La protesta degli operai dell’Alcoa contro la chiusura dell’impianto

E' riesplosa la protesta degli operai dello stabilimento dell'Alcoa di Portovesme (Carbonia-Iglesias), in Sardegna, che a fine agosto rischia la chiusura come annunciato dalla stessa proprietà. Questa mattina, dopo l'assemblea convocata alle 5.30 davanti ai cancelli della fabbrica, in 200 tra operai e sindacalisti si sono diretti verso l'aeroporto di Cagliari e ne hanno bloccato l'accesso ai passeggeri in auto, sedendosi sulla rotonda stradale che conduce all'aerostazione. Molti hanno abbandonato le proprie vetture per proseguire a piedi con i bagagli e imbarcarsi in tempo per non perdere il volo. Il blocco è durato almeno tre ore, sotto il presidio delle forze dell'ordine. «Ora andiamo via», ha spiegato Rino Barca della Cisl, «ma siamo pronti a tornare in qualsiasi momento».
I manifestanti hanno chiesto comprensione per i disagi causati, ma vogliono comunque far sentire la loro voce. Già lo scorso marzo avevano protestato a Roma, scontrandosi contro la polizia. Si corre contro il tempo per tentare di siglare un accordo che consenta alla multinazionale americana di cedere lo stabilimento mantenendo gli attuali livelli occupazionali e rilanciare la filiera dell'alluminio in Italia. I lavoratori dell'Alcoa chiedono, dunque, aiuto a tutte le istituzioni sarde per scongiurare la chiusura degli impianti. Se non spunterà un nuovo acquirente, la fabbrica chiuderà i battenti già alla fine di questo mese e circa un migliaio di operai, tra diretti e delle ditte d'appalto e dell'indotto, resterà senza lavoro.
«Siamo tutti molto preoccupati – spiegano i rappresentanti della Rsu Bruno Usai (Cgil) e Massimo Cara (Cisl) – Il tempo sta per scadere e le soluzioni vanno trovate rapidamente». A fare eco ai sindacalisti è Daniela Piras della Uilm: «Dobbiamo tenere alta l'attenzione sulla vertenza. Non possiamo permettere che la fabbrica si fermi, un intero territorio rischia il collasso e noi faremo di tutto per impedirlo». E ancora Marco Bentivogli, Segretario Nazionale Fim Cisl, che si rivolge direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: «Chiediamo alle forze politiche, alle istituzioni, oltre a continuare a dare il loro supporto alla vertenza, a non dimenticare il loro ruolo e le loro responsabilità nelle politiche industriali, nei piani di sviluppo, nelle politiche energetiche e infrastrutturali ed a interrompere lo scaricabarile delle loro responsabilità che è proprio ciò che ha prodotto proprio questa situazione».