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La liberazione di Kobane: le immagini della guerra

Una delegazione di attivisti italiani è entrata a Kobane, città liberata dall’occupazione dell’Isis dalla resistenza curda. Ecco le immagini di morte e devastazione della guerra.
A cura di Antonio Musella
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Una delegazione di attivisti internazionali è stata a Kobane al confine tra Siria e Turchia. La città teatro di una lunga battaglia tra i terroristi dell'Isis che avevano occupato la città da diversi mesi e le forze di liberazione del popolo kurdo, YPG e YPJ. Una prima staffetta di attivisti internazionali, "Rojava Calling", a cui aveva preso parte anche il vignettista Zero Calcare, si era recata a Suruç, ultima cittadina prima di Kobane, nei mesi scorsi mentre il conflitto tra l'Isis e la resistenza curda era nel pieno del conflitto. In questi giorni una nuova delegazione è giunta dall'Italia a Kobane che è stata liberata dall'occupazione delle truppe dell'Isis e che oggi è divenuta il simbolo dell'esperimento di confederalismo democratico, una forma di governo di matrice socialista animato dalla resistenza curda. La zona della Rojava (che in curdo vuol dire "Ovest") è costituita da tre cantoni, Efrin, Cizire e Kobane. Ed è in questa piccola area al confine tra Turchia e Siria che i guerriglieri curdi in lotta contro l'Isis stanno provando a costruire una forma di governo fondato sul multiculturalismo la parità di genere, il rispetto dell'ambiente e della terra e la solidarietà sociale. Una forma di governo laico che punta alla convivenza tra religioni differenti.

Le immagini inviate a Fanpage dalla delegazione di attivisti italiani entrati a Kobane in questi giorni raccontano di una città distrutta. Tra i corpi dei miliziani dell'Isis morti in combattimento, i blindati esplosi ed i carri armati dati alle fiamme, le macerie di Kobane raccontano la devastazione di una guerra durata per mesi che ha visto i curdi lottare metro dopo metro per riconquistare la città. Una guerra vinta anche grazie ad una tecnica particolare usata dai guerriglieri curdi. Le forze del Ypg e del Ypj – quest'ultima composta esclusivamente da donne – hanno combattuto l'Isis senza uscire mai alla luce del sole ma scavando dei tunnel tra i palazzi, sotto terra, tra le abitazioni per riconquistare letteralmente edificio dopo edificio la città di Kobane. Un labirinto di cunicoli che ha permesso ai curdi di mettere in scacco l'Isis che poteva contare su un equipaggiamento militare superiore. E mentre si avanzava attraverso i cunicoli altri guerriglieri riconquistavano la collina che sovrasta la città che oggi porta il nome di Arin Mirkan, una guerrigliera di 19 anni del Ypj rimasta isolata durante un combattimento contro le milizie dell'Isis che per non farsi catturare, dopo aver terminato tutte le munizioni, si è sparata con l'ultimo colpo rimasto preferendo morire piuttosto che finire nelle mani dei terroristi. Proprio sulla collina Arin Mirkan si è tenuta la prima riunione dei tre cantoni della Rojava per discutere della ricostruzione della città di Kobane. Gli attivisti italiani, provenienti da Napoli e Milano, raccontano anche della difficoltà dei profughi. I campi degli sfollati dalle aree di guerra occupate dall'Isis, si trovano in Turchia nella città di Suruç e sono autogestiti dalla resistenza curda. Il governo turco però non permette di far entrare a Kobane e nelle altre aree liberate dai curdi farmaci, viveri ed aiuti umanitari.

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