercato di salvarsi, bloccando l’ingresso di un piccolo ambiente con un letto di cui abbiamo realizzato il calco. Questo perché dall’apertura del tetto dell’atrio entravano i lapilli, le pietre vulcaniche che rischiavano di invadere lo spazio. Non ce l’hanno fatta, alla fine è arrivata la corrente piroclastica, un violento flusso di cenere caldissima che ha riempito qui, come altrove, ogni ambiente, le scosse sismiche avevano già prima fatto crollare molti edifici. Un inferno che colpì questa città il 24 agosto 79 d.C., di cui ancora oggi troviamo le tracce”.

Il significato del dipinto che dà il nome alla Domus

Il quadro mitologico che dà il nome alla casa era nel pannello centrale di una parete del triclinio. Raffigura Frisso in sella al Crisomallo e la sorella Elle poco prima dell’annegamento. Il mito racconta che Elle e Frisso si salvarono dalla persecuzione di Ino, volando in groppa ad un montone dal vello d’oro ma, durante il tragitto, Elle cadde nel mare che così prese il nome di Ellesponto.

Nell’affresco è raffigurato il tragico momento della morte della fanciulla mentre tende la mano al fratello in cerca di aiuto. La raffigurazione del racconto mitologico è un esempio di un immaginario diffuso di tragedie di uomini e donne, ragazze e ragazzi, vittime di cataclismi vari, anche se non si può trascurare che nel I sec. d.C. queste storie non hanno più la valenza religiosa e culturale, che invece avevano avuto nell’età arcaica e classica. Dobbiamo supporre, dunque, che la loro funzione nelle case dei ceti medio e alto era principalmente l’intrattenimento, l’esibizione dello status economico e culturale, la “bellezza”, che traspare anche in questa domus di medie dimensioni.

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