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Il 10% degli adolescenti rischia di sviluppare disturbi da social: quali sono e come riconoscerli

Le aziende sono accusate di aver progettato le loro piattaforme social per attrarre, catturare e creare dipendenza. È necessario educare, impostare un limite orario, mettere dei filtri che tutelino i ragazzi, e in generale non far iscrivere i minori di 13 anni sui social.
A cura di Elisabetta Rosso
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Lo smartphone sempre in mano, le dita che scrollano, e il mondo scorre incastrato in un formato di 9:16. "Circa 4 adolescenti su 5 utilizzano quotidianamente i social media, 1 su 10 a rischio di sviluppare un uso problematico. In particolare, le ragazze di 13 anni risultano essere più vulnerabili, con il 40% a rischio di sviluppare problematiche legate ai social media", si legge nel Report sulle tecnologie digitali e il loro impatto sugli adolescenti, pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss) nell'ambito dello studio multicentrico internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children).

Lo studio è stato svolto in collaborazione con l'Ufficio regionale per l'Europa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e mostra come l'esposizione ai social potrebbe alimentare disturbi mentali tra i più giovani. Tra questi astinenza, ansia di accedere, incapacità di gestire il tempo. Non solo, c'è anche il rischio che vengano trascurate altre attività, hobby e passioni, ed esacerbate le tensioni con i genitori.

Chi è più colpito

Il report mostra che le ragazze sono più a rischio rispetto ai maschi, il divario si amplia in tre fasce d'età: 13 anni, 15 anni e 17 anni. Per i ragazzi invece il picco si riscontra intorno agli 11 anni, e poi diminuisce progressivamente fino ai 17. I maschi sono però più esposti  ai comportamenti a rischio associati ai videogiochi. Spesso sono un rifugio pericoloso, "usano i videogiochi per scappare da sentimenti negativi", si legge nello studio, e un ragazzo su 5 afferma anche di "sentirsi, spesso o molto spesso, assorbito dai videogiochi".

Sembra invece che non incida in modo determinante lo status socio-economico del nucleo familiare di appartenenza. Secondo lo studio però i disturbi legati ai social potrebbero aumentare per chi ha un minor benessere economico.

Di cosa sono accusati i social

L'impatto sul benessere mentale dei giovani sta diventando un problema per i social. A fine gennaio, Mark Zuckerberg di Meta, Shou Zi Chew di TikTok, Evan Spegel di Snapchat, Linda Yaccarino di X e Jason Citron di Discord, davanti al Congresso sono stati accusati di mettere in pericolo la sicurezza dei minori sui social. "I vostri prodotti possono uccidere le persone", aveva sottolineato la senatrice repubblicana del South Carolina Lindsey Graham.

Le aziende sono anche accusate di aver progettato le loro piattaforme social per attrarre, catturare e creare dipendenza nei giovani. A metà febbraio la città di New York ha fatto causa a TikTok, Facebook, Instagram, Snapchat e YouTube per danni alla salute mentale di bambini e ragazzi.

"Negli ultimi dieci anni abbiamo visto quanto il mondo online possa esporre i nostri figli a un flusso continuo di contenuti dannosi e alimentare la crisi nazionale della salute mentale dei giovani", ha detto il sindaco di New York Eric Adam promettendo "un'azione coraggiosa" affinché vengano riconosciute "le responsabilità di queste aziende nella crisi" della salute mentale dei giovani.

Come proteggere gli adolescenti

Ci sono dei problemi, ma anche delle soluzioni. “Per prima cosa le campagne di divulgazione, bisogna responsabilizzare i genitori per quanto riguarda i più piccoli e poi parlare direttamente con i ragazzi", aveva spiegato a Fanpage.it la pediatra Elena Scarpato.

È necessario educare, impostare un limite orario, mettere dei filtri che tutelino i ragazzi, e in generale non far iscrivere i minori di 13 anni sui social. “Spesso sono gli stessi genitori a iscrivere i loro figli, sempre alla ricerca di una sovraesposizione, e manca al momento un’educazione culturale forte”.

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