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Le politiche Ue bloccano migliaia di rifugiati in Grecia e nei Balcani tra gelo e neve

La denuncia di Medici senza frontiere, che punta il dito contro le politiche dell’Unione europea che hanno trasformato i Balcani in una sorta di barriera, che blocca i rifugiati in condizioni di vita insostenibili. Con temperature sotto lo zero, molti migranti sono costretti a vivere in tende o dentro edifici abbandonati.
A cura di Claudia Torrisi
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People queue for food at an abandoned warehouse used for shelter by refugees in Belgrade, Serbia, Thursday, Jan. 5, 2017.

Da giorni migliaia di rifugiati sono bloccati al gelo in Grecia e nei Balcani, costretti a vivere in tende o ripari non adatti alle temperature bassissime registrate nelle ultime ore. A denunciare la situazione sono diverse organizzazioni umanitarie, preoccupate in particolare di quanto sta accadendo in Serbia, a Belgrado, dove diverse persone hanno trovato riparo in gelidi edifici abbandonati e nei campi sovraffollati presenti sulle isole greche. Nei giorni scorsi in Bulgaria due migranti iracheni sono morti di freddo in un campo al confine con la Turchia, mentre in Grecia la stessa sorte è toccata a un uomo proveniente dall'Afghanistan.

Le Ong puntano il dito contro le politiche dell'Unione europea che, dopo l'accordo con la Turchia, ha trasformato i Balcani in una sorta di barriera, che blocca i rifugiati in condizioni di vita insostenibili. Secondo Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti MSf per la migrazione, "in questo momento, alle persone manca del tutto un'assistenza adeguata e questo sta mettendo le loro vite in pericolo. Siamo testimoni delle più crudeli e inumane conseguenze delle politiche europee, usate come strumento per dissuadere e perseguitare persone che stanno solo cercando sicurezza e protezione in Europa".

People eat meals outside an abandoned railway warehouse used as shelter by refugees in Belgrade, Serbia, Thursday, Jan. 5, 2017.

In Serbia in questo momento sono bloccate più di 7.500 persone, costrette in campi sovraffollati e insediamenti informali. Secondo l'accordo stretto dal paese con l'Ue, dentro i confini possono essere ospitate fino a 6.000 persone. Di queste, però, solo 3.140 vivono in strutture adatte alle condizioni invernali. A Belgrado, in particolare, ci sono circa duemila ragazzi – per lo più provenienti da Afghanistan, Pakistan, Iraq e Siria – che hanno trovato riparo in edifici abbandonati al centro della città. Nel frattempo, le temperature sono scese fino a meno venti gradi.

Msf ha denunciato che negli ultimi mesi le autorità serbe hanno limitato la possibilità di fornire assistenza umanitaria ai rifugiati, consentendo solo distribuzioni di cibo e coperte su base volontaria. Stephane Moissaing, capo missione in Serbia per l'organizzazione umanitaria, ha spiegato che per mesi "la strategia è stata quella di bloccare gli aiuti umanitari per spingere queste persone a trasferirsi nei campi ufficiali. Ma i campi sono pieni e già oltre le loro capacità, quindi i migranti non hanno alternative se non dormire in edifici abbandonati, esposti a temperature glaciali".

Winter Living Conditions in Belgrade, Serbia

Per cercare di far fronte all'emergenza sono stati installati dei radiatori per riscaldare gli spazi, ma per mesi Msf ha chiesto "all’Unione Europea, all’UNHCR e alle autorità serbe di attuare soluzioni a lungo termine per evitare questa situazione disastrosa. Il fallimento collettivo di queste istituzioni ha lasciato scoperti anche i bisogni più elementari, esponendo persone già vulnerabili ad ulteriori sofferenze". Moissaing ha denunciato come diverse persone siano già morte di ipotermia ai confini della Serbia e della Bulgaria: "Non possiamo limitarci ad aggiornare il numero delle persone decedute nel pericoloso tentativo di attraversare le frontiere o rimaste vittime di violenza da quando la rotta balcanica è stata chiusa".

Una situazione non dissimile si trova sulle isole greche, dove ci sono migliaia di persone bloccate in campi sovraffollati costrette a vivere dentro delle tende a diversi gradi sotto zero. A Moira, ad esempio, nel grande campo sull'isola di Lesbo, circa 4.500 persone cercando di sopravvivere in condizioni difficilissime, con gravi rischi per la salute e la sicurezza.

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"Queste famiglie, abbandonate sotto la neve e la pioggia ghiacciata, pagano il prezzo del cinismo dell’Europa e del riprovevole patto con la Turchia", ha spiegato il capo missione di Msf in Grecia, Clement Perrin, secondo cui "è vergognoso vedere che nonostante tutte le promesse e i proclami dell’Europa, uomini, donne e bambini vivono nelle tende in queste condizioni. Chiediamo alle autorità greche e all’Unione Europea misure d’emergenza immediate per garantire che tutti i rifugiati e i migranti sulle isole siano ospitati in condizioni dignitose e adeguate. Nessuna persona in cerca di protezione, in fuga dalla guerra, dalla tortura e dalla violenza estrema, dovrebbe essere lasciata al freddo in questo modo".

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