Perché anche la nuova scultura in piazza Municipio a Napoli è destinata a discussioni e polemiche

In principio fu la "Venere degli stracci" di Michelangelo Pistoletto a scatenare una quantità tale di polemiche e ironie («sembrano i panni lasciati sulla sedia in una casa di uno studente fuorisede») oscurate solo dalla sua distruzione – un incendio vero e proprio, sì – appiccato da un giovane con problemi mentali.
Poi, nel dicembre scorso, il capolavoro: il "Pulcinella" di Gaetano Pesce, l'opera dal titolo "Tu sì na cosa grande" e dall'inequivocabile profilo fallico, diventata la regina dei meme e delle ironie in tutt'Italia, capace di catalizzare perfino manifestazioni pro e contro il totem, tutte svoltesi ai piedi questa specie di candelabro di materiale plastico (stavolta vigilato a vista per prevenire vandalismi).
Ora è la volta di "Silent Hortense", la nuova opera dell'artista spagnolo Jaume Plensa, fatta di poliestere, resine e polvere di marmo, raffigurante una donna con gli occhi chiusi e che ha le mani sulla bocca. "L'ode al silenzio" già suscita, al pari delle altre esposte in piazza Municipio a Napoli, irone, veleni e polemiche. Per quanto l'opera possa essere apprezzata in una città come questa, che parla per gesti, anche stavolta si fa largo la fiera dei doppi sensi e delle ironie. «Purché se ne parli» è la linea del Comune, che non si scompone. L'opera fa parte della rassegna di arte "Napoli Contemporanea", curata da Vincenzo Trione, curatore del progetto e consigliere del sindaco di Napoli per l'arte.
A guardarla, il profilo allungato si presta a battute, più o meno grevi, la mano in faccia sembra una esclamazione verso i problemi della città e inevitabile, vista la collocazione – siamo in piazza Municipio – di fronte c'è Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, l'associazione con una esclamazione nei confronti del sindaco e dei suoi assessori. Per la serie: «nun me fa parlà».