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Faida di camorra a Pianura: arrestati i killer di Raffaele Pisa, ordinanza per gli eredi dei Marfella-Pesce

La Squadra Mobile di Napoli, su delega della Dda, ha eseguito una ordinanza di custodia in carcere nei confronti di otto pregiudicati, ritenuti coinvolti nei fatti di sangue che negli ultimi anni hanno travolto il quartiere Pianura. Tra loro ci sono i presunti killer di Raffaele Pisa, ucciso nel 2016 nella faida di camorra, e gli eredi dei Marfella-Pesce.
A cura di Nico Falco
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La vittima, Raffaele Pisa
La vittima, Raffaele Pisa

A uccidere Raffaele Pisa, nel pieno della faida di camorra che sconvolse Pianura cinque anni fa, furono i Marfella-Pesce. In questa direzione puntano le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia, che hanno portato all'ordinanza contro i due presunti killer e nei confronti di quello che viene individuato come il gotha del nuovo clan che ha cercato di imporsi sul quartiere della periferia ovest di Napoli, erede degli storici "figli di Bianchina". Il provvedimento, emesso dal gip di Napoli, è stato eseguito dalla Squadra Mobile. In manette Maurizio Legnante, 39 anni, accusato dell'omicidio con l'aggravante di avere commesso il fatto allo scopo di agevolare il clan; stessa accusa per il 42enne Vitale Perfetto, a cui l'ordinanza è stata notificata in carcere.

Pisa, 32 anni, fu ucciso il 13 dicembre 2016 in via Giorgio De Grassi in un agguato di camorra. Il ragazzo, incensurato, non appariva legato a nessun clan e dopo l'omicidio fu anche organizzata in suo ricordo una fiaccolata. Le indagini svelarono però che probabilmente a farlo finire nel mirino dei killer era stata una voce di quartiere, probabilmente non del tutto fondata, che lo voleva amico di pregiudicati del clan Mele, in particolare di Salvatore Romano alias Muoll Muoll, portando quindi a una vendetta trasversale. A escludere l'appartenenza di Raffaele alla camorra era stato anche il fratello, Gianluca: ascoltato dagli inquirenti successivamente all'agguato, aveva anche detto di essere stato fermato in strada da affiliati del clan Marfella (tra cui proprio Maurizio Legnante), che lo avrebbero minacciato perché ritenevano che gestisse una piazza di spaccio a Pianura all'insaputa del clan grazie ai contatti con un narcotrafficante del Rione Traiano.

L'omicidio di Raffaele Pisa causò la risposta da parte del clan dei "figli ‘e Giulietta": l'agguato contro Antonio Liberti, ferito gravemente il 9 gennaio 2007 in un bar di corso Duca d'Aosta, a Pianura. Per questo secondo episodio nel marzo 2019 sono stati arrestati Vincenzo Mele, ritenuto mandante, e Lucia Sorrentino, che avrebbe fatto da "specchiettista", ovvero avrebbe indicato ai killer la presenza dell'obiettivo.

L'ordinanza eseguita oggi dalla Mobile di Napoli (diretta da Alfredo Fabbrocini) riguarda anche il gruppo che, nato dalle ceneri dei Marfella-Pesce, ne avrebbe raccolto l'eredità continuando anche la faida con quelli che poi sono subentrati ai Mele. Sono tutti già detenuti per altri motivi, sono accusati di essersi associati "costituendo una stabile struttura organizzativa finalizzata al traffico di stupefacenti" a partire dal 2016. Si tratta di Giovanni Bellofiore, 35 anni; Alfonso Bruno, 43 anni; Rosario D'Angelo, 46 anni; Alfredo Foglia, 50 anni; Vincenzo Foglia, 30 anni; Salvatore Polverino, 52 anni.

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