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Totò Riina è morto, la mafia no

Morte Totò Riina, il Capo dei capi sarà sepolto a Corleone vicino a Navarra e Provenzano

Si attende il nulla osta della Procura per trasferire la salma di Riina in Sicilia, dove sarà sepolto, dopo esequie non pubbliche, nel cimitero pubblico di Corleone, accanto ad altri boss siciliani. Qui aleggia anche il mistero della tomba con i due scheletri: uno di questi apparterrebbe a Calogero Bagarella.
A cura di Ida Artiaco
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Terminata l'autopsia, il corpo di Totò Riina tornerà nei prossimi giorni in Sicilia. Il numero uno di Cosa Nostra è morto a 87 anni lo scorso 17 novembre nell'ospedale dei detenuti di Parma: era stato trasferito dal carcere di massima sicurezza di Milano dove stava scontando 26 ergastoli al regime di 41 bis. Si attende solo il nulla osta da parte della Procura per il trasporto della salma a Corleone, dove il Capo dei capi, dopo esequie che non saranno pubbliche, verrà sepolto in quello che tutti conoscono come il cimitero dei misteri, dove già si trovano Michele Navarra, Luciano Liggio e le ceneri di Bernardo Provenzano, tra i più grandi mafiosi della storia siciliana dal dopoguerra a oggi. In questo posto riposa anche Placido Rizzotto, il sindacalista della Cgil ucciso nel 1948 proprio da Luciano Liggio e dai suoi sgherri.

Si tratta di un luogo che non solo accoglie il gotha della criminalità organizzata siciliana ed è spesso stato meta di pellegrinaggio da parte di quanti seguivano le orme dei padrini deceduti, ma è famoso per i misteri che aleggiano intorno a una tomba dove furono ritrovati due scheletri. Uno dei due ha un buco sul cranio, segno di un colpo di arma da fuoco. Quel cadavere, nella sepoltura che una volta era stata di Bernardino Verro, sindaco socialista ucciso dalla mafia, sarebbe, secondo quanto si tramanda a Corleone, di Calogero Bagarella, ucciso nella strage di viale Lazio e cognato di Riina. Si tratterebbe, in altre parole, di una salma sepolta di nascosto e in fretta e furia. Al cimitero, e forse a quei due scheletri senza nome, sarebbe legato anche l’omicidio nel 1976 dell’impresario di pompe funebri Francesco Coniglio, che presumibilmente conosceva ogni segreto di questo luogo.

Intanto, continua la caccia all'erede di Totò Riina ai vertici di Cosa Nostra. Mentre molti sono concentrati sulla figura di Matteo Messina Denaro, l'ultimo dei padrini ad essere ancora vivo, fino a prova contraria, e in libertà, a Corleone tutti aspettano il ritorno di Salvuccio, al secolo Giuseppe Salvatore Riina, quarant’anni di cui otto passati in carcere per mafia, forse l'unico a conoscere i segreti che il padre porterà con sè nella tomba. Stando a quanto riferito dal quotidiano La Repubblica, Salvuccio non potrà però tornare in Sicilia, e per almeno per un altro anno dovrà restare a Padova in libertà sorvegliata. Le indagini della procura di Palermo dicono che resta in una situazione di "persistente pericolosità sociale", nonostante lui scriva su Facebook di essere soltanto uno scrittore

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