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Concorsopoli, dopo lo scandalo di Medicina il Consiglio di Stato condanna la Statale per altro bando

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso dell’Università Statale di Milano relativo a un bando di concorso per la cattedra di storia economica. Il concorso era stato bandito nel 2018. Dopo che il rettore aveva deciso di revocare il bando, uno dei candidati – Luca Fantacci – aveva fatto ricorso al Tar Lombardo che aveva condannato l’Ateneo. Decisione confermata dal Consiglio di Stato.
A cura di Ilaria Quattrone
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(Immagine di repertorio)
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È stato respinto il ricorso dell'Università Statale di Milano sulla vicenda relativa a un concorso per una cattedra in Storia economica. A deciderlo è stato il Consiglio di Stato. L'ateneo è lo stesso che nelle scorse settimane è stato investito dallo scandalo dei presunti concorsi truccati per i quali sono indagati 24 professori, tra i quali il noto infettivologo Massimo Galli. Le due vicende però non sono collegate fra loro. La sentenza dei giudici infatti si riferisce a un concorso bandito il 19 giugno 2018.

Il concorso del 2018

In quell'occasione a vincere era stato il candidato esterno Luca Fantacci. La candidata interna si era invece classificata al quarto posto. Quest'ultima aveva presentato un esposto al rettore Elio Franzini che quindi aveva deciso di nominare un collegio di verifica con il compito di valutare che la procedura di selezione fosse regolare. Il collegio aveva quindi riesaminato i titoli e le pubblicazioni e aveva stabilito che la candidata interna fosse più meritevole. Nonostante questa decisione, la commissione era rimasta ferma nella sua posizione riconfermando Fantacci come vincitore. A questo punto il rettore Franzini aveva deciso di rinominare un'altra commissione che però, secondo quanto riportato dal giornale "Il Fatto Quotidiano", si era dimessa.

La decisione del Consiglio di Stato

Nel 2019 viene revocato il bando. Fantacci decide quindi di presentare un ricorso al Tar della Lombardia. I giudici danno ragione al candidato e condannano l'Ateneo. L'Università decide a sua volta di presentare un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato che però lo respinge. Secondo i giudici infatti "la scelta di revocare una procedura, per poi eventualmente bandirne un’altra per soddisfare le medesime esigenze di programmazione, si pone in tensione con i principi di economicità e di efficacia dell’azione amministrativa".

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