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Libia, i ribelli implorano l’aiuto della comunità internazionale

Mentre la comunità internazionale, da giorni ormai, cerca di trovare una soluzione condivisa per affrontare la crisi libica, i ribelli implorano l’immediata applicazione della no-fly zone, per evitare che la carneficina provocata da Gheddafi continui.
A cura di Cristian Basile
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I libici si sentono abbandonati da mondo, frustrati, disperati. Mentre il regime di Mu'ammar Gheddafi, più impegnato che mai nella repressione, bombarda la popolazione civile, i depositi di gas e di petrolio nell'est del paese e minaccia un ecatombe, i ribelli di Bengasi osservano come la comunità internazionale stia perdendo tempo in eterne negoziazioni per stabilire una zona di esclusione aerea, l'unica scappatoia per sbloccare la situazione sul fronte della battaglia e per fermare la carneficina.

La questione è molto delicata: proibire i voli sulla Libia sarebbe un'operazione militare straniera che susciterebbe quanto meno sospetto nel mondo arabo. Ma la grande maggioranza della popolazione, liberali, nazionalisti, islamisci, il Consiglio Nazionale, tutti implorano la comunità internazionale affinchè intervenga al più presto imponendo una no-fly zone. "Stiamo concentrando i nostri sforzi diplomatici per una zona di esclusione aerea, ma come sempre c'è riluttanza. E' incredibile, centinaia di persone muoiono ogni giorno e non passano all'azione", si è lamentato Iman Bugeigis, una dei portavoce del Consiglio Nazionale di Transizione libico, alludendo ai paesi occidentali. Dopo due giorni di colloqui a Bruxelles sulla situazione libica, la Nato e Unione Europea stanno discutendo per trovare una soluzione condivisa per affrontare la crisi di Tripoli tenendo conto delle sue potenziali ripercussioni sull'occidente.

In queste ore l'ipotesi più accreditata e facile da attuare sarebbe quella di una missione di pattugliamento delle acque che bagnano il Paese nordafricano mentre per arrivare ad uno spazio di esclusione aerea bisognerà aspettare il consenso dell'ONU e della Lega Araba. Intanto anche la Russia si schiera apertamente contro Gheddafi proibendo la vendita di armi alla Libia e sospendendo tutti i contratti stipulati con Tripoli.

Sul fronte della guerra, questa mattina un cacciabombardiere dell'aviazione militare libico, dopo il bombardamento dei pozzi petroliferi di ieri, ha colpito diverse postazioni dei ribelli a est di Ras Lanuf, centro petrolifero controllato dalle truppe anti-governative. Al Zawiya, l'altra città in mano ai ribelli e assediata dall'esercito, sarebbe invece capitolata tanto che i fedeli di Gheddafi avrebbero organizzato una grande festa nello stadio cittadino, dove però la popolazione più che a festeggiare è corsa affamata per accaparrarsi i generi di prima necessità distribuiti dall'esercito.

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