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Iran, vignettista arrestata e sottoposta a test della verginità. Amnesty: “Umiliante”

Atena Farghadani, arrestata per le sue vignette “scomode”, è stata costretta a sottoporsi a una visita ginecologica per verificarne la verginità.
A cura di Davide Falcioni
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"Relazioni sessuali illegittime": è questa l'accusa mossa alla disegnatrice satirica iraniana Atena Farghadani, arrestata per le sue vignette "scomode" e costretta a sottoporsi a una visita ginecologica per verificarne la verginità. A raccontarne la storia è il blog del Corriere Le Persone e la Dignità, ricordando che l'umiliante visita è stata effettuata il 12 agosto del 2015. La disegnatrice, di 29 anni, è riuscita a far giungere una testimonianza dal carcere di Evin ad Amnesty International. Said Boumedouha, vicedirettrice dell'Ong per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha commentato: "E’ scioccante che oltre a perseguire Atena Farghadani per un’accusa ridicola le autorità iraniane l’abbiano costretta a sottoporsi a un test di verginità e di gravidanza. In questo modo le autorità iraniane hanno raggiunto un punto bassissimo”.

Il test di gravidanza imposto è considerato dal diritto internazionale un abuso nei confronti delle donne, in quanto viola l’articolo 7 del Patto Internazionale sui diritti civili e politici ratificato dall’Iran. “Le autorità iraniane devono immediatamente rilasciare Atena che è una prigiorniera di coscienza. Mentre è ancora in carcere alla ragazza deve essere garantita protezione da altri maltrattamenti, compresa la pressione per ritrattare la sua denuncia” ha dichiarato Said Boumedouha.

Atena è in carcere da 10 mesi, mentre la condanna a 12 anni e 9 mesi di reclusione è arrivata a giugno: la 29enne è accusata di attentato alla sicurezza nazionale e “diffusione di propaganda a ostile alle istituzioni”, a causa di alcune vignette che hanno ironizzato sia sui parlamentare che sulla guida suprema in persona, ayatollah Alì Khamenei, disegnati con le sembianze di scimmie, mucche o altri animali.

Ma la ragazza è finita nei guai anche per aver denunciato le violenze subite in seguito al suo primo arresto, avvenuto nell'agosto del 2014: abusi, pestaggi, insulti sono stati raccontati in un video su Youtube che ha fatto infuriare la autorità iraniane che, invece di indagare sui responsabili, l'hanno "fatta pagare" alla disegnatrice: arrestata di nuovo, è stata posta in isolamento e tuttora è in carcere. Amnesty International ha lanciato una petizione per la sua liberazione.

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