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Milano, chiesti 14 anni e l’aggravante terroristica per il ragazzo che ferì un militare in stazione

Il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 14 anni e 3 mesi in carcere per il ragazzo di 25 anni che il 17 settembre del 2019 aveva ferito al collo con delle forbici un militare in servizio alla Stazione Centrale di Milano. Per il pm il 25enne aveva l’intenzione di uccidere, con l’aggravante della finalità terroristica: la sentenza è attesa per il 12 novembre.
A cura di Giorgia Venturini
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Era il 17 settembre del 2019 quando un militare in servizio alla Stazione Centrale di Milano venne ferito alla gola con una forbice da un ragazzo 25enne yemenita al grido di "Allah akbar". Allora per il ragazzo erano scattate le manette, mentre il militare, caporale scelto Matteo Toia, era stato subito soccorso. Fortunatamente le ferite riportate non si erano rivelate gravi. A distanza di poco più di un anno il pubblico ministero Enrico Pavone ha chiesto una condanna di 14 anni e 3 mesi in carcere per l'aggressore Mahamad Fathe. Per il pm la pena deve considerare anche l'aggravante della finalità terroristica legata al tentato omicidio. L'accusa ha poi spiegato ai giudici che "nessuno contesta l'associazione a un'organizzazione terroristiche perché non è risultato che avesse contatti diretti, ma risponde dell'aggravante perché aveva finalità di terrorismo, ossia di creare panico, spaventare la popolazione e fare paura".

Pm: Era un Lupo solitario non legato a nessuna organizzazione terroristica

Nel suo discorso il pubblico ministero ha anche fatto riferimento ai recenti attacchi terroristici di Vienna e Nizza: secondo la Procura, così come per i due recenti episodi, anche quanto è successo alla stazione Centrale sarebbe da ricondurre a un'unica persona, ovvero un "lupo solitario" non collegato ad alcuna organizzazione terroristica. Certo è che per il pm in quel giorno di settembre Fathe non voleva colpire il militare in quanto persona ma in quanto rappresentare dello Stato italiano. Il magistrato è altrettanto convinto anche del fatto che l'aggressore avrebbe agito per uccidere, "dal momento che ha colpito una parte vitale del corpo". A bloccare l'attentatore allora era stato Samba Diagne, 52 anni, cittadino senegalese in Italia dal 1990: ha colpito l’assalitore con la catena di una bici e lo ha disarmato. Ai microfoni di Fanpage.it aveva espresso il desiderio di avere la cittadinanza italiana.

La sentenza prevista per il 12 novembre

Si attende ora la sentenza prevista per il 12 novembre. I giudici per la loro sentenza dovranno anche tenere in considerazione la perizia psichiatrica eseguita sul 25enne. Per i medici il ragazzo era capace di intendere e volere al momento dell'aggressione nonostante si trovasse in uno stato di disadattamento ed esasperazione: da alcuni giorni il 25enne viveva in stazione. Elementi che i giudici potrebbero però considerare per delle eventuali attenuanti.

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