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Il patto di camorra per dividersi Arzano tra Scissionisti e Moccia e la nascita del clan della 167

Nell’ordinanza degli arresti per le minacce al comandante della Municipale di Arzano il gip ricostruisce la genesi del clan della 167, legato agli Scissionisti.
A cura di Nico Falco
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Il blitz per l'arresto di Giuseppe Monfregolo nel 2019
Il blitz per l'arresto di Giuseppe Monfregolo nel 2019

Il tentativo di espansione degli Scissionisti di Secondigliano verso Arzano, il patto con lo storico clan Moccia per spartirsi le attività illegali, l'accordo andato in frantumi per mettere le mani sui fiumi di soldi della droga e, quindi, la nascita del clan della "167 di Arzano", emanazione degli Amato-Pagano. I retroscena e la genesi del gruppo criminale attualmente egemone nella cittadina alle porte di Napoli sono stati ricostruiti dagli inquirenti nell'ordinanza che ha portato in carcere Mariano Monfregolo, fratello del boss Giuseppe, e Raffaele Piscopo, accusati di minacce nei confronti di Biagio Chiariello, comandante della Polizia Municipale di Arzano, finito nel mirino del clan per le sue attività di ripristino della legalità e, soprattutto, per i controlli e i censimenti avviati nella zona delle palazzine popolari, fortino del clan di camorra.

Il patto tra Scissionisti e Moccia per diversi Arzano

L'ordinanza firmata dal gip Ivana Salvatore del Tribunale di Tribunale ripercorre le prime fasi dell'infiltrazione degli Amato-Pagano di Secondigliano e dei Moccia di Afragola sul territorio di Arzano, che fino ad allora era stato una sorta di zona cuscinetto tra le aree di influenza dei due clan. Ultimo ostacolo, i fratelli Ciro e Domenico Girardi, che su Arzano erano i referenti del clan Di Lauro. Il periodo è quello subito dopo la prima Faida di Scampia. Gli Scissionisti li eliminarono con un duplice agguato (3 giugno 2006), sancendo definitivamente il proprio controllo su Arzano.

Seguì, rileva il gip, un patto coi Moccia: gli Amato-Pagano avrebbero gestito il traffico di droga, mentre la cosca di Afragola avrebbe mantenuto il controllo del racket delle estorsioni, delle attività commerciali e degli appalti. Referente per i Moccia fu designato Ciro Casone. Quel patto, però, si sgretolò in poco tempo, davanti alle prospettive dei guadagni enormi che sarebbero arrivati con lo spaccio.

Il finto manifesto funerario per il comandante Biagio Chiariello
Il finto manifesto funerario per il comandante Biagio Chiariello

La scissione dai Moccia per la droga

Casone, prosegue il gip, si accordò con Giovanni Castiello, anche lui affiliato ai Moccia col ruolo di capozona, e insieme decisero di organizzare un proprio gruppo per lo spaccio di droga, rompendo in questo modo il patto con gli Amato-Pagano; la gestione fu affidata a giovanissimi, evidenziano gli inquirenti, "non abituati ad agire secondo le logiche di appartenenza ad un clan strutturato".

La conseguenza fu lo sfaldamento del gruppo e l'emersione di nuove formazioni criminali composte da giovani del posto che, con il supporto degli Scissionisti, riuscirono a prendere il controllo del narcotraffico ad Arzano. Dopo la morte di Casone (ucciso in un agguato in un centro estetico il 26 febbraio 2014) la posizione di comando è stata assunta da Pietro Cristiano, alias "Zi' Pierino".

La nascita del clan della 167 di Arzano

Pietro Cristiano e il figlio Pasquale (il boss noto per la passeggiata in Ferrari), prosegue il gip nella ricostruzione, gestivano già una piazza di spaccio di marijuana nel complesso popolare della 167 quando l'area era sotto l'influenza del clan Di Lauro. Quando ormai gli Scissionisti controllavano già totalmente il traffico di droga dell'immediata provincia a Nord di Napoli, Arzano compresa, il rapporto tra il clan e la famiglia Cristiano fu rafforzato dalla relazione nata tra Anna Cristiano, vedova di Domenico Girardi, e Renato Napoleone, elemento di primo piano della cosca che in quel momento era retta da Rosaria Pagano.

Col passare degli anni, nonostante momenti di maggiore o minore vicinanza (a seconda di quali dei vertici erano in libertà), il gruppo ha tenuto saldo il legame con gli Scissionisti e, crescendo, si è imposto anche come interlocutore per gli altri clan dell'area nord, stringendo accordi con i Mormile di Frattamaggiore (il cui capo, Vincenzo Mormile, è cognato di Pasquale Cristiano) e con i Sautto del Parco Verde di Caivano per la fornitura di stupefacenti.

La Ferrari usata da Pasquale Cristiano e sequestrata
La Ferrari usata da Pasquale Cristiano e sequestrata

La faida interna tra i Monfregolo e i Cristiano

Nel nuovo gruppo di Arzano si è consolidata la leadership di Pietro Cristiano e del figlio Pasquale, da un lato, e dall'altro quella di Giuseppe Monfregolo e del fratello Mariano, situazione che ha portato alla nascita di due fazioni. Con le ultime vicende giudiziarie, in particolare con gli arresti e la detenzione delle figure apicali del sodalizio, anche questi equilibri hanno finito col rompersi, per via dei tentativi di ciascuna fazione di prevalere sull'altra. In particolare, prosegue il gip, la scarcerazione di Pietro e Pasquale Cristiano, nell'aprile 2020, portò all'estromissione della fazione Cristiano, i cui componenti furono allontanati da Arzano.

Le tensioni si sono riaccese in seguito all'aggravamento della misura cautelare già applicata per Pasquale Cristiano: l'uomo, sottoposto agli arresti domiciliari, in occasione della Prima Comunione del figlio aveva sfilato in Ferrari tra le strade di Arzano, mettendo in scena quello che per gli inquirenti fu una dimostrazione di forza del clan. In questa nuova fase di contrasti accesi si collocano il tentato omicidio di Raffaele Liguori (17 settembre 2021) e l'agguato all'interno del Roxy Bar (24 novembre 2021), quando i killer, per uccidere Salvatore Petrillo, nipote di Pietro Cristiano, ferirono anche Vincenzo Merolla e Luigi Casola, anche loro ritenuti vicini al gruppo criminale, e due innocenti.

I Cristiano cacciati dai Monfregolo dalla 167 di Arzano

Dopo la morte di Petrillo (deceduto alcuni giorni dopo in ospedale) ci furono, tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022, "alcune azioni dimostrative che, partendo da Arzano, hanno riguardato anche i confinanti comuni di Frattamaggiore e Frattaminore (in un presumibile quadro di riassetto dei complessivi equilibri criminali nell'area) e soprattutto diversi episodi delittuosi e "allontanamenti" dalle abitazioni popolari ubicate nelle palazzine per consentire nuove (illegittime) occupazioni".

Le palazzine della 167, fortino dei due gruppi criminali, è quindi diventata terreno di scontro: nelle ultime settimane gli investigatori hanno registrato l'allontanamento del nucleo familiare di Pasquale Cristiano e il ritorno della famiglia Monfregolo e dei relativi affiliati e numerose abitazioni sono state occupate abusivamente da personaggi vicini a quella fazione, anche provenienti da altri comuni, a ribadire la "presa di possesso" della 167.

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