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Sparatoria nel bar di Arzano, morto Salvatore Petrillo nipote del boss della 167

Morto nella notte Salvatore Petrillo, 29enne, nipote del boss della 167, e vero obiettivo, secondo gli investigatori, dell’agguato al bar di Arzano di mercoledì.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Non ce l'ha fatta Salvatore Petrillo, 29 anni, nipote del boss della 167 di Arzano, e reale obiettivo, secondo gli investigatori, della sparatoria nel Roxy Bar di Arzano avvenuta la sera di mercoledì scorso, 24 novembre 2021. L'uomo è deceduto questa notte presso l’ospedale San Giuliano in Giugliano in Campania, dove era ricoverato in prognosi riservata da 5 giorni, dopo essere stato raggiunto da diversi colpi nel corso dell'agguato all'interno del locale di via Silone. Il 29enne, secondo le prime ricostruzioni, sorvegliato speciale, era il nipote di Pasquale Cristiano, il boss protagonista della sfilata in Ferrari alcuni mesi fa, quando attraversò Arzano per la Prima Comunione del figlio.

La sera di mercoledì scorso, attorno alle ore 20, secondo le prime ricostruzioni, almeno due sicari giovanissimi sarebbero entrati nel bar sparando all'impazzata sulla folla. Gli investigatori hanno ritrovato una 20ina di bossoli. Pesante il bilancio, con 5 feriti, oltre a Petrillo anche due uomini incensurati, considerati dagli inquirenti a lui vicini, e con lui inquadrati nel clan della 167 di Arzano: il 18enne Vincenzo Pio Merolla, trasportato al San Giuliano di Giugliano, e il 39enne Luigi Casola, che invece è stato ricoverato nell'ospedale di Acerra.

Tra i feriti anche due innocenti che sono stati colpiti per sbaglio da pallottole vaganti. Si tratta del 36enne incensurato Roberto Lastra, colpito a un piede e ricoverato nell'ospedale di Frattamaggiore, e del 61enne Mario Abate, idraulico di Arzano, trasportato all'Ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Secondo gli investigatori i due non sarebbero legati ad ambienti della criminalità, ma sarebbero rimasti vittima per errore dei due killer. La sparatoria, secondo quanto emerso nelle prime ore, sarebbe riconducibile a frizioni tra i vari gruppi della malavita organizzata dell'area a nord di Napoli.

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