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Caso camici, verifiche dei pm sui conti svizzeri di Fontana. Il governatore: “Non nascondo nulla”

La Procura di Milano ha avviato verifiche sui conti svizzeri del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Un atto dovuto dopo che il governatore è stato indagato per frode nel “caso camici”, la fornitura di materiale da mezzo milione di euro da parte dell’azienda di suo cognato, poi “trasformata” in donazione. Gli inquirenti vogliono ricostruire l’origine dei soldi con cui il presidente lombardo avrebbe cercato di risarcire, di tasca sua, il parente per i profitti persi. Si tratta di fondi, regolarmente dichiarati da Fontana, provenienti da capitali ‘scudati’ nel 2015 da due trust alle Bahamas.
A cura di Simone Gorla
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La Procura di Milano ha avviato verifiche sui conti svizzeri del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, nell'ambito delle indagini sul "caso camici", la vendita di materiale sanitario da parte dell'azienda del cognato del governatore, poi trasformata in donazione. Nell'inchiesta Fontana è indagato per frode, così come il cognato Andrea Dini e l'ex dg della centrale acquisti regionale Aria, Filippo Bongiovanni.

Pm di Milano indagano sui conti svizzeri di Fontana: un atto dovuto

Al centro degli accertamenti ci sarebbero capitali ‘scudati' nel 2015 provenienti da due trust aperti dieci anni prima alle Bahamas dalla madre di Fontana ed ereditati alla sua morte, come riportato da alcuni quotidiani e confermato dall'agenzia Ansa. Quello dei pm milanesi sarebbe un atto dovuto per verificare la regolarità dei movimenti di denaro su risorse, regolarmente dichiarate dal governatore. Proprio da un bonifico da 250mila euro che il presidente ha cercato di fare a favore del cognato – bloccato in base alla normativa antiriciclaggio – sarebbero partite le indagini sul caso camici.

Il bonifico da 250mila euro al cognato da fondi "scudati" nel 2015

L'ipotesi degli inquirenti è che quel bonifico, fatto di tasca sua da Fontana, sarebbe stato un indennizzo per il cognato in seguito alla decisione di trasformare il contratto di fornitura di camici e materiale sanitario da 513mila euro in donazione, con conseguente mancato profitto per la Dama spa. L'idea doveva essere quella di prendere i 250mila euro da un conto in Svizzera, (sul quale nel 2015 aveva fatto uno "scudo fiscale" su 5,3 milioni detenuti prima da due "trust" alle Bahamas) per ripagare il parente dei soldi non arrivati. Il bonifico non è andato a buon fine per la segnalazione di "operazione sospetta" alla Banca d'Italia da parte della Unione Fiduciaria, con conseguente intervento della  guardia di finanza. Per questo, sempre secondo gli investigatori, Dini potrebbe aver deciso di non consegnare gli ultimi 25.000 camici previsti dalla "donazione", cercando invece di rivenderli.

Il governatore si diceva all'oscuro di tutto, ma la ricostruzione dei pm lo smentisce

Emerge poi un altro elemento che peggiore la posizione di Fontana. Dopo la diffusione del contenuto dell'inchiesta di Report che aveva denunciato il presunto conflitto di interessi, il governatore lombardo si era affrettato a dire che lui, dei rapporti tra l'azienda di suo cognato e la Regione, non aveva mai saputo nulla. Se la ricostruzione dei pm fosse esatta, proprio il bonifico al cognato dimostrerebbe che invece Fontana sapeva quello che stava succedendo, e avrebbe dicendo di essere stato all'oscuro di tutto avrebbe quindi mentito sapendo di mentire.

Fontana di difende: Tutto trasparente, contro di me falsi scoop mediatici

Nella serata di sabato 25 luglio Fontana con un post sul suo profilo Fb ha ribadito che "nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni" e assicurato che "non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici".

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