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Ospedale Sacco sulla pistola del candidato Bernardo: “Mai saputo di un accesso con un’arma”

L’ospedale Fatebenefratelli-Sacco non era al corrente del fatto che Bernardo, dipendente della struttura, portasse con sé una pistola e non ha mai rilasciato un’autorizzazione in tal senso. Lo ha scritto rispondendo a una richiesta di accesso agli atti avanzata dal Partito democratico di Regione Lombardia.
A cura di Simona Buscaglia
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Il candidato del centrodestra Luca Bernardo non ha avvertito il Fatebenefratelli-Sacco sul fatto di portare con sé una pistola in ospedale e non è stata rilasciata nessuna autorizzazione in tal senso da parte della struttura. A confermarlo è la direzione della stessa Asst in una risposta scritta inviata in seguito a una richiesta di accesso agli atti avanzata dal Partito democratico in Regione Lombardia. Dall’ospedale dove Bernardo è un dipendente in quanto direttore del dipartimento di pediatria scrivono: "Da una verifica effettuata dai competenti uffici, non risultano pervenute al protocollo aziendale né richieste né segnalazioni in ordine all’accesso con un’arma da parte del personale dipendente negli spazi ospedalieri e nemmeno sono mai state rilasciate autorizzazioni in tal senso".

La vicenda della pistola di Bernardo in ospedale che accese le polemiche

Il caso della pistola in ospedale era stato sollevato dal medico e consigliere regionale di +Europa Michele Usuelli: "Me lo hanno confermato più persone di totale e provata fiducia – spiegava Usuelli in un'intervista nel mese di luglio al quotidiano La Repubblica -. Bernardo dice che Milano con Sala è insicura? Io invece non mi sento sicuro con un candidato sindaco che gira armato senza che io, noi, i cittadini, gli elettori, ne conosciamo i motivi”. Il candidato del centrodestra aveva risposto di aver ottenuto anni fa un porto d’armi per difesa, dopo aver subito minacce: "Su tutta Italia, tranne nelle aggregazioni politiche, posso portare l’arma addosso e non devo avvertire nessuno per legge, perché si chiama ‘porto occulto' – aveva detto Bernardo – posso, idealmente portare l’arma anche in ospedale, in corsia, sul metro, in tram, in macchina, ovunque". Poi aveva ribadito: "In corsia non l’ho mai portata e non la porterò mai. È un titolo che può essere rilasciato solo dalla Prefettura, non dalla Questura, e può essere rilasciato solo per motivazione".

Usuelli: "Vicenda dai contorni mai chiariti, ribadisco il no alle armi in ospedale"

Intanto il consigliere regionale di +Europa, Michele Usuelli, raggiunto da Fanpage.it, in merito alla risposta dell'ospedale ha replicato: "Ennesimo capitolo di una brutta vicenda, dai contorni mai chiariti. Per me il punto rimane lo stesso: no alle armi in ospedale. Se un paziente o un genitore è alterato, fa parte del bagaglio professionale contenerlo, e se è necessario, chiamare la polizia. Se un paziente mi tirasse uno schiaffo o mi minacciasse in ospedale, a che mi servirebbe avere una pistola? Cosa mai potrei farci?". A commentare la questione anche il consigliere regionale del Pd Pietro Bussolati, che ha presentato la richiesta di accesso agli atti: "Bernardo dimostra assenza di trasparenza verso l’ospedale dove lavora – ha dichiarato l'esponente dem – Lui stesso ha ammesso di aver introdotto un’arma da fuoco in ospedale, soprattutto la notte. Oggi scopriamo che l’ospedale dove svolge il ruolo di primario non ne era a conoscenza e che di notte si recava per esigenze di lavoro e non per turni. Non è chiaro se portava con se la pistola mentre visitava i bambini sotto la sua cura o se la lasciasse incustodita dentro le mura dell’ospedale".

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