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Il Pronto Soccorso del San Giovanni Bosco resta chiuso: da 2 anni non si trova personale

Il Pronto Soccorso chiuso durante il Covid doveva riaprire il 3 aprile, ma per l’Asl Napoli 1 “non ci sono le condizioni minime, manca il personale”
A cura di Pierluigi Frattasi
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Resta chiuso il Pronto Soccorso dell'Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. Da due anni non si trova personale sufficiente per poterlo riaprire. La riapertura era stata annunciata dall'Asl Napoli 1 per il 3 aprile prossimo, ma con una nota interna del 20 marzo il direttore generale Ciro Verdoliva ha spiegato che il Pronto Soccorso resterà chiuso per “mancanza di risorse professionali”.

Chiuso durante il Covid, non ha più riaperto

Il Pronto Soccorso del San Giovanni Bosco ha chiuso i battenti durante il Covid. Un bando per trovare il personale necessario a riaprirlo era andato deserto già a maggio 2022. Non è bastato un anno intero per trovare il personale necessario. Così, quello che è un presidio sanitario storico del territorio per gli interventi urgenti resterà ancora chiuso.

La lettera di Verdoliva: "Presidio centrale nella rete dell'emergenza"

Nella nota, il Dg dell'Asl 1 Ciro Verdoliva spiega che per il San Giovanni Bosco “prosegue il lavoro della direzione strategica dell’ASL Napoli 1 Centro al fine di creare i presupposti indispensabili all’attivazione del pronto soccorso del presidio ospedaliero San Giovanni Bosco”.

“Non appena avremo le risorse di personale necessarie – aggiunge – saremo in grado di centrare un obiettivo che consideriamo centrale per la rete dell’emergenza-urgenza. Ma, per farlo, dobbiamo poter attivare un punto stabile, sicuro ed efficace”.

“Mancano le condizioni minime”

Ma non finisce qui. Il manager Asl si dice consapevole dell'importanza del Pronto Soccorso del San Giovanni Bosco, ma chiarisce che per riaprirlo non ci sarebbero ancora le condizioni minime:

“L’obiettivo primario – prosegue – insomma, è proseguire nel percorso di attivazione tenendo conto delle condizioni minime necessarie a garantire la sicurezza del personale e dei pazienti, anche alla luce delle difficoltà degli altri pronto soccorso aziendali. Si prosegue con determinazione, dunque, nonostante le enormi difficoltà.

Poi spiega:

Obiettivo: riattivare il pronto soccorso, ma sempre sulla base della responsabilità nell’ambito di una situazione in termini di mancanza di risorse professionali che la direzione dell’ASL Napoli 1 Centro considera molto seria da tempo. «Gli allarmi lanciati da anni, con toni forti e chiari soprattutto negli ultimi mesi – prosegue infatti Verdoliva – non hanno ancora generato soluzioni concrete che a breve termine possano garantire il reclutamento delle professionalità necessarie, sia per competenze, sia in termini numerici. Il nostro problema resta oggi quello di non chiudere altri pronto soccorso che presentano serie difficoltà a consolidare un’organizzazione stabile dei turni, prima ancora di pensare a riaprire quelli che c’erano».

E conclude:

Per riuscire a superare le difficoltà, determinante sarà il lavoro che svolgeremo nel mese di aprile. In particolare, la direzione strategica dell’ASL Napoli 1 Centro proseguirà il lavoro intrapreso ormai da tempo e ci sarà un ulteriore lavoro di approfondimento e momenti di informazione e confronto con le parti interessate e le organizzazioni sindacali. Il tutto con l’obiettivo di valutare nuovamente e al più presto se si saranno raggiunti i presupposti per l’attivazione del pronto soccorso del presidio ospedaliero San Giovanni Bosco.

Muscarà: “Basta propaganda, ora i fatti”

Sulla vicenda interviene la consigliera regionale Marì Muscarà:

“Dopo l'annuncio festivo circa la riapertura del pronto soccorso del San Giovanni Bosco da parte del direttore generale Ciro Verdoliva, su input della Regione, che fissava la data del 3 aprile prossimo come quella definitiva, a distanza di meno di un mese dall'annuncio si accorge che quanto aveva promesso, dopo la riunione operativa, non si può fare – dichiara il consigliere Muscarà – evidentemente l'annuncio serviva solo a placare momentaneamente le acque dopo la morte della signora fuori l'ospedale, aggiungendo anche il caso del ragazzo di Secondigliano accoltellato in una rissa, soccorso dai medici in scienza e coscienza, nonostante il PS fosse chiuso”.

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