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Opinioni

Ripresa: come passare dal dire al fare

La crisi della domanda interna è destinata a durare ancora per mesi, mentre il “tapering” annunciato dalla Fed potrebbe creare ulteriori tensioni sui tassi. Per superare la crisi iniziamo a contare solo su noi stessi…
A cura di Luca Spoldi
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Avviso ai naviganti: l’economia italiana è destinata a continuare ad avvitarsi su se stessa, come preannuncia l’ultima indagine di Banca d’Italia sulle attese di inflazione, in ulteriore calo a giugno (le imprese italiane ora si attendono un’inflazione attorno all’1,5% annuo nei prossimi sei mesi, contro il 2,4% indicato ancora a marzo), mentre anche  le aspettative a uno e due anni continuano a calare (sono ora pari all’1,6% e all’1,7% rispettivamente, dal 2,4% su entrambi gli orizzonti nell’indagine precedente) e le imprese hanno dichiarato di aver registrato una variazione appena positiva dei propri prezzi di vendita negli ultimi dodici mesi (in media +0,1%, ossia oltre un punto percentuale in meno rispetto a quanto ci si attendeva un anno fa) e di attendersi una altrattanto modesta revisione al rialzo dei listini (+0,5%) nei prossimi 12 mesi, complice in particolare la costante “spinta alla moderazione dei prezzi per fronteggiare la debolezza della domanda”.

Spiace doverlo dire, francamente, dopo una giornata piena di fermento come è stata, sabato 13 luglio, la partecipazione al Kublai Award 2013 svoltosi a Roma, presso The Hub. Una giornata interessante perché ha dato la possibilità ai presenti (tra cui il sottoscritto, che presentava uno dei nove progetti entrati in finale, Mondivirtuali) non solo di parlare delle proprie idee, start-up o “proto-imprese”, ma anche di confrontarsi con altri progettisti, di capire come vari “attori di sistema” (i componenti delle giurie presenti), dai rappresentanti del credito ai consulenti fino a chi l’impresa “di successo” l’ha già avviata in questi anni, valutano le diverse componenti di un business plan (l’idea centrale del progetto, i suoi possibili sviluppi, la sostenibilità finanziaria della futura impresa e del suo sviluppo, il team già raccolto attorno all’idea o che si vuole costruire, l’eventuale coerenza dei primi riscontri ottenuti “sul campo” rispetto alle ipotesi progettuali). E, ultimo ma non meno importante, “rubare” qualche buona idea ad altre presentazioni, fare chiacchiere, stringere mani, lasciare recapiti a potenziali partner o clienti.

Come è stato detto, peraltro, l’innovazione non è ancora parte della cultura di questo paese, che pure è (o dovrebbe essere) la patria della cultura mondiale visto che custodisce (malissimo) il più grande patrimonio culturale di tutto il mondo (ma non riesce poi a far visitare un sito di importanza mondiale come Pompei neppure dallo stesso numero di visitatori del parco tematico dedicato alle miniere di carbone della Ruhr in Germania). E tuttavia, come pure è stato detto, non ci dobbiamo aspettare nulla dagli “altri” (stato, associazioni, enti filantropici o potenziali utenti/clienti che siano), perché chi vuole provare a fare impresa deve saperlo: è una fatica dalla mattina alla sera, il 90% e più delle imprese muore entro un anno dalla costituzione (e secondo gli ultimi numeri da mesi ne muoiono in assoluto più di quante non ne nascano, segno che i problemi ormai stanno aumentando anche per quelle imprese che pure avevano superato gli scogli dei primi anni di vita, molte volte perchè non hanno sufficienti risorse per introdurre innovazioni così da stare al passo coi tempi e con le mutazioni registrate dai loro mercati di riferimento).

Servirebbe, magari, che qualcuno avesse il coraggio di affrontare il problema alla base di questa crisi, che è un problema eminentemente culturale: l’incapacità di proporre modelli di sviluppo alternativi a quelli che potevano andare bene negli anni Sessanta o Ottanta ma non vanno già più bene da anni né possiamo sperare tornino ad andar bene in futuro. Servono, come più volte detto, riforme in grado di rilanciare la competitività delle imprese italiane ed europee, come non perde occasione di ricordare Axel Weber, già  numero uno della Bundesbank ed ex membro tedesco della Bce, in passato molto critico con la stessa Banca centrale europea, nel frattempo finito a Ubs come presidente ed in una intervista televisiva ha sostenuto che la Federal  Reserve sta facendo “la cosa giusta per gli Stati Uniti” con l’annunciato rallentamento (“tapering”) degli acquisti di bond sul mercato, ma che pur essendo questo “il loro mandato” è fuori di discussione “che attraverso transazioni e arbitraggi vi siano effetti collaterali” che impattano altre componenti del sistema.

Per l’Europa, ha concluso Weber, la decisione adottata dalla Federal Reserve (anche se nei giorni successivi il presidente Ben Bernanke ha volutamente rassicurato i mercati ribadendo che la politica monetaria Usa resterà più che “accomodante” ancora per un lungo periodo di tempo) giunge in un momento difficile e rischia di avere effetti negativi, perché “vi è una forte correlazione tra i rendimenti del decennale statunitense e dei titoli di stato europei della stessa durata”. Per cui “se vi è de facto un inasprimento in corso a causa di ciò che fanno gli Usa, i policy maker europei dovranno implementare ulteriori riforme e debbono lavorare sulle dinamiche che si genereranno, anche più duramente che se la politica monetaria Usa dovesse rimanere immutata”.

Tra il dire e il fare vi è tuttavia quanto meno una lunga estate molto “calda” politicamente parlando in tutta Europa, con possibili elezioni anticipate in Portogallo, tensioni crescenti in Italia e una tornata elettorale a settembre in Germania cui tutti in Europa guardano da oltre un anno come possibile punto di svolta per ammorbidire l’austerity fiscale e provare a parlare di un rilancio della crescita. Ma come ci hanno ricordato anche nel fantastico e frizzante clima del Kublai Award, meglio non aspettarsi niente da nessuno e iniziare a cercare di avere noi per primi delle buone idee su come fare impresa (o dove andare a offrire le nostre competenze, aggiungo io).

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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