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Mario Draghi sia presidente, ma della Bce

Mario Draghi presidente della Repubblica? L’ex numero uno di Bankitalia può meglio tutelare gli interessi del paese e dell’eurozona dove è ora, a capo della Bce. Anche perchè i problemi non sono finiti ma solo rinviati…
A cura di Luca Spoldi
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DraghiBerlusconi

In una campagna elettorale che si avvelena ogni giorno di più e che crea una folla di “commentatori” astiosi, specialmente nei confronti dell’attuale premier, Mario Monti (tra i detrattori si notano, curiosamente, molti economisti italiani più o meno celebri che non hanno finora trovato spazio nelle liste dell’uno o dell’altro schieramento), e del suo predecessore, Silvio Berlusconi (che invece sembra godere di una certa “solidarietà” da parte della categoria di provenienza, quella degli imprenditori), fanno sempre più scalpore gli epiteti e le battute che non la sostanza delle proposte alternative. Segno forse che una reale alternativa non esiste visto che chiunque vinca dovrà rispettare i limiti entro cui già il governo in carica, col sostegno della stragrande maggioranza del Parlamento fino a una ventina di giorni or sono, si è mosso.

Limiti, va ricordato, dettati dall’egemone europeo, la Germania, in una sorta di tacita cessione di sovranità che forse è inevitabile ma che a questo punto varrebbe la pena di sancire in modo esplicito, con un’unione che si faccia anche politica ed economica e non solo monetaria, ottenendo in cambio qualche migliore contropartita di quelle attuali. Ma tant’è, Monti continua ad attaccare a testa bassa gli “anziani pifferai magici” che l’hanno preceduto e Berlusconi prova a ribattere a suon di battute, come quella su Mario Draghi come possibile candidato presidente della Repubblica Italiana (nome tirato fuori dopo che alcuni avevano avanzato l’ipotesi che fosse l’ex delfino di Craxi, Giuliano Amato, il nome a cui il proprietario del Pdl stava pensando per trovare il modo di sbarrare le soglie del Quirinale allo stesso Monti e magari tenersi aperta una possibilità per sé).

C’è da sperare che la proposta già declinata daDraghi (che ha ricordato come fino al 2019 lui abbia da fare ai vertici della Bce), non faccia proseliti, perché è evidente anche alle mosche sulla carta moschicida che: 1) Mario Draghi ha servito (anche) l’Italia meglio da Francoforte che non da Roma (dove pure è stato un ottimo Governatore di Banca d’Italia); 2) le misure che sotto la sua spinta la Bce ha varato hanno per ora solo comprato tempo, senza poter risolvere la crisi; 3) vi è il rischio che se la Germania, magari dopo le elezioni del prossimo settembre, non si accorderà con gli altri partner europei per far rifiatare le economie del vecchio continente dopo due anni di austerity, la crisi del debito riprenda a causa del progressivo peggioramento della crisi economica. Una crisi cui la stessa Germania non può essere immune come del resto testimonia anche il dato odierno sulla crescita del Pil tedesco nel 2012 (stimata provvisoriamente pari a +0,7%, contro il +3% del 2011 e il +4,2% segnato nel 2010), sostenuto unicamente dall’andamento dell’export (+4,1%, contro un incremento delle importazioni del 2,3%).

Un andamento di per sé insostenibile a medio termine, visto che la Germania esporta principalmente in Europa (Francia, Italia e Spagna in primis) e che se l’Europa continuerà a vedere il Pil calare non vi sarà molto spazio neppure per Berlino per continuare a correre (l’ipotesi che vuole che i tedeschi compensino minori esportazioni europee con maggiori esportazioni in Cina e altri paesi emergenti è affascinante e forse vera nel medio termine, ma richiederà anni prima di essere una realtà concreta, sempre che questi paesi non chiedano e ottengano misure compensative per aprire maggiormente i propri mercati alle merci e servizi tedeschi). L’unica via realmente percorribile per uscire dalla crisi e ridare prospettive ai cittadini e contribuenti del Sud Europa, italiani compresi, è dunque trovare il modo di riavviare la crescita, peraltro stanto sempre attenti a non esagerare nuovamente coi debiti, una leva eccessivamente sfruttata in passato che si è rivelata ex post la radice dei problemi attuali (che l’austerity forsennata contribuisce a esacerbare ulteriormente).

Del resto proprio oggi l’agenzia di rating Fitch ha fatto sapere che il rating sovrano di Spagna e Stati Uniti rimane a rischio: nel caso di Madrid gli analisti vedono il rischio di downgrade permanere anche se il governo di Mariano Rajoy sta cercando di evitare di ricorrere al programma di salvataggio comunitario, mentre sulla tripla A statunitense pesa il rischio che non si raggiunga un credibile piano di riduzione del deficit a medio termine, anche in caso di accordo al Congresso per l’innalzamento del tetto al debito. Draghi, insomma, rischia di avere a breve e a medio termine ancora molto lavoro, se non altro finchè i tempi della politica, molto più lunghi di quelli dei mercati, non avranno prodotto un risultato concreto fatto di riforme strutturali nei singoli paesi come l'Italia ma anche a livello di Unione europea, avvio di meccanismi comunitari che in cambio di cessioni progressivi di “pezzi” di sovranità nazionale (sulla politica creditizia, su quella fiscale e pertanto su quella economica) consentano una gestione finalmente comunitaria della crisi e il suo (si spera) superamento anche tramite l’avvio di programmi di investimento continentali in grado di aumentare l’efficienza e la produttività media europea e far riavviare gli investimenti anche nella periferia Sud (sgonfiando parimenti la bolla speculativa che rischia di crearsi in Germania e altri paesi del Centro).

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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