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Il caso di Giovanna Pedretti

Cosa sappiamo finora della morte di Giovanna Pedretti, titolare della pizzeria di Sant’Angelo Lodigiano

Giovanna Pedretti, titolare della pizzeria di Sant’Angelo Lodigiano finita al centro di un polverone mediatico dopo aver risposto a una presunta recensione, è stata trovata senza vita domenica 14 gennaio. Si indaga per istigazione al suicidio.
A cura di Francesca Del Boca
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Giovanna Pedretti
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Succede tutto nel giro di pochissimi giorni. Venerdì 12 gennaio si diffonde in tutta Italia la storia di una recensione shock ("ho mangiato vicino a un tavolo di disabili, c'erano anche dei gay") lasciata su Google a una pizzeria di Sant'Angelo Lodigiano, Le Vignole di via XX Settembre, con tanto di replica da parte della titolare.

La vicenda fa il giro della stampa nazionale, e non solo. Nel giro di pochi ore, sui social, si fa sempre più compatto il numero di chi non crede alla vicenda. Domenica 14 gennaio, la notizia: la ristoratrice protagonista di quello che ormai è diventato a tutti gli effetti un caso mediatico viene trovata morta tra le acque del fiume Lambro, a due passi da casa. Gli inquirenti hanno pochi dubbi sull'ipotesi del gesto estremo. 

Sulla vicenda, intanto, la Procura di Lodi ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, mentre tra domani e giovedì sono in programma l'autopsia e l'esame tossicologico. Sotto l'occhio della compagnia dei Carabinieri di Lodi anche i dispositivi elettronici della donna, che insieme al marito Nello D'Avino gestisce da decenni il locale in centro a Sant'Angelo Lodigiano.

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Le indagini coordinate dal Procuratore di Lodi Maurizio Romanelli si concentreranno anche sulla veridicità di quel post pubblicato dalla ristoratrice, per cui sono state richieste informazioni a Google. Gli inquirenti cercheranno inoltre di ricostruire se e come la pressione mediatica e social possa aver influito sulla tragica decisione finale, e quanto possa pesare il quadro familiare della donna, che proprio 13 anni fa aveva perso un fratello nello stesso modo.

La recensione shock e la risposta della titolare

Tutto inizia giovedì 11 gennaio, quando sulla pagina Facebook della pizzeria Le Vignole appare un post. Uno screenshot di una recensione lasciata al locale da un cliente su Google, e dal contenuto davvero scioccante. "Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay, non mi sono accorto subito perché sono stati composti. C'era anche un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà… mi spiace ma non mi sono sentito a mio agio. Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo, ma non andrò più", si legge sulla pagina del ristorante. Voto finale del cliente che ha scritto il commento: una stellina su cinque.

Non si fa attendere la replica di Giovanna Pedretti, titolare insieme al marito Nello D'Avino. "Il nostro locale è aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai clienti sono l‘educazione e il rispetto verso l'altro", scrive. "A fronte di queste bassezze umane e di pessimo gusto, credo che il nostro locale non faccia per lei. Noi non selezioniamo i clienti in base ai loro gusti sessuali, men che meno sulla disabilità".

Le polemiche sui social

Bastano poche ore perché il caso, diffuso sulla stampa nazionale e plaudito pubblicamente anche dalla Ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, si ritorca contro la sua protagonista. Sui social, la 59enne di Sant'Angelo Lodigiano diventa presto bersaglio di insulti, critiche e offese: viene accusata di aver confezionato una recensione non autentica per acquisire popolarità e ritorno di posizione, strumentalizzando buoni sentimenti e moti di indignazione. Sulla donna piovono commenti negativi e richieste di spiegazioni.

"La recensione è falsa, si vede dal carattere utilizzato", è la ricostruzione del blogger e chef Lorenzo Biagiarelli, da quel momento assente alle riprese di È Sempre Mezzogiorno, condivisa poi dalla compagna Selvaggia Lucarelli. "Un goffo tentativo di ribalta".

Insomma, ormai il vento è cambiato. "Guardatemi negli occhi. Credetemi, dico la verità", ribatte Giovanna Pedretti ai cronisti del Tg3 Rai che la incalzano davanti al locale di via XX Settembre. "Non so che risposta darvi".

Giovanna Pedretti sentita in caserma dai Carabinieri

La donna, intanto, viene convocata in caserma dai Carabinieri di Lodi e sentita dai militari che indagano sulla possibilità che nella recensione si prefiguri il reato di istigazione all’odio. Conferma anche a loro che quel post è autentico, e di essersi solamente limitata a ingrandire la parte di testo.

"La signora ci ha assicurato che il post pubblicato sul suo profilo Facebook non era stato creato ad arte", la versione del comandante della Compagnia dei Carabinieri di Lodi Gabriele Schiaffini in diretta a Pomeriggio Cinque. "È apparsa tranquilla. Chiaramente l'impatto dell'enorme caso mediatico poteva averle destato qualche preoccupazione, quello sì". I militari non fanno in tempo a trovare i necessari riscontri, che la donna muore.

La figlia di Giovanna Pedretti: "Mia mamma massacrata"

Poche ore dopo, la tragedia. La donna, secondo quanto ricostruito dalle telecamere di zona, si alza dal letto intorno alle 4 di mattina e lascia perdere le sue tracce. Verrà ritrovata morta nel pomeriggio, quando i Vigili del fuoco ripescheranno il suo corpo dal fiume Lambro.

"Mia mamma è stata massacrata mediaticamente, accanirsi è pericoloso", parla la figlia 28enne, condividendo proprio un post di Selvaggia Lucarelli che recita: "La coda del 2023 e l'inizio del 2024 insegnano una cosa sola e molto precisa: i social sono pericolosi. La cattiva informazione è pericolosa. La superficialità è pericolosa. La distanza tra l'altare e la polvere è un nanosecondo".

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