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Elezioni regionali Lombardia 2023

Il segretario dei Giovani Democratici: “Se il Pd vuole vincere in Lombardia deve tornare a sinistra”

“Con i Cinque Stelle torniamo a proporre temi di sinistra in Lombardia, contro due candidati di centrodestra. Majorino? Il nome giusto, così gli elettori di centrosinistra dopo anni potranno votare senza turarsi il naso”. L’intervista a Fanpage.it del giovane segretario e assessore dem Lorenzo Pacini.
A cura di Francesca Del Boca
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"Torniamo a fare la sinistra. E queste Regionali in Lombardia sono l'occasione per poterlo fare". Ha le idee chiare Lorenzo Pacini, 26 anni, segretario dei Giovani Democratici in Lombardia e assessore comunale al Municipio 1 a Milano. Con ottimismo verso il futuro, ma anche una bella dose di autocritica verso il presente, parla a Fanpage.it. "Il Pd in Lombardia ha scontato la mancanza di una guida dall'alto. Ma oggi c'è Pierfrancesco Majorino: finalmente gli elettori di sinistra potranno tornare a votare senza doversi turare il naso".

Quest'anno la partita per le regionali in Lombardia si gioca a tre. C'è speranza, dopo trent'anni di destra, per il centrosinistra?

Sì, per il semplice fatto che ci sono due candidati di centrodestra, Attilio Fontana e Letizia Moratti: gli elettori del centrodestra, in questo modo, dovranno spaccarsi e scegliere tra uno dei due. Il centrosinistra unito, invece, potrà presentare la propria alternativa dopo trent'anni di malgoverno di destra.

In quest'ottica, non era meglio includere anche il Terzo polo e unirsi sotto l'egida di Letizia Moratti?

Il centrosinistra deve vincere in Lombardia, non deve aiutare una candidata di destra con un programma di destra e una storia politica di destra a vincere. In che modo avremmo potuto sostenere questa posizione? Mi dispiace per i colleghi di Azione e riformisti vari, che soprattutto a Milano sono persone validissime e con idee vicine al centrosinistra: saranno parecchio in imbarazzo, adesso, a dover sostenere Letizia Moratti. Anche strategicamente, poi, correre insieme non avrebbe avuto senso: nessun elettore di sinistra l'avrebbe votata.

All'interno del Partito Democratico, però, c'era una minoranza di possibilisti. 

Purtroppo sì. Persone che non hanno capito che il Pd è un partito di centrosinistra e lì deve trovare il suo spazio senza copiare il centrodestra, altrimenti la gente sceglie l'originale. Ricordiamo Zanda, che pensando di poter ancora dettare la linea al Pd è andato in tv a declamare: "Dobbiamo andare con Moratti"… comunque, a Milano nessuno si è fatto avanti in maniera palese. Più che altro, ci sono state voci di persone che proponevano di fare le primarie e di lasciare la possibilità di partecipare anche a Letizia Moratti. Assurdo.

A proposito. Come mai il Pd è arrivato così in ritardo all'individuazione di un candidato per le regionali in Lombardia? Cottarelli, primarie sì, primarie no, poi Maran che si propone, poi la scelta definitiva di Majorino a tre mesi dalla data del voto…

Il Partito Democratico ha scontato la mancanza di una linea chiara dall'alto. Se il Pd a livello nazionale avesse dato una linea chiara, tutto questo non sarebbe successo. Il partito lombardo ha dovuto gestire la faccenda da solo, mentre dal nazionale ci hanno messo tre mesi a far partire un congresso. È incredibile che Letta sia ancora qui, una segreteria dimissionaria che non si è ancora fatta da parte. Tutto questo ha una ripercussione sul locale, ovviamente.

Come si è arrivati al nome di Majorino? Merito anche dell'autocandidatura alle primarie di Maran, che in parte ha evidentemente sbloccato lo stallo?

Maran ha fatto bene a lanciare il sasso nello stagno. Le primarie però non le voleva fare nessuna forza di coalizione: sarebbe stata solo una lunga resa dei conti interna al Pd, ovvero l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno adesso. È stato poi scelto il nome di Majorino attraverso gli organismi dirigenziali del partito, come è giusto che sia.

Piefrancesco Majorino è il nome giusto, per questa partita in Lombardia?

È una candidatura forte di centrosinistra, che rappresenta la nostra storia e le nostre proposte. Insomma, per una volta il popolo di centrosinistra potrà finalmente votare senza turarsi il naso. Sarà una bella sensazione, ormai ci eravamo dimenticati come si fa.

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Alleanza con i 5 Stelle sì o no?

Io ne sono da sempre fautore. Dobbiamo farci una domanda: il Movimento 5 Stelle sta portando oggi avanti politiche collocabili all'interno di un profilo di sinistra, di progressismo, di sostegno alle fasce più deboli? Sì. Quindi il Pd, con le dovute divergenze, deve lavorare a questa alleanza per portare avanti le battaglie sociali di cui la sinistra deve farsi nuovamente rappresentante. I nostri alleati sono loro. A maggior ragione dopo la scelta di Azione di sostenere la Moratti.

Quindi la chiave per la vittoria è ritornare a fare la sinistra. Del resto, hai recentemente dichiarato: "Finiamola con il partito dei burocrati fighetti".

Senza fare i nostalgici della sinistra Anni Settanta, lo sappiamo tutti che il mondo è cambiato. Ma diciamo basta al partito del "ma anche",  non ha senso. Il Pd in questi anni ha peccato di un senso di responsabilità irresponsabile, cercando di governare a tutti i costi e con chiunque. Ma portando avanti quali battaglie, quali temi? Io non lo so. E poi la burocrazia infinita: Letta che resta segretario del partito dopo secoli, il congresso che dura tre mesi. Il tutto si traduce nella lontananza dalle persone, che ormai ci considerano come degli alieni. Lontani dai deboli, da chi non arriva a fine mese, da chi soffre i problemi quotidiani della vita normale.

Che invece adesso corrono a destra. 

E da Giuseppe Conte. Recentemente è andato al mercato di Ballarò, a Palermo, e tutti a bollarlo come populismo. Ma questo non è populismo. È politica e democrazia, è rappresentare le persone. Quando è l'ultima volta che abbiamo visto un segretario del Pd fare un bagno di folla in un quartiere popolare di una città italiana? Dobbiamo essere in grado di tornare in quei posti lì, ed essere applauditi dalla gente che sa di essere ascoltata, aiutata e rappresentata.

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