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Femminicidio-suicidio Emanuele De Maria

“Potrebbe aver ucciso altre donne?”: cosa emerge dal profilo psicologico di Emanuele De Maria

Quello di Emanuele De Maria è un profilo che è possibile solo ipotizzare, visti gli scarsi elementi in nostro possesso, ma che, legittimamente apre il varco a dubbi proprio sul suo percorso di vita, sul suo passato: È davvero possibile escludere che prima del 2016 o nel corso della latitanza non siano stati commessi delitti, magari ad oggi ancora irrisolti, che possano avere delle caratteristiche comuni con i femminicidi commessi dal De Maria?
A cura di Margherita Carlini
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Un femminicidio commesso nel 2016 a Castel Volturno di cui si conoscono pochi dettagli. Una donna uccisa con un'arma bianca in una stanza di hotel, la gola recisa. Un omicidio commesso da Emanuele De Maria ai danni di una donna con la quale non aveva nessun legame significativo e per il quale l'uomo era stato condannato a 14 anni, poi ridotti in secondo grado a 12, dopo una latitanza di due anni in Germania.

"Posso dire che in una lite ho ucciso una persona", aveva dichiarato De Maria nel corso di un'intervista in merito al suo passato.

Dopo l'arresto e la condanna, aveva trascorso la detenzione in varie carceri, in un percorso che lui stesso definisce "abbastanza travagliato", nel corso del quale è riuscito però a raggiungere il suo obiettivo, quello cioè di arrivare in un istituto modello come quello di Bollate a Milano all’interno del quale è possibile accedere a numerosi percorsi rieducativi e di reinserimento sociale.

All'interno dell’istituto penitenziario si era comportato come un "detenuto modello" e questo gli aveva permesso, dopo cinque anni dal suo arresto, di beneficiare di permessi per lavorare in un hotel di Milano.

È in quell’hotel che De Maria conosce Chamila Wijesuriya e con la quale sembra aver intrattenuto una relazione affettiva. Quando la donna avrebbe deciso di interrompere la relazione De Maria, avrebbe maturato l'intento di ucciderla, in un'azione che questa volta appare strutturata e premeditata.

Venerdì scorso è uscito dal carcere per andare al lavoro, ma in realtà ha incontrato Wijesuriya al Parco Nord di Milano, vicino casa della donna. Diverse telecamere di sorveglianza li hanno ripresi mentre camminavano uno affianco all’altra. Sono le 15.13. Nemmeno un quarto d’ora dopo il contapassi del telefono della donna ha smesso di registrare movimenti. Il corpo è stato rinvenuto due giorni dopo con tagli alla gola e ai polsi.

Dopo il femminicidio De Maria è stato ripreso dalle telecamere della metropolitana mentre è al telefono e tiene in mano il suo zaino e la borsa della donna. Il telefono che sta utilizzando è quello della vittima, con il quale ha chiamato sua madre e poi sua cognata per chiedere di essere perdonato perché ha fatto "una cazzata".

Non è rientrato in carcere e ha iniziato una nuova latitanza, molto più breve questa volta. L'indomani mattina infatti, ha aspettato armato di un coltello, un altro collega, Hani Nasr colpevole di aver suggerito a Chamila Wijesuriya di interrompere la relazione. Lo ha colpito più volte, alla gola. L'uomo è riuscito a sopravvivere.

Domenica mattina, dopo le 13, si è recato al Duomo di Milano, con un biglietto acquistato il giorno prima, è salito fino alle guglie e da lì si è gettato nel vuoto, evitando, solo per una casualità, di colpire con il peso del suo corpo, le persone che gremivano la piazza. In tasca aveva la foto della carta di identità della donna e una ciocca di capelli, con ogni probabilità appartenuti alla vittima.

Un uomo intelligente, che aveva anche intrapreso un percorso universitario e parlava cinque lingue con evidenti capacità manipolative e seduttive, tali da riuscire a consentirgli di portare avanti, dapprima una lunga latitanza e poi, di guadagnarsi la fiducia di professionisti che evidentemente non avevano dubbi in merito alla sua pericolosità sociale.

Era riuscito evidentemente anche a conquistare la fiducia di Wijesuriya, tanto da farle superare i dubbi iniziali in merito a un uomo con quel passato e a entrare in relazione con lui.

Un pattern che ritorna per scelta vittimologica e modus operandi. Due donne come vittime (il collega sarebbe stata una vittima collaterale), uccise con un'arma bianca, colpite alla gola. Una capacità di controllo dei propri impulsi che viene meno a fronte di un'attivazione specifica.

Una rabbia che probabilmente, in entrambi i casi, scatta a fronte di un rifiuto. Un rapporto con il femminile che appare complesso e problematico e in merito al quale forse non si è approfondito abbastanza. Un profilo, quello del De Maria che è possibile solo ipotizzare, visti gli scarsi elementi in nostro possesso, ma che, legittimamente apre il varco a dubbi proprio sul suo percorso di vita, sul suo passato.

È davvero possibile escludere che prima del 2016 o nel corso della latitanza non siano stati commessi delitti, magari ad oggi ancora irrisolti, che possano avere delle caratteristiche comuni con i femminicidi commessi dal De Maria?

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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