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A Napoli 160 voragini negli ultimi 10 anni: ecco le strade più a rischio

Domenico Calcaterra, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra della Federico II, a Fanpage.it: “A Napoli sono circa 160 le voragini censite negli ultimi 10 anni: quante ne sono state registrate in 100 anni, dal 1900 al 2012. Tra i quartieri e le strade più a rischio Rione Sanità, Vergini, Stella, San Carlo all’Arena, le zone collinari di Posillipo e Capodimonte e l’area tra il Corso Vittorio Emanuele e Chiaia. Occorre un Piano Stralcio per il Rischio Voragini, come c’è già per frane e alluvioni”.
Intervista al Professor Domenico Calcaterra
direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università Federico II di Napoli
A cura di Pierluigi Frattasi
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La voragine nel parcheggio dell'Ospedale del Mare di Napoli.
La voragine nel parcheggio dell'Ospedale del Mare di Napoli

A Napoli sono circa 160 le voragini censite negli ultimi 10 anni: quasi quante ne sono state registrate in 100 anni, dal 1915 al 2012. Tra i quartieri e le strade più a rischio Rione Sanità, Vergini, Stella, San Carlo all’Arena, le zone collinari di Posillipo e Capodimonte e l’area tra il Corso Vittorio Emanuele e Chiaia. È quanto emerge da uno studio di monitoraggio in corso presso la Federico II di Napoli, sotto la direzione del professor Domenico Calcaterra, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università Federico II di Napoli, uno dei massimi studiosi sulle problematiche del sottosuolo napoletano.

Gli ultimi dati sulle voragini e sugli sprofondamenti, in gergo tecnico “sinkholes”, infatti, risalgono a quasi 10 anni fa. Il censimento è consultabile sul sito dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, ma è aggiornato solo al 2012. All’interno vi si trovano anche i dati relativi alla città di Napoli, che, come Roma, ha una vasta rete di cavità sotterranee, tutte artificiali. Lo scorso anno, però, gli studi sul capoluogo partenopeo sono ripartiti, grazie ad un nuovo progetto di ricerca finanziato dal MIUR sui rischi geologici delle principali aree urbane d’Italia.

Il professor Domenico Calcaterra
Il professor Domenico Calcaterra

“Stiamo procedendo all’aggiornamento dell’archivio – spiega a Fanpage.it il professor Domenico Calcaterra – che contiamo di pubblicare entro la fine dell’anno e porterà ad un consistente incremento delle conoscenze rispetto all’archivio ufficiale. Quest’ultimo riporta circa 200 fenomeni sinkholes tra il 1915 e il 2012. Noi siamo partiti dal 2012 arrivando fino all’ultima voragine di vicoletto San Marco a Miradois e ne abbiamo censiti altri 160 in meno di 10 anni. In totale, quando avremo concluso questa fase di indagine e presenteremo i dati con un evento pubblico, per Napoli, saranno noti oltre 350 fenomeni di sprofondamento, da quelli più grandi ed eclatanti, come la voragine di Pianura o dell’Ospedale del Mare, a quelli di pochi metri quadrati”.

Professore, quali possono essere i motivi alla base dell’aumento di questi fenomeni?

Ci sono diversi fattori che possono influire sugli sprofondamenti, tra cui c’è una crescente incuria nel tempo nei riguardi di un territorio che è fragile da secoli. Il sottosuolo è stato abbandonato a sé stesso ed è stato oggetto di azioni abusive, mancato controllo e mancato intervento. Tuttavia, bisogna anche ricordare che l’incremento riscontrato è anche frutto di una maggiore attenzione che questi fenomeni hanno oggi rispetto al passato, allorché assumevano rilievo solo quelli più eclatanti, con morti e feriti.

Possono pesare i cambiamenti climatici sulle voragini?

Qui non parliamo di frane o alluvioni, fenomeni naturali spesso direttamente innescati dalla pioggia, ma di fenomeni di dissesto in contesti urbani, dove la superficie è più o meno impermeabilizzata. È chiaro però che, se nel sottosuolo si verificano infiltrazioni, perdite dagli acquedotti e dalle reti fognarie o scavi in prossimità di cavità vicine alla superficie, la stabilità può essere compromessa.

La voragine in Vicoletto San Marco a Miradois
La voragine in Vicoletto San Marco a Miradois

Cosa possono fare le istituzioni per salvaguardare il sottosuolo?

A Napoli manca una pianificazione specifica per la pericolosità delle cavità. Eppure la città ne è piena. Serve un piano stralcio per il rischio voragini, così come è stato fatto per il rischio frane, alluvioni o per l’erosione costiera. L’obiettivo è arrivare a una Carta del rischio da sinkholes, adottando la consueta scala su 4 livelli, sulla base della quale intervenire in caso di necessità.

Chi dovrebbe realizzare il piano stralcio?

L’Autorità Distrettuale dell’Italia Meridionale, che ha sostituito e accorpato le Autorità di Bacino. Il Comune di Napoli, poi, avrebbe l’obbligo di aggiornare lo stato delle conoscenze, per avere un quadro conoscitivo, oggi fermo al 2012, che consenta di intervenire sugli areali a maggiore criticità. Strumenti come il recovery fund potrebbero essere utilizzati per finanziare progetti di questo tipo, che servirebbero per una realtà storicamente critica come Napoli. Purtroppo, piuttosto che intervenire preventivamente risparmiando ingenti risorse, si interviene spesso solo dopo i crolli, con le somme urgenze.

Quali sono le zone di Napoli a maggiore rischio per le cavità e sinkholes?

Certamente i quartieri del centro storico e antico, la Sanità, i Vergini, Stella, San Carlo Arena, le zone collinari, come l’area tra il Corso Vittorio Emanuele e Chiaia.

Il crollo all'Ospedale Incurabili del 2019
Il crollo all'Ospedale Incurabili del 2019

Quante sono le cavità a Napoli?

Ne sono state censite non meno di 900. Si tratta di milioni di metri cubi di vuoti. Anche in questo caso, in assenza di finanziamenti specifici, si tratta di dati non aggiornati ed incompleti. Ci sarebbe bisogno di uno studio sistematico, che comprenda anche il monitoraggio da remoto, attraverso tecniche satellitari, ormai ampiamente sperimentate ed a basso costo per la Pubblica Amministrazione.

Chi deve fare eventuali controlli sugli abusi nel sottosuolo?

Ci sono organi dello Stato preposti al controllo e alla sicurezza del territorio. C’è un ruolo di controllo che spetta allo Stato e al Comune. Si può lavorare nel sottosuolo, ma rispettando tutte le norme.

La voragine di Pianura
La voragine di Pianura
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