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La marijuana libera divide l’Uruguay (e infiamma la campagna elettorale)

Domenica si voterà per il dopo Mujica e il candidato del centrodestra Lacalle ha annunciato che, se eletto Presidente, bloccherà la riforma voluta dal suo predecessore. L’iniziativa prevede che le coltivazioni di cannabis siano sotto il controllo dello Stato al fine di contrastare il potere dei narcos.
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Elezioni presidenziali in Uruguay, la campagna elettorale del paese sudamericano s'infiamma sulla legalizzazione della marijuana, proposta avanzata dall'attuale Presidente José Alberto "Pepe" Mujica. Nelle scorse ore, e a soli tre giorni dalle consultazioni generali che si terranno questa domenica, il candidato Luis Alberto Lacalle Pou ha annunciato che, qualora eletto, bloccherà la riforma – prima ed al momento unica al mondo, almeno per quanto riguarda nazioni intere e non singoli stati o regioni –, che permette la coltivazione e commercializzazione della sostanza considerata stupefacente o terapeutica a seconda delle legislazioni, degli usi e delle quantità.

I candidati alle presidenziali

L'esito delle consultazioni è tutt'altro che scontato e, secondo l'opinione, più diffusa dalle urne non emergerà il nome del prossimo inquilino de la Casa di Suárez y Reyes, ovvero il palazzo presidenziale, bensì si dovrà attendere il possibilissimo ballottaggio di novembre. A sfidarsi sono, tra i candidati di punta, il conservatore per il Partido Nacional Lacalle Pou, 41enne figlio di Luis Alberto Lacalle Herrera Presidente del piccolo stato latinoamericano tra il 1990 e il 1995, e per il Frente Amplio (formazione d'ispirazione progressista) l'ex Presidente Tabaré Ramón Vázquez Rosas classe 1940 ed eletto Capo dello Stato nel 2005.

Al momento i sondaggi indicano un testa a testa tra i due candidati e il possibile appoggio di Juan Pedro Bordaberry, candidato della formazione ultra conservatrice Partido Colorado (Bordaberry è il figlio dell'ex presidente e poi dittatore uruguaiano Juan Maria Bordaberry, alla guida del paese dal 1972 al 1976), a Lacalle per affinità politiche fa pendere la bilancia delle previsioni a favore del giovane candidato del centrodestra.

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Nel complesso quadro della campagna elettorale uruguaiana, dove i temi del lavoro, dell'istruzione, della crescita e dei rapporti internazionali con i paesi confinanti e del continente intero (soprattutto per quanto riguarda Argentina e Stati Uniti) ricoprono un ruolo di primario interesse, la battaglia relativa alla legalizzazione della commercializzazione e vendita della marijuana gioca un'importanza relativa in termini elettorali, rappresentando tuttavia un tema di grande attenzione mediatica sia a livello nazionale che internazionale.

La riforma proposta da Mujica, soprannominato il Presidente contadino, prevede che ogni adulto (maggiore dei 18 anni d'età e cittadino uruguaiano), possa acquistare fino a 40 grammi di cannabis al mese nelle locali farmacie e che il prezzo sia fissato in un dollaro per grammo (è comunque utile ricordare che nel paese sudamericano il possesso di marijuana per uso personale è legale dal 1998). Inoltre la riforma prevede che ogni singolo cittadino possa, una volta registratosi in un apposito ufficio ministeriale – noto con la sigla di Ircca, ovvero l'Istituto per la regolamentazione ed il controllo della cannabis –, coltivare nella propria abitazione fino ad un massimo di sei piantine di marijuana, pari a circa 480 grammi, per uso personale. Mentr è previsto che lo Stato rilasci concessioni ai grandi coltivatori – in zone specifiche del paese e sotto stretta e costante sorveglianza armata –, finalizzate alla produzione e commercializzazione, sempre attraverso le farmacie, di cannabis per un tetto massimo annuo pari a due tonnellate.

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L'obiettivo dichiarato della riforma, nelle parole dello stesso Presidente Mujica, è quello di contrastare attraverso tale mossa il mercato nero e i traffici della criminalità organizzata che sulla cannabis, così come sulle sostanze stupefacenti in generale, costruisce e mantiene parte degli imperi criminali del Latinoamerica. L'auspicio di Mujica, eletto nelle liste progressiste nel 2009, è stato anche quello di creare una regolamentazione innovativa e unica al mondo, da cui anche gli altri paesi sudamericani ne potessero trarre ispirazione perché ugualmente impegniati nella lotta attiva al narcotraffico.

L'impatto della riforma

Al momento, tuttavia, solo 600 coltivatori di marijuana si sono fatti avanti in un paese in cui secondo le stime governative gli utilizzatori della cannabis sono più di 150mila persone. Secondo i più critici la riforma, ancora non del tutto applicata, ha fallito nell'obiettivo di interessare i coltivatori a causa dei bassi prezzi alla vendita e quindi dei bassi o limitati ricavi per i produttori. Anche a causa del poco successo dell'iniziativa, l'entrata in vigore della riforma è stata posticipata all'anno prossimo. Ora con la posizione di Lacalle il progetto potrebbe tramontare definitivamente visto che anche il candidato progressista ha mostrato scarso interesse verso l'argomento.

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