Uccise i figli, ora dopo 12 anni può uscire dal carcere in permesso premio. L’ex moglie: “Torno a vivere nella paura”

Il 16 luglio 2013 Pasquale Iacovone ha soffocato i figli di 13 e 9 anni mentre si trovavano nel loro letto e ha dato fuoco all'appartamento in cui viveva a Ono San Pietro, in alta Valcamonica (in provincia di Brescia). Per i giudici che lo hanno condannato all'ergastolo in via definitiva, aveva agito "spinto da rancore e odio inaudito verso la moglie, da lui tormentata e molestata per oltre un anno" e l'omicidio dei figli sarebbe stata "l'ultima e definitiva sofferenza". Iacovone, che aveva riportato ustioni sul 90 per cento del corpo, dopo oltre dieci anni di carcere può, come è consentito per legge, chiedere permessi premio per uscire dall'istituto penitenziario. "Mi ritrovo a vivere, di nuovo, nella paura: quella di non sapere quando può uscire l'assassino dei tuoi figli", ha dichiarato Erica Patti, la madre dei due bimbi uccisi che, nonostante sia parte offesa, non ha diritto a essere avvisata qualora Iacovone dovesse chiedere il permesso premio: "Non so nemmeno se l'abbia già fatto".
A incastrare Iacovone era stata l'autopsia eseguita sui corpi dei due bambini. Nonostante l'incendio avesse devastato l'appartamento, nei loro polmoni non erano state trovate tracce di fumo. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il padre li aveva soffocati mentre erano già a letto e poi aveva appiccato le fiamme. Le ustioni che lui stesso aveva riportato, invece, sarebbero state solo un modo per inscenare un tentativo di suicidio. Lo scorso 2017 la Corte di Cassazione ha confermato e reso definitiva la condanna per Iacovone all'ergastolo per il duplice omicidio.
Per i giudici, Iacovone stava affrontando la separazione della moglie, nonché madre dei bambini, e avrebbe ucciso i piccoli per una sorta di vendetta nei suoi confronti. Ora, oltre dodici anni dopo quei fatti, Iacovone può chiedere un permesso premio per uscire dal carcere. "Se dovesse uscire verrebbe da me, ne sono sicura", ha affermato Erica Patti, l'ex moglie e madre dei bambini uccisi al Corriere della Sera: "Lo scopo della sua vita è annientare me e non credo che in carcere sia diventato un santo".
Prima di quel giorno del 2013, Patti aveva già denunciato Iacovone molte volte, soprattutto per stalking (ha poi patteggiato 2 anni e 6 mesi). "Se noi vittime venissimo interpellate, quantomeno potremmo provare a tutelarci da sole, visto che non c’è una protezione prevista dallo Stato", ha aggiunto Patti. Infatti, le vittime non hanno diritto a essere avvisate in caso di permessi premio, anche se ora in merito è stato presentato un disegno di legge.