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Opinioni

Italia, non tutto ancora è perduto

Secondo un premio Nobel come Krugman con la crisi ci dovremo abituare a convinvere. In un paese già strutturalmente poco dinamico come l’Italia potrebbe essere la morte per inedia, a meno di non dare finalmente spazio ai veri imprenditori e ai veri innovatori italiani, smettendola con frottole e lobbies…
A cura di Luca Spoldi
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Stretta nella morsa di una repressione fiscale formalmente scelta per l’adesione ai patti europei di rigore e di crescita ma de facto “caldeggiata” dalla Germania e dai paesi del Nord Europa che mal sopportano persino il tentativo (finora efficace) della Bce di Mario Draghi di guadagnare tempo con una politica monetaria ultrarilassata (anche se non a livello di quella adottata dalla Federal Reserve che se avesse ragione il premio Nobel Paul Krugman potrebbe essere destinata a durare ancora molto più a lungo del previsto, perché ormai in un mondo occidentale che non cresce più demograficamente non ci sarà la possibilità di registrare altro che qualche momentanea ripresa economica legata esclusivamente alla “droga” monetaria delle banche centrali), l’Italia arranca con Piccole e medie imprese che ormai lavorano per riuscire a pagare le tasse (in dicembre particolarmente numerose).

Eppure una soluzione per ridurre il carico fiscale ci sarebbe: rinunciare a distribuire gli utili e reinvestire costantemente gli stessi o gran parte di essi, così da abbattere l’imponibile, da un lato, e potenzialmente incrementare il valore delle proprie attività nel corso degli anni. A patto, si intende, di far bene i propri conti ossia di investire in innovazioni sostanziali di prodotto/servizio, in espansione dei propri mercati di riferimento sia in termini geografici sia di clienti potenziali di riferimento, in ricerca di nuove forme di credito che pure non mancano (una nota banca italiana qualche giorno fa parlando dei propri piani in Europa sottolineava la necessità di concentrarsi ulteriormente sul taglio dei costi non strettamente indispensabili per cercare di ridurre la perdita di redditività che concorrenti “nuovi” come Google e Amazon stanno facendo registrare ai “vecchi” incumbent del settore creditizio mondiale ed europeo).

Che in Italia ci siano ancora tanti giovani con idee interessanti in tutti i campi, dalla mobilità alla valorizzazione del patrimonio artistico-culturale italiano è cosa nota. Ma se qualcuno non ci credesse invito a visitare la community di Kublai che lo scorso fine settimana ha organizzato a Napoli il secondo Kublai Award del 2013 dopo quello del luglio scorso a Roma. Ho preso parte a entrambi gli eventi (nel primo caso col progetto Mondivirtuali, nel secondo da semplice “spettatore”) e posso assicurarvi che la qualità delle idee è buona e che da un appuntamento all’altro i progettisti sono stati in grado di migliorare i business plan, di curare meglio le presentazioni, di iniziare a cercare i primi contatti sia per reperire fonti di finanziamento sia per stringere le prime partnership in ambito tecnologico, produttivo e commerciale. Alleluja: la stessa decisione di premiare in entrambe le occasioni due progetti che forse possono sembrare meno “avveniristici” di altri ma sono esempi molto concreti e molto sostenibili di innovazione (tout court oltre che “sociale”) mi sembra indice della volontà, peraltro più volte espressa dallo staff di Kublai, di dare supporto a tutti ma di richiedere a tutti uno sforzo perché si passi dal concetto di “innovazione come sogno” a quello di “innovazione come attività sostenibile”.

Perfetto: è esattamente quello che serve a un paese che si piange molto addosso ma ha poca voglia, ancora, di cambiare perché in fondo chi ha in mano le “leve del potere” non ha alcun interesse a farlo, preferendo tutelare sino all’ultimo istante le proprie rendite di posizione. Se foste del resto anche voi nella quarantina scarsa di “grandi gruppi” (o “grandi amici”?) che contraggono grandi debiti (di solito altamente problematici ex post) con le banche italiane, sempre più a corto di risorse per tutti gli altri clienti, aziende o famiglie che siano, forse vi comportereste anche voi così, peccando della stessa miopia. Invece dovremmo (dovremo) incoraggiare sempre più i nostri giovani a pretendere di fare lavori sfidanti, di essere retribuiti il giusto, ma anche di sapersi reggere sulle proprie gambe, di saper coniugare la fase commerciale a quella ideativa e produttiva. Io credo che al di là delle storture e delle resistenze attuali esista un’Italia che si merita un futuro migliore di quello fumoso che alcuni movimenti o partiti continuano a dipingere ai propri elettori.

Io credo che ci sia ancora del buono e che si possa ancora evitare il peggio, un progressivo spegnersi del paese in un lungo crepuscolo ogni tanto rischiarato dalle luci sinistre di qualche rogo, di qualche incendio in cui perdono la vita, nell’ipocrisia e indifferenza generale, lavoratori, italiani o stranieri che siano, impegnati in impieghi irregolari che non sono l’unica soluzione per uscire dalla crisi, checché vogliano farvi credere. Bisogna però tornare a dare spazio agli imprenditori veri, a chi il rischio lo affronta ogni giorno sulla propria pelle, a chi non sta tranquillamente seduto su una poltrona certo di essere inamovibile dalla stessa e di poter percepire stipendi e pensioni che gran parte degli italiani ormai solo si sogna o a chi il credito continua ad averlo grazie alle “relazioni” di cui gode. Le soluzioni esistono, le riforme si possono fare (meglio se concordando un percorso “virtuoso” ma non sotto le bombe di una riduzione forzata del debito pubblico e contemporaneamente di quello privato come si è provato a fare finora in Europa), la crisi può essere superata. Se solo si smetterà di perdere tempo in ciance come le (assurde, reiterate, colpevoli) richieste di uscita dall’euro che condiranno inevitabilmente la prossima campagna elettorale senza rappresentare soluzione alcuna.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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