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La Lega di nuovo contro il Capo dello Stato: “Napolitano è un terùn”

Dopo gli attacchi contro il Governo, ora il nuovo bersaglio della Lega è il Presidente della Repubblica che lo stesso Bossi ha definito terrone. Sotto accusa i costi delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Italia e il ruolo di Napolitano nella nomina dello stesso Monti.
A cura di Antonio Palma
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Dopo gli attacchi contro il Governo, ora il nuovo bersaglio della Lega è il Presidente della Repubblica che lo stesso Bossi ha definito terrone. Sotto accusa i costi delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Italia e il ruolo di Napolitano nella nomina dello stesso Monti.

Dopo gli attacchi a Monti e al Governo tecnico, la Lega ora si prepara alla battaglia contro il Presidente della Repubblica, la massima espressione del nemico leghista, meridionale a capo dell'Italia e contro la Padania. A suonare la carica questa volta è proprio il comandante in capo del Carroccio, il senatore Umberto Bossi, che intervenuto alla Berghem Frecc di Albino nel bergamasco, ha aizzato gli uomini in verde al grido di "terùn". Un attacco senza mezze misure in pieno spirito leghista con una bordata di fischi all'indirizzo del Capo dello Stato e un rituale "Monti vaffa…" come augurio di fine anno al Premier.

Non è mai corso buon sangue tra Napolitano e i leghisti, con questi ultimi che non perdono occasione per dileggiare il Capo dello stato e il Presidente che non le manda a dire su Padania e secessione. Neanche gli anni di governo dei leghisti hanno smorzato questa naturale antipatia e con il ritorno all'opposizione del Carroccio era quasi scontato un nuovo attacco diretto. Del resto già nei giorni scorsi dalle file leghiste è partita una campagna di boicottaggio del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica che anche quest'anno verrà trasmesso a reti unificate il 31 dicembre. Dai gruppi su facebook ai siti leghisti è un susseguirsi di inviti al boicottaggio di quello che è rappresentato come il vero artefice di Monti e di questo Governo che ha scalzato i leghisti dal comando.

Bossi: dalla secessione all'indipendenza

Quest'anno era anche il 150° anniversario della nascita dell'Italia e i continui festeggiamenti e  commemorazioni  che si sono susseguite con la decisiva volontà del Quirinale non sono certo piaciute ai leghisti. Lo stesso Bossi ha ricordato che "il Presidente della Repubblica ci ha riempito di tricolori, sapendo che alla gente del Nord non piacciono i tricolori" contestando al Capo dello Stato tutte quelle spese inutili. La risposta del Senatùr anche questa volta non poteva mancare, "noi dobbiamo andare a Milano a confermare con le buone o le meno buone che Padania sarà, adesso ci siamo rotti le balle", ha gridato Bossi alla sua gente, riferendosi alla prossima manifestazione del 22 gennaio. Per la nuova fase leghista dunque in programma numerose manifestazioni, non solo nelle grandi città ma anche a livello locale con la nuova parola d'ordine che, come ha detto Bossi, non sarà più secessione ma indipendenza.

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