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La strana giornata di Domenico Scilipoti: dall’assenza alla Camera alla presenza in Aula (del Tribunale)

L’onorevole mentre ieri il Governo andava sotto per la 91esima volta nella sua storia non c’era. «Impegni importanti assai», ha spiegato al Corriere della Sera. Il capo “spirituale” dei Responsabili era infatti a Messina per difendersi dalle accuse di falso e calunnia.
A cura di Biagio Chiariello
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il capo dei responsabili non era in parlamento ieri mentre il governo veniva battuto

Un tempo non saremmo stati certo qui a parlarne. Alcuni mesi fa parlare di Domenico Scilipoti era come fare il nome di un “Carneade” qualsiasi. Poi è arrivato quel 14 dicembre. La mozione di sfiducia che ha svelato l’esistenza di Scilipoti (oltre che di tanti altri deputati in "crisi di coscienza"). Oggi il nome dell'agopuntore siciliano, classe 1957 di Barcellona Pozzo di Gotto, balza spesso agli onori della cronaca, per causa politiche e non.

«Eccomi qua. Cos’è successo?».

Onorevole Domenico Scilipoti, lo sa bene cos’è successo. 
«No, dico sul serio: cos’è successo di tanto grave?».

Va bene, se ha deciso di fare quello che… 
«Senta, io sto rientrando adesso a Roma e ho solo intuito che c’è un po’ di agitazione…».

Lei la chiama agitazione? 
«Mhmm… Vabbé, il governo è andato sotto, ho capito: ma io, scusi, che c’entro?».

Sono queste le prime battute dell'intervista del Corriere della Sera al deputato nazionale e capo “spirituale” del Gruppo dei Responsabili. Scilipoti spiega i motivi della sua assenza a Montecitorio nella giornata che ha sancito l'ennesima bocciatura del Governo, battuto sul rendiconto: «Ero fuori. Impegni importanti assai. A Messina, al Tribunale avevo una questione, come dire…preliminare». E al giornalista che gli chiede se non era il caso di rimandare questi impegni, Scilipoti risponde: «E io le chiedo: i capigruppo della maggioranza non potevano farmi una telefonatina e avvertirmi che il governo rischiava di sprofondare».

“ Non potevano farmi una telefonatina e avvertirmi che il governo rischiava di sprofondare? ”
Domenico Scilipoti
E l'onorevole non ha mentito. Quegli «impegni importanti assai», per la precisione, riguardavano un rinvio giudizio per i reati di falso e calunnia. Scilipoti era infatti a Messina per seguire la vicenda giudiziaria nella quale si trova implicato da 20 anni. I fatti risalgono, per l'appunto, al '91 e riguardano il progetto di un poliambulatorio medico, commissionato a un ingegnere. Il tecnico, sulla base di un contratto, nel 2002 chiese che gli venisse corrisposta la parcella. Scilipoti, però, sostenne che quella firma non era sua perché in quel periodo si trovava in Brasile, per un corso informativo di agopuntura e maxicombustione. Ma l'inghippo è stato scoperto dall'ingegner Carmelo Recupero secondo cui Scilipoti in realtà era a Terme Vigliatore dove partecipò a una seduta del Consiglio comunale, durante il quale avrebbe pure preso la parola. La prova starebbe nel verbale di seduta (datato 23 ottobre 1991), presentato dal professionista.

Tornando all'intervista del Corriere, Scilipoti ha parlato anche di quel famoso 14 dicembre in cui, come ha più volte rammentato, si è «immolato per il bene del Paese» . Una scelta che gli è costata «insulti e cattiverie» (uno per tutti: “Trentadenari”). «Ora, visto che le cose non stanno andando come previsto, io entro nel dibattito che si è sviluppato dentro la maggioranza e sto, come dicono quelli che parlano bene, nella dialettica, mi muovo, ascolto..» Anche perché «se le mie idee vengono sempre ignorate posso anche rivedere certe posizioni e guardarmi intorno».

Sembrano davvero lontani anni luce i tempi in cui il Cavaliere si coccolova il "Re dei Peones" e firmava un' introduzione al libro dedicato alle sue gesta in Parlamento: «Sempre per il bene del Paese posso fare un passo indietro».

il premiere fotografato col capo dei responsabili
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