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L’allarme del Fmi: “L’Italia deve risanare i conti pubblici e alzare le tasse su case e consumi”

Per il Fondo Monetario Internazionale, l’Italia dovrebbe prioritariamente porre in essere azioni per risanare i conti pubblici. Fmi, nel suo ultimo Fiscal Monitor, propone “il taglio della spesa primaria corrente, ll sostegno alle fasce più deboli, l’aumento degli investimenti e la riduzione del carico fiscale sul lavoro, con un ampliamento della base imponibile e uno spostamento verso la tassazione delle ricchezze e degli immobili e dei consumi”.
A cura di Charlotte Matteini
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Per il Fondo Monetario Internazionale, la priorità per l'Italia deve essere il risanamento dei conti pubblici. Nell'ultimo rapporto pubblicato, il Fiscal Monitor, Fmi ha sottolineato che "dovrebbe essere l'avvio di un consolidamento fiscale credibile e ambizioso per porre il debito su un solido percorso discendente" la priorità in cima alla "to do list" del Belpaese. Come dovrebbe arrivare l'Italia al risanamento dei conti pubblici? Secondo il Fondo Monetario Internazionale attraverso "il taglio della spesa primaria corrente, ll sostegno alle fasce più deboli, l'aumento degli investimenti e la riduzione del carico fiscale sul lavoro, con un ampliamento della base imponibile e uno spostamento verso la tassazione delle ricchezze e degli immobili e dei consumi". Insomma, Fmi scrive nero su bianco che il Belpaese dovrebbe varare quella che comunemente si chiama "tassa patrimoniale", un'imposizione fiscale che grava sopratutto su chi possiede immobili e patrimoni azionari o obbligazionari.

Nel dettaglio, Fmi stima che il rapporto tra debito e Pil nel nostro Paese calerà al 129,7% nel 2018 e al 127,5% nel 20120, per poi diminuire ulteriormente fino al 116,6% nel 2023. Il rapporto tra deficit Pil è invece previsto all'1,6% per l'anno corrente e allo 0,9% per il prossimo, fino al raggiungimento del pareggio fissato al 2021. L'avanzo primario salirà invece all'1,9% nel 2018 e al 2,5% nel 2019, con la spesa pubblica che si ridurrà al 48,2% nel 2018 per poi risalire al 48,4% nel 2019, mentre le entrate passeranno dal 46,7 al 47,5%.

Il Fondo Monetario Internazionale ha anche analizzato i rischi che incombono sull'economia mondiale: "Con le banche centrali che continuano a normalizzare la loro politica monetaria, le debolezze finanziarie lasciano intravedere una strada piena di insidie, che potrebbe mettere in pericolo la crescita", spiega Fmi, aggiungendo che "investitori e politici dovrebbero prendere consapevolezza dei rischi associati all'aumento  dei tassi di interesse dopo anni di basso costo del denaro e bassa volatilità".

La politica monetaria degli ultimi anni avrebbe infatti favorito la creazione di squilibri finanziari ed eccessive prese di rischio, innescando quella che Fmi definisce una sorta di  caccia ai rendimenti. Ora sta alle autorità "assicurare che la strada della normalizzazione sia dolce" spiega il Fondo Monetario Internazionale guardando ai mercati finanziari che scommettono su rialzo dei tassi di interesse, ma potrebbero essere colti all'improvviso da un aumento dell'inflazione. "Un aumento più veloce delle attese dei tassi di interesse negli Stati Uniti a causa di un'accelerazione dell'inflazione rischia di tradursi in una stretta delle condizioni finanziarie globali. In questo contesto la Bce, non avanti come la Fed nel processo di normalizzazione, potrebbe essere costretta a rispondere con ulteriori misure accomodanti.

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