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Italian Revolution: l’indignazione spagnola contagia l’Italia

Tutto è cominciato il 15 maggio, quando molti giovani europei, in special modo spagnoli, hanno deciso di reagire, di combattere, di indignarsi per tutto ciò…
A cura di Anna Coluccino
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italian revolution democrazia reale ora

Tutto è cominciato il 15 maggio, quando molti giovani europei, in special modo spagnoli, hanno deciso di reagire, di combattere, di indignarsi per tutto ciò che non funziona nel delirante sistema-mondo in cui siamo immersi. L'obiettivo era (ed è) ribellarsi allo lo strapotere delle lobby, ad una politica sempre più distante e reazionaria, alla volontà del sistema di promuovere l'accumulo di denaro al di sopra dell'efficienza e del benessere della società, al costante ed insensato arricchimento di un manipolo di potenti a scapito di miliardi di persone. La lotta, pacifica, intrapresa dagli spagnoli promuove una rivoluzione ti tipo etico, il cui scopo è impedire che del futuro di tutti decidano in pochi, e a danno di molti. "Perché ci sia democrazia, occorre partire dal basso".

L'ispirazione del movimento spontaneo (che non si riconosce in alcun partito, organizzazione o associazione) è l'ormai celebre pamphlet del novantatreenne francese Stéphane Hessel dal titolo "Indignatevi!". L'opuscolo, di appena 30 pagine, pubblicato nel 2010, è diventato uno dei casi letterari del decennio: solo in Francia, ne sono state vendute 700.000 copie, senza contare le forme di diffusione alternative che non prevedono la vendita. Secondo Hessel, l'indignazione è il seme della resistenza, è l'inizio di tutto. L'impegno attivo e costante nella lotta contro qualsivoglia disuguaglianza economico-finanziaria e sociale non può essere "delegato", dev'essere personale.

Ed è proprio tra le vibranti e appassionate righe di questo pamphlet che fioriscono i semi della rivolta; a trasportarli in giro per il Mediterraneo ci ha pensato il vento del Magreb; l'esplosione della disobbedienza civile in Spagna ne ha alimentato la crescita ed ora, dopo quattro giorni e quatto notti di presidio permanente, quasi non si coglie la differenza tra la madrilena Plaza del Sol e Piazza Tahrir, teatro della rivoluzione egiziana.

piazza tahrir Cairo
plaza del sol, madrid

Per quanto riguarda l'Italia, stasera andranno in scena -in diverse piazze del paese- le prove generali della rivoluzione. Chiunque volesse avere informazioni sull'iniziativa, aggregarsi (o disconoscerla) può fare riferimento alla pagina Facebook di Italian Revolution che, in meno di due giorni, ha raccolto quasi ottomila adesioni. Per non parlare della reazione del popolo della rete su Twitter: nella giornata di ieri, l'hashtag #italianrevolution ha conquistato decine di tweet al minuto e, stamane, era in cima ai Twitter trends. Ma ora, per contestualizzare nel miglior modo possibile le ragioni della protesta, diamo un'occhiata al Manifesto dell'iniziativa.

Il Manifesto dell'iniziativa: "Democrazia reale, ora!"

Siamo persone comuni. Siamo come te: gente che si alza ogni mattina per studiare, lavorare o per trovare lavoro, persone che hanno famiglia e amici. Persone che lavorano duramente ogni giorno per vivere e dare un futuro migliore a chi li circonda.
Alcuni si ritengono più progressisti, altri più conservatori. Alcuni credenti, altri no. Alcuni hanno un'ideologia ben definita, altri si sentono apolit…ici … Ma tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che vediamo intorno a noi. Per la corruzione di politici, imprenditori, banchieri … Per l’impotenza del cittadino.
Questa situazione ci fa soffrire tutti i giorni. Ma se siamo tutti uniti, possiamo cambiarla. E' tempo di muoversi, è tempo di costruire insieme una società migliore. Pertanto sosteniamo fortemente che:

  • Le priorità di qualsiasi società avanzata devono essere uguaglianza, progresso, solidarietà, libertà di accesso alla cultura, sostenibilità ecologica e sviluppo, il benessere e la felicità delle persone.
  • Ci sono diritti fondamentali che dovrebbero essere protetti in queste società: diritto alla casa, occupazione, cultura, sanità, istruzione, partecipazione politica, libero sviluppo personale e i diritti dei consumatori di beni necessari per una vita sana e felice.
  • L'attuale funzionamento del nostro sistema di governo economico non riesce ad affrontare queste priorità e costituisce un ostacolo al progresso umano.
  • La democrazia parte dal popolo (demos = popolo, crazia = governo) perciò il governo deve essere del popolo. Tuttavia, in questo paese la maggior parte della classe politica non ci ascolta neppure. Le sue funzioni dovrebbero essere di portare la nostra voce alle istituzioni, facilitando la partecipazione politica dei cittadini attraverso i canali diretti che offrano i maggiori vantaggi per la società in generale, non per arricchirsi e prosperare a nostre spese, frequentando solo i dettami della maggiori potenze economiche e aggrappandosi al potere attraverso una dittatura partitocrática guidata dall’immobile sigla PPSOE.
  • L’ansia e l'accumulo di potere tra pochi crea disparità, tensione e ingiustizia, la quale porta alla violenza, che noi respingiamo. L’obsoleto e innaturale modello economico vigente blocca la macchina sociale in una spirale che si consuma in sé stessa arricchendo pochi e gettando nella povertà e scarsità il resto. Fino al crollo.
  • La volontà e lo scopo del sistema è l'accumulo di denaro, che ha la precedenza su efficienza e benessere della società. Spreca le risorse, distrugge il pianeta, crea disoccupazione e consumatori infelici. I cittadini sono parte di ingranaggio di una macchina progettata per arricchire una minoranza che neanche conosce i nostri bisogni. Siamo anonimi, ma senza di noi tutto questo non esisterebbe, siamo noi che muoviamo il mondo.
  • Se come società impariamo a non affidare il nostro futuro ad un astratto ritorno economico, che non torna mai a vantaggio dei più, saremo in grado di eliminare gli abusi e le carenze che soffriamo tutti.
  • È necessaria una Rivoluzione Etica. Abbiamo messo il denaro al di sopra dell’Essere Umano e dobbiamo metterlo al nostro servizio. Siamo persone, non prodotti del mercato. Io non sono solo ciò che compro, perché lo compro e a chi lo compro.

Il desiderio di vivere in un mondo che risponda alle esigenze sociali, la viva convinzione che se si è in tanti a volerlo tutto può cambiare, la voglia di non sentirsi soli all'interno del proprio, microscopico universo di sconforto e paura, la rabbia e l'indignazione per quel che -ogni giorno- accade sul pianeta sono il solo carburante di cui quest'iniziativa (che non ha colore politico, né religioso, né ideologico) intende nutrirsi. C'è solo questo dietro i moti che stanno animando mezza Europa in questi giorni e -oggi- questa leggera brezza di mutamento dovrebbe cominciare a soffiare anche nel nostro paese.

Complice la presenza di molti studenti spagnoli in Erasmus in Italia (e quindi lontani dalla propria nazione in lotta) alcuni degli abitanti del Bel Paese sembrano desiderosi di scrollarsi di dosso il torpore dei secoli e la proverbiale indolenza; non vogliono essere da meno dei coetanei spagnoli; non vogliono continuare ad urlare postando invettive in maiuscolo sui social network, hanno -invece- il desiderio di fare qualcosa, di farsi vedere e sentire da chi continua ad ignorare l'esistenza di problemi la cui urgenza è al limite della disperazione.

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