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Addio a Carla Fracci, la regina della danza che amava Napoli: “È come casa mia”

L’amore ricambiato tra Carla Fracci, la regina della danza, morta a 84 anni e la città di Napoli. Un legame che portò l’artista a festeggiare i suoi ottant’anni sul palcoscenico del teatro San Carlo: “Qui mi sento a casa mia, ho un legame davvero profondo con il San Carlo e la città”.
A cura di Cir. Pel.
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Diventata nel corso degli anni un modo di dire per sbeffeggiare gli aspiranti ballerini troppo presuntuosi «e chi sì, Carla Fracci?», la signora della danza italiana, morta giovedì 27 maggio 2021 a 84 anni, dopo una vita sul palcoscenico, sorriso meraviglioso e movenze celesti, aveva un rapporto forte con la città di Napoli. Un amore dichiarato più volte e assolutamente ricambiato: «Casa è dove stai bene», diceva, e tra le dimore della sua vita indicava ance le tavole del palcoscenico del Real Teatro di San Carlo, Napoli.

Correva l'anno 2016 e la «prima ballerina assoluta», come la definì nel 1981 uno storico articolo del New York Times,  aveva annunciato ai giornali l'intenzione di festeggiare i suoi ottant'anni a Napoli «dove mi sento a casa», aveva detto.

In città due serate in suo onore con la regia del marito Beppe Menegatti e lei eccezionalmente in scena per un cammeo. E ancora, in un atto d'amore verso la città partenopea: «Ho un legame davvero profondo con il San Carlo e la città», disse parlando del teatro dove entrò bambina 70 anni prima:

Quando penso a questa città e al suo grande teatro, il San Carlo, penso alla grande capacità di dare emozioni e di essere riconoscente per le emozioni provate, in uno scambio alla pari. Un rapporto che si chiama amore. Se penso a Napoli, penso a casa

La Filumena Marturano del 1996  liberamente tratta dal testo di Eduardo De Filippo e prima ancora Margherita nella Signora delle Camelie  nel 1982. A Repubblica aveva detto:

La cosa che mi piace di più di Napoli è che quando arrivo ritrovo vecchi e cari amici, dall'usciere al tecnico, persone che come me a teatro hanno trascorso la vita. E il loro "Ciao Carla", semplice, diretto, fraterno, mi riempie il cuore. Quel "Ciao" è come dire: "Grazie per quello che ci hai dato, non abbiamo dimenticato.

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