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Vaccini anti cancro entro il 2030, limiti e promesse della nuova arma contro i tumori (e non solo)

Le case farmaceutiche che hanno realizzato il vaccino Covid a mRNA puntano a ottenere vaccini contro il cancro – e molte altre malattie – entro il 2030. Quali sono i limiti e le promesse di questa rivoluzionaria tecnologia.
A cura di Andrea Centini
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Durante la pandemia di COVID-19 gli studi sui vaccini a mRNA (RNA messaggero) hanno compiuto passi in avanti da gigante, grazie ai copiosi finanziamenti stanziati dai governi per contrastare la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2. Gli esperti evidenziano che questo flusso di danaro e la concentrazione sull'obiettivo hanno permesso di raggiungere in un solo anno, un anno e mezzo, risultati ottenibili normalmente in 10 – 15 anni. I benefici non sono stati significativi soltanto contro il patogeno pandemico, come ha dimostrato la rapida disponibilità dei vaccini Comirnaty di Pfizer – BioNTech e SpikeVax di Moderna, ma anche per tutta la ricerca che vede in questa strategia la possibilità di combattere molteplici malattie. Si potrebbero ottenere vantaggi praticamente per tutte: dal cancro alle malattie cardiovascolari, passando per quelle autoimmuni, le condizioni genetiche rare e quelle metaboliche. Insomma, potremmo essere innanzi al “Sacro Graal” della medicina, sebbene prima di arrivare ai risultati concreti siano necessari ancora ingenti finanziamenti e molto lavoro da fare.

Nei giorni scorsi sono balzate agli onori della cronaca internazionale le dichiarazioni al quotidiano britannico Guardian del dottor Paul Burton, dirigente medico di Moderna, casa farmaceutica americana conosciuta in tutto il mondo proprio grazie al lavoro sul vaccino anti Covid. Lo scienziato ha detto chiaramente che entro il 2030 avremo un vaccino contro il cancro e sarà altamente efficace, potenzialmente in grado di salvare centinaia di migliaia di vite, “se non milioni”. Le affermazioni del medico sono state commentate all'AGI dal professor Giuseppe Novelli, luminare della Genetica presso l'Università di Tor Vergata, il quale pur avendo confermato le potenzialità di questi innovativi preparati, ha messo in guardia da facili sensazionalismi e trionfalismi. Per quanto infatti possano essere efficaci gli RNA – non solo quello messaggero -, si tratta di molecole instabili e difficili da imbrigliare (ci si è riusciti nei vaccini Covid), inoltre ci sono da valutare tutti i fattori a favore e contrari al loro uso in ambito medico. Ciò, naturalmente, non sminuisce le potenzialità dell'approccio, come evidenziato dallo stesso genetista.

“Effettivamente grazie ai diversi RNA siamo in grado di intervenire su diversi processi nel nostro corpo. Siamo in grado ad esempio, come già avviene con un farmaco di recente approvato anche in Italia, di inibire l'assorbimento del colesterolo; oppure siamo in grado di far fare qualcosa a specifiche parti del nostro corpo come ad esempio sviluppare proteine come quelle espresse dalle cellule tumorali per ‘addestrare' il nostro sistema immunitario ad eliminare le medesime cellule tumorali. E questo è solo una parte delle possibilità che i vari RNA – ricordiamo che non esiste solo quello messaggero – ci offrono”, ha chiosato Novelli. Lo scienziato ha sottolineato che gli RNA sono comunque instabili ed è fondamentale impiegarli in approcci mirati, intervenendo direttamente sul problema e non lasciarli circolare liberamente nell'organismo, col rischio che facciano danni altrove. Poi ha evidenziato quello che può essere interpretato come il punto più critico dell'intera questione: non si deve immaginare la futura disponibilità di vaccini universali anticancro, ma di preparati specifici “per singolo tumore e soprattutto per singola persona”. Insomma, la punta di diamante della medicina personalizzata e non tout-court.

La ragione risiede proprio nell'approccio con cui vengono sviluppati i vaccini a mRNA. In parole semplici, grazie ad essi viene addestrato il sistema immunitario a colpire le cellule cancerose, e più nel dettaglio gli antigeni legati alle mutazioni che determinano il cancro, che sono specifici per tumori / paziente. Il processo è il seguente: i medici raccolgono una biopsia, fanno il sequenziamento del DNA, individuano le mutazioni responsabili della neoplasia e preparano un vaccino a mRNA ad hoc per neutralizzare le cellule portatrici. È un lavoro di alta precisione, ma per arrivare a un approccio del genere contro la vasta famiglia dei tumori, efficace e fruibile per tutti, saranno necessari investimenti enormi.

Come specificato dal dottor Burton, inoltre, la tecnologia dell'RNA può essere sfruttata contro tutte le patologie, ampliando ulteriormente la portata della ricerca e dei finanziamenti necessari. “L'Italia ha investito una considerevole parte del PNRR su questo fronte ad esempio sull'utilizzo dell'RNA per ‘accendere' o ‘spegnere' interruttori genetici, che è il mio attuale campo di ricerca, così da intervenire per affrontare determinate patologie”, ha chiosato il professor Novelli, evidenziando la necessità di indirizzare correttamente i soldi destinati alla ricerca.

Al di là del conclamato successo contro la pandemia di COVID-19, diversi studi recenti hanno confermato l'efficacia della tecnologia a mRNA, tanto che entro l'anno è previsto uno studio clinico di massa su migliaia di pazienti oncologici della Gran Bretagna grazie ai preparati di BioNTech, l'azienda che ha collaborato con Pfizer per sviluppare il vaccino anti Covid. “Crediamo che il vaccino anti cancro diventerà disponibile per grandi quantità di pazienti prima del 2030”, aveva affermato al febbraio 2023 Ugur Sahin, fondatore della casa biofarmaceutica tedesca assieme alla moglie Ozlem Tureci. Le prospettive temporali sono le medesime indicate da Moderna. C'è davvero la speranza di avere presto un'arma innovativa e preziosissima per combattere il cancro e molte altre patologie.

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