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Faida di camorra per il controllo di Bagnoli: clan di Fuorigrotta alleati contro quelli del Rione Traiano

Ambienti criminali in fibrillazione a Bagnoli, periferia ovest di Napoli: i clan del limitrofo quartiere di Fuorigrotta si sarebbero coalizzati per impedire l’avanzata di quelli del Rione Traiano, che si starebbero inserendo grazie ad appoggi coi gruppi malavitosi locali. Nel quartiere in pochi giorni è stato gambizzato un 27enne e sono stati esplosi colpi di pistola contro un ristorante.
A cura di Nico Falco
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I fori di proiettile sulle vetrate del ristorante di Discesa Coroglio
I fori di proiettile sulle vetrate del ristorante di Discesa Coroglio

I clan del Rione Traiano contro quelli di Fuorigrotta. Obiettivo, per entrambe le fazioni, estendersi su Bagnoli e Cavalleggeri: mettere le mani su quelle zone dove attualmente non c'è un clan capace di accentrare tutto e dove le opportunità di guadagno sono enormi, tra racket, parcheggi abusivi e, soprattutto, il traffico di droga. Specialmente in estate, quando le migliaia di giovani e giovanissimi che arrivano da tutta la città (e oltre) per affollare i locali notturni di Coroglio diventano una miniera d'oro. In questo contesto di nuovi (e fragili) equilibri si inquadrerebbero il ferimento di un 27enne, raggiunto da due proiettili a Cavalleggeri, e gli spari contro un ristorante già vittima di un attentato dinamitardo qualche anno fa, oltre ai fatti di sangue registrati nei mesi scorsi nella stessa zona.

A Bagnoli guerra per il controllo della droga

È questa l'aria che si respira in questi giorni nella periferia ovest di Napoli, dove è in corso un'altra, l'ennesima, guerra tra clan di camorra. Uno scontro che fino ad ora si sta combattendo con un basso profilo, con qualche guizzo sopra le righe a suon di colpi di pistola. Situazione attentamente monitorata dalle forze dell'ordine, che stanno tenendo sotto controllo i movimenti di noti pregiudicati della zona, i loro spostamenti, le vecchie e soprattutto le nuove frequentazioni per ricostruire le alleanze in divenire. E tutto sembra portare nella stessa direzione: i clan storici di Fuorigrotta, tra cui i Zazo e i Troncone, si sarebbero coalizzati per impedire l'avanzata a Bagnoli e a Cavalleggeri dei gruppi criminali del Rione Traiano, che avrebbero già cominciato a vendere droga nella zona.

L'asse di camorra col Rione Traiano

In realtà già da tempo i clan di Bagnoli avrebbero allacciato rapporti con quelli del Rione Traiano. È il caso del gruppo Giannelli di Cavalleggeri, che era legato ai Cutolo, come raccontato dal genero del boss "Borotalco", Genny Carra, poi diventato collaboratore di giustizia: l'omicidio di Rodolfo Zinco nel 2015, che avrebbe spianato la strada ad Alessandro Giannelli, sarebbe stato eseguito proprio in seno a questa alleanza.

Più recente è il sequestro dell'arsenale in un negozio di frutta e verdura di Bagnoli: nell'attività commerciale di via Miseno, lo scorso 6 maggio, i carabinieri avevano trovato 10 pistole, 6 kalashnikov, 5 pistole mitragliatrici, due giubbotti antiproiettile e 13 chili di droga tra hashish e marijuana. Anche in quel caso le indagini si indirizzarono verso i clan del Rione Traiano, nonostante il deposito fosse in un altro quartiere.

A Bagnoli giovane ferito e spari contro ristorante

Probabilmente legato ai contrasti è il ferimento di Simone Pagliarulo, raggiunto all'addome e alla natica da due colpi di pistola a Cavalleggeri nella notte del 14 luglio; il 27enne è incensurato e non risulta legato alla criminalità organizzata, ma gli investigatori stanno indagando sulle sue frequentazioni, che comprenderebbero personaggi legati al gruppo Giannelli e vicini alla malavita del Rione Traiano.

Potrebbe essere invece riconducibile a dinamiche di racket l'episodio della notte scorsa: intorno alle 5 del mattino sono stati esplosi almeno sei colpi di pistola contro il ristorante "El Sombrero", in Discesa Coroglio. L'attività, di proprietà di due pregiudicati della zona, è stata da poche settimane data in gestione ed ha riaperto di recente. Lo stesso ristorante era stato vittima di un attentato dinamitardo nel 2016, quando fu centrato da una bomba carta; in quel periodo era latitante Felice D'Ausilio, figlio del capoclan Domenico "Mimì lo sfregiato", che, secondo gli inquirenti, dopo l'evasione dal carcere in Sardegna aveva cercato di ricompattare il clan.

La rottura degli equilibri criminali era arrivata con l'omicidio di Antonio Volpe, ucciso a 77 anni in strada il 15 marzo scorso e ritenuto personaggio di spicco del clan Bianco. Nei giorni successivi ci furono delle stese nella zona ritenuta sotto l'influenza del clan Troncone. Un mese dopo, il 30 aprile, episodio raro per quest'area di Napoli, una stesa in via Leopardi, nel centro di Fuorigrotta: secondo gli inquirenti l'obiettivo dell'intimidazione era un nipote di Volpe.

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