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Scoperti funghi che degradano il 100% della plastica dura in 140 giorni

Ricercatori australiani hanno dimostrato che due specie comuni di fungo sono in grado di degradare completamente il polipropilene (plastica dura) in 140 giorni. Speranze per un sistema industriale.
A cura di Andrea Centini
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Gli scienziati hanno scoperto che due funghi presenti naturalmente nel terreno e sulle piante sono in grado di degradare completamente la plastica entro 140 giorni. Non si parla di un tipo qualsiasi di materiale plastico, ma del polipropilene (PP), una plastica dura utilizzata in molteplici oggetti di uso comune: dai bicchieri per il caffè ai cruscotti per le auto, passando per i contenitori per alimenti fino ai tappi delle bottiglie. Si stima che circa un terzo dei rifiuti plastici presenti nel mondo sia composto proprio dal polipropilene, che si degrada solo dopo centinaia di anni. Il suo tasso attuale di riciclaggio è stimato in meno dell'1 percento. La speranza è che grazie a questa importante scoperta si possa arrivare a un metodo industriale / commerciale in grado di risolvere almeno una parte significativa del disastro ambientale che abbiamo causato (e che continuiamo a provocare).

A scoprire che due specie comuni di fungo sono in grado di degradare al 100 percento la plastica è stato un team di ricerca australiano guidato da scienziati della Scuola di Ingegneria Chimica e Biomolecolare dell'Università di Sydney, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Scienze della Vita e Ambientali. I tre autori dello studio, Amira Farzana Samat, Dee Carter e Alì Abbas, hanno dimostrato l'efficacia dei due funghi in specifici test di laboratorio, dover avervi esposto fogli, granuli e sottili film di polipropilene. Le due specie coinvolte sono l'Aspergillus terreus e l'Engyodontium album. Il primo è una muffa presente nei terreni di tutto il mondo, ma è più comune nelle aree tropicali e subtropicali. È una specie opportunista potenzialmente patogena che può provocare severe infezioni negli animali e nell'uomo. Il secondo fungo si trova comunemente nel suolo e nella vegetazione in decomposizione, ma può essere rilevato anche sulla carta e nei tessuti. È anch'esso un agente potenzialmente patogeno.

La plastica degradata dai funghi. Credit: Samat et al., npj Materials Degradation, 2023
La plastica degradata dai funghi. Credit: Samat et al., npj Materials Degradation, 2023

Prima di diventare “aggredibili” dai funghi, i detriti plastici devono essere pretrattati con la luce ultravioletta, fonti di calore o un reagente chimico, che permette agli organismi di fare il proprio lavoro di scomposizione. In pratica, degradano la plastica in particelle più semplici che possono essere assorbite o distrutte. In test di laboratorio le due specie di funghi hanno eliminato il 27 percento della plastica dopo 90 giorni e il 100 percento dopo 140 giorni. “È il più alto tasso di degrado riportato in letteratura che conosciamo al mondo”, ha dichiarato in un'intervista alla ABC il professor Alì Abbas, docente di ingegneria chimica presso l'ateneo australiano. I ricercatori adesso devono fare in modo che questo successo sperimentale possa diventare scalabile in ambito commerciale, rendendo la degradazione più rapida ed efficiente, intervenendo su diversi parametri come la concentrazione di funghi da utilizzare, le temperature e le dimensioni della plastica data loro “in pasto”.

Per arrivare a questo traguardo potrebbero volerci circa 5 anni, come evidenziato alla ABC dal professor Paul Harvey, un esperto di inquinamento globale da plastica che non coinvolto nella ricerca. “Questo è un lasso di tempo abbastanza standard per la ricerca iniziale fino alla commercializzazione”, ha affermato lo scienziato. “Non c'è davvero alcun motivo per cui questo tipo di ricerca non possa essere accelerato, dati gli enormi problemi che abbiamo a livello globale, in termini di gestione dei rifiuti e gestione dell'inquinamento da plastica”, ha chiosato il dottor Harvey.

Diversi recenti studi hanno dimostrato che anche i batteri hanno la capacità di degradare e distruggere con successo la plastica, anche se non sembrano la soluzione adatta. La speranza è che si arrivi al più presto a un sistema rapido ed efficace per eliminare i rifiuti senza inquinare, ma è innanzitutto fondamentale migliorare in modo significativo la filiera del riciclo e ridurre in generale la produzione e l'utilizzo della plastica. I dettagli della ricerca “Biodeterioration of pre-treated polypropylene by Aspergillus terreus and Engyodontium album” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata npj Materials Degradation.

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