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Coprifuoco, infettivologo Puoti: “Ragazzi vettori del virus, le prossime settimane saranno pesanti”

“Milano è al centro di questa nuova ondata della pandemia come tutte le grandi città europee: i focolai non si riescono più a tracciare e sono per lo più intrafamigliari”. Il professor Massimo Puoti, infettivologo dell’ospedale Niguarda di Milano, parla a Fanpage.it della difficile situazione che vive il capoluogo lombardo, dove da questa sera, come nel resto della Lombardia, scatterà il coprifuoco: “L’ipotesi dietro questa decisione è che la diffusione del virus sia ripartita ad agosto a partire dai giovani: eliminando gli assembramenti notturni davanti ai bar della movida, ci si attende una minore circolazione del virus, che nelle ultime 2-3 settimane è stata esponenziale”.
A cura di Francesco Loiacono
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Oltre 750 casi di Coronavirus nella sola giornata di ieri a Milano città, più di 1800 in tutta la provincia e oltre 400o in Lombardia. Ogni giorno è ormai un nuovo record negativo a livello di contagi nella regione che è tornata ad essere la parte d'Italia più colpita dalla pandemia. Tra chi sta affrontando sul campo quella che è stata definita la "battaglia di Milano" c'è il professor Massimo Puoti, direttore della struttura complessa di Malattie infettive dell'ospedale Niguarda, una delle più grandi strutture di cura milanesi.

Professore, Milano è effettivamente al centro della nuova ondata, la seconda, della pandemia di Coronavirus?

Sì, Milano è al centro come tutte le grandi città europee: Roma, Napoli, Madrid, Parigi, Bruxelles. L'epidemia non si sta diffondendo con focolai circoscritti, ma con un numero enorme di contagi così come è stato a marzo in zone come Bergamo, Brescia e Cremona. I focolai non si riescono più a tracciare e sono per lo più intrafamigliari.

Ma se il contagio avviene per lo più in famiglia, che senso ha imporre il coprifuoco notturno che scatterà a partire da oggi a Milano e in tutta la Lombardia?

Credo che l'ipotesi che sta dietro questa decisione è che la diffusione del virus sia ripartita ad agosto a partire dai giovani, e che l'epidemia si sia correlata poi all'alto tasso di attività sociale svolta dapprima fuori Milano, durante le vacanze, e poi nelle case.

I ragazzi sono stati dunque in qualche modo i vettori del virus? 

L'ipotesi è questa, e se noi quindi eliminiamo gli assembramenti notturni davanti ai bar della movida, ci si attende una minore circolazione del virus.

E per quanto riguarda la chiusura dei centri commerciali durante il fine settimana? 

La ratio in quel senso è che si vogliono evitare delle occasioni di aggregazione in cui possano svilupparsi dei macro focolai: è innegabile che i centri commerciali specie durante il weekend siano molto affollati.

Cosa ne pensa, invece, della didattica a distanza per le scuole superiori?

Il problema non è la scuola, quanto il pre-scuola e il dopo scuola. Il problema sono i mezzi di trasporto con cui i ragazzi più grandi, quelli che non hanno il motorino o non vengono accompagnati dai genitori, vanno a scuola Ed è per questo che secondo me la Regione Lombardia ha varato la didattica a distanza per i liceali. I comportamenti a rischio dei ragazzi avvengono lontano da scuola: l'altro giorno ad esempio ho portato mia figlia a pranzo in uno di quei ristoranti all-you-can-eat ed era pieno di ragazzi che non rispettavano le distanze tra loro. Le ho detto: ‘Andiamocene da qui e non torniamo mai più'.

C'è qualcuno, tra i suoi colleghi medici, che ipotizza che il coprifuoco non sarà sufficiente e si dovrà ricorrere a misure più severe per Milano, come ad esempio il lockdown. Lei cosa ne pensa?

Guardi, mi permetto di dire che io sono un clinico, faccio il medico e curo i pazienti. Non sono un epidemiologo, non conosco i dati ma di certo so che tutti i dati relativi ai pazienti che arrivano e vengono curati nel nostro ospedale finiscono all'Ats (Agenzia per la tutela della salute, ndr) di Milano. Io ho grande fiducia nel Comitato tecnico scientifico nazionale, ho grande fiducia negli igienisti dell'Ats Milano per cui mi fido delle misure prospettate. Poi però la decisione è politica: ogni cosa che noi facciamo, dall'obbligo di mascherina al coprifuoco, ha conseguenze a livello economico e sociale e bisogna valutarne la sostenibilità. Di certo c'è che gli ospedali adesso sono in crisi, perché per poter ricoverare sempre più pazienti Covid positivi si stanno iniziando a sospendere altre prestazioni. Per poter gestire anche gli altri pazienti occorrerebbe una risposta di sistema.

A proposito del suo ospedale e del suo lavoro da clinico. Com'è la situazione al Niguarda?

Purtroppo l'età dei contagiati ricoverati si sta alzando, e sta aumentando di conseguenza anche la gravità dei pazienti. Prima l'età media si era abbassata attorno ai 50 anni, adesso sta salendo attorno ai 65-70 anni.

Ha notato cambiamenti per quanto riguarda la mortalità?

La mortalità e la gravità della malattia sono sempre le stesse, quello che è cambiato è la circolazione del virus, che ormai è esponenziale e non più lineare. Il risultato che vediamo adesso è il frutto di quella che è stata la circolazione del virus nelle 2-3 settimane precedenti, per cui adesso ci aspettiamo che la situazione non cambi in questa e nella prossima settimana. Le prossime due settimane saranno molto pesanti per tutti, poi tra 15 giorni potremo iniziare a vedere se le misure decise avranno avuto effetto.

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