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Agguato nel bar ad Arzano, l’obiettivo era il nipote del boss. Due innocenti tra i 5 feriti

L’agguato del 24 novembre ad Arzano (Napoli) aveva come obiettivo il nipote del boss della 167. Feriti due innocenti, si indaga sugli equilibri tra i clan.
A cura di Nico Falco
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Era Salvatore Petrillo, nipote del boss della 167 di Arzano, il reale obiettivo dell'agguato che si è consumato ieri sera nel Roxy Bar. È questa la principale pista che stanno seguendo gli inquirenti per fare luce su quella che avrebbe potuto essere una carneficina, con oltre 20 colpi esplosi: il bilancio finale è di cinque feriti, due dei quali estranei a criminalità e dinamiche di camorra, raggiunti dalle pallottole impazzite perché si erano fermati al bar a prendere un caffè.

L'agguato si è consumato intorno alle 20, quando nel bar e nelle vicinanze c'erano numerose persone. I killer, in due, hanno cominciato a sparare tra i clienti davanti al locale di via Silone. Petrillo, raggiunto da diversi colpi, si trova ricoverato in gravi condizioni nell'ospedale di Giugliano, è in prognosi riservata e in pericolo di vita. Il 29enne, sorvegliato speciale, è il nipote di Pasquale Cristiano, il boss protagonista della passeggiata in Ferrari alcuni mesi fa, quando attraversò Arzano per la Prima Comunione del figlio.

Agguato davanti al bar ad Arzano, feriti due innocenti

Feriti con Petrillo due uomini incensurati ritenuti a lui vicini, e con lui inquadrati nel clan della 167 di Arzano: il 18enne Vincenzo Pio Merolla, trasportato al San Giuliano di Giugliano, e il 39enne Luigi Casola, che invece è stato ricoverato nell'ospedale di Acerra. Colpiti dalle pallottole vaganti anche due innocenti, che per gli inquirenti non sono legati alla criminalità ma sono stati feriti per errore dai killer: il 36enne incensurato Roberto Lastra, raggiunto a un piede e ricoverato nell'ospedale di Frattamaggiore, e il 61enne Mario Abate, idraulico di Arzano, trasportato al Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. L'agguato sarebbe da ricondurre agli scontri tra i vari gruppi della malavita organizzata dell'area a nord di Napoli.

Ad Arzano i fuochi d'artificio per la scarcerazione del braccio destro del boss

In quelle stesse ore in via Zanardelli, che da via Silone dista poco più di un chilometro in linea d'aria, ieri sera c'è stato uno spettacolo (abusivo) di fuochi d'artificio. Sarebbero stati i festeggiamenti per il ritorno in libertà di Giosuè Belgiorno, detto "il grande" (per distinguerlo da un omonimo più giovane, detto appunto "il piccolo"), ritenuto braccio destro di Cesare Pagano, il fondatore, insieme al cognato Raffaele Amato, del clan degli Scissionisti di Secondigliano; Belgiorno sarebbe il referente del gruppo criminale per il territorio di Arzano. Gli inquirenti stanno valutando un possibile collegamento tra la scarcerazione, lo spettacolo di fuochi d'artificio e l'agguato nel Roxy Bar.

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