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Per la prima volta potrebbero essere vietati i social ai minori di 16 anni

La Florida ha approvato un disegno di legge stringente contro i social. Le misure restrittive hanno però un risvolto problematico, potrebbero limitare l’accesso dei giovani alle informazioni, isolarli, e alterare il modo in cui comunicano con amici e familiari.
A cura di Elisabetta Rosso
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La Florida potrebbe essere il primo Stato a vietare ai minori di 16 anni di accedere ai social. Il disegno di legge è stato approvato dal Senato, prima ancora dalla Camera, e arriverà sul tavolo del governatore repubblicano Ron DeSantis. Chiede alle piattaforme di impedire a chi ha meno di 16 anni di registrare gli account. Non solo, dovranno anche chiudere tutti i profili degli adolescenti già attivi sulla piattaforma, e rivolgersi a un ente "terzo, indipendente e non governativo" per verificare l’età effettiva degli utenti. Anche lo Utah, l'Arkansas, il Texas e l'Ohio hanno portato avanti battaglie contro i social e approvato leggi per vietare ai minorenni di avere un account social senza il consenso esplicito di un tutore. Ora la Florida chiede un divieto ancora più stringente.

Non è ancora chiaro come potrebbe essere attuato e come saranno effettuati i controlli. Il disegno di legge non nomina nemmeno esplicitamente le piattaforme, precisa solo che il divieto si applicherà a tutti i social che "utilizzano caratteristiche di progettazione che creano dipendenza, che sono dannose, ingannevoli o che inducono il titolare di un account ad avere un comportamento compulsivo". Il divieto non riguarderebbe le app utilizzate per i messaggi privati ​​tra persone, come WhatsApp.

I rischi del blocco per gli adolescenti

Non basta eliminare i social per scacciare via tutto il male del mondo. Le misure restrittive hanno anche un risvolto problematico, messo in luce dalle associazioni e gli esperti delle libertà civili. Il blocco infatti potrebbe limitare l’accesso dei giovani alle informazioni, isolarli, e alterare il modo in cui comunicano con amici e familiari.

Non solo, come aveva spiegato Sarah Coyne, professoressa di sviluppo infantile alla Brigham Young University, a Provo, al New York Times, la misura potrebbe inavvertitamente aggravare i problemi di salute mentale dei giovani. "Sappiamo che i giovani emarginati, come i bambini LGBTQ, usano i social media per trovare appartenenza e sostegno, soprattutto quando non ce l'hanno in famiglia".

Di cosa sono incolpati i social

La lista dei peccati di Instagram, Facebook e TikTok (ma non solo) è cresciuta negli ultimi anni, insieme alla consapevolezza dei politici sul tema. I social sono stati accusati di strumentalizzare i più giovani, facendo leva sulle debolezze per alimentare la dipendenza e quindi i profitti. Non solo, diverse piattaforme sono state prese di mira per aver consigliato contenuti pericolosi agli adolescenti incentivando l'autolesionismo e alimentando la depressione. Le piattaforme poi rimangono sempre un terreno di rischio per i predatori online.

A fine gennaio, Mark Zuckerberg di Meta, Shou Zi Chew di TikTok, Evan Spegel di Snapchat, Linda Yaccarino di X e Jason Citron di Discord, davanti al Congresso sono stati accusati di mettere in pericolo la sicurezza dei minori sui social. A metà febbraio, invece, la città di New York ha fatto causaa TikTok, Facebook, Instagram, Snapchat e YouTube per danni alla salute mentale di bambini e ragazzi.

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