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Trapper di 26 anni tenta il suicidio in carcere, l’avvocato: “Temo di vederlo con un cappio al collo”

Il trapper Jordan Jeffrey Baby, detenuto da agosto con l’accusa di aver rapinato e aggredito un operaio nigeriano alla stazione di Carnate (Monza) con l’aggravante di aver agito per odio razziale, ha tentato il suicidio nel carcere di Pavia.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Questo ragazzo ogni giorno in più che passa in carcere è sempre più a rischio suicidio": a dirlo a Fanpage.it è l'avvocato Federico Edoardo Pisani, legale del trapper Jordan Jeffrey Baby detenuto da agosto con l'accusa di aver rapinato, con il collega Traffik, un operaio nigeriano alla stazione di Carnate (Monza) con l'aggravante di aver agito per odio razziale.

Nella mattinata di oggi, mercoledì 25 gennaio, il 25enne, all'anagrafe Jordan Tinti, ha tentato il suicidio nell'istituto penitenziario di Pavia: "È stato trovato appeso con un cappio al collo". Da diversi giorni Tinti sta "compiendo atti di autolesionismo".

Il carcere di Pavia

Quello del cantante è solo l'ultimo tentativo di suicidio da parte di ragazzi detenuti nell'istituto penitenziario Pavese. L'ultimo è stato registrato a dicembre scorso dove un ventenne è stato trovato con un lenzuolo legato attorno al collo. La situazione del carcere di Pavia è molto simile a quella di tanti altri istituti penitenziari.

Così come in altre carceri, anche in quella di Pavia c'è poco personale per troppi detenuti: "Il mio cliente mi racconta di una situazione in cui c'è personale penitenziario sottostimato. C'è uno psichiatra per 600 detenuti e tre referenti del Sert. Tinti ha avuto difficoltà anche per avere copia della sua documentazione sanitaria".

"Dopo essere stato rinviato da un ufficio all'altro, si è causato alcuni tagli sul corpo solo per averla. Gli dicevano infatti che sarebbe dovuto essere il suo avvocato a chiedere la documentazione. Al legale precedente, però, è stato detto di far fare la richiesta al detenuto. Insomma la situazione in cui vive questo ragazzo è al limite di sopportazione massima", racconta ancora il legale a Fanpage.it.

La richiesta degli arresti domiciliari

Durante l'udienza dell'11 gennaio scorso, l'avvocato ha presentato al giudice una richiesta di sostituzione della misura cautelare del carcere con quella degli arresti domiciliari, da scontare a casa del padre.

"Ho evidenziato una serie di elementi: in primis il fatto che è detenuto in attesa di giudizio già da agosto. E questa è la sua prima esperienza detentiva". Il trapper è quindi "formalmente incensurato, in carcere ha un comportamento esente da richiami".

"Inoltre bisognerebbe tenere in considerazione – sottolinea l'avvocato – il comportamento processuale del mio cliente: abbiamo offerto un risarcimento e abbiamo anticipato spontanee dichiarazioni che saranno rese durante l'udienza di aprile".

L'avvocato Pisani ha anche presentato documenti che descrivono la condizione psicologica del 26enne: "Il mio cliente arriva da un contesto familiare non semplicissimo. Ha una madre assente e il padre ha un'importante invalidità. L'eventuale sostituzione della misura sarebbe utile anche per il padre, che non ha una mano a causa di un incidente sul lavoro e, di fatto, è obbligato a fare diversi chilometri per vedere il figlio".

Il giudice ha rigettato la richiesta di revoca e sostituzione delle misura cautelare, ritenendo gli arresti domiciliari "meno afflittivi" della detenzione in carcere. Tuttavia non era questa la mia richiesta. "Ora ho presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano e l'udienza è stata fissata il 3 febbraio".

Le minacce e il gesto estremo

C'è poi un altro elemento da non sottovalutare. Durante il periodo di detenzione nel carcere di Monza sia lui che Traffik, all'anagrafe Gianmarco Fagà, hanno ricevuto minacce da diversi detenuti. A entrambi, nel caso dell'aggressione e rapina all'operaio, è stata infatti contestata l'aggravante dell'aver agito per odio razziale e per questo hanno subito intimidazioni nell'istituto.

È stato quindi disposto il trasferimento dall'istituto di Monza a quello di Pavia, ma la situazione non è cambiata: "Le minacce sono proseguite anche a Pavia. Per questo ho fatto richiesta almeno di trasferimento in una sezione speciale nell'attesa del Riesame".

"Il problema – conclude – è che non vorrei che arrivi a compiere un gesto estremo. Ho molta paura per lui. È allo stremo, non ce la fa più. Non riesco a immaginare questo ragazzo appeso con un cappio al collo. Lui è un ragazzo che in televisione è uno sbruffone, ma in realtà è di una fragilità assoluta".

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