Satellite Starlink si disintegra nel cielo fra Campania e Puglia: l’evento spiegato dagli esperti

Nel cuore della notte tra il 15 e il 16 giugno il cielo sopra la Campania e la Puglia è stato attraversato da lunga e intensa scia luminosa, che si è separata in elementi più piccoli rendendo lo spettacolo ancor più suggestivo e impressionante. Il fenomeno è stato ripreso con lo smartphone da alcuni giovani che hanno condiviso i video sui social network, in particolar modo TikTok e Instagram. I commenti dei presenti sono perlopiù di stupore e timore, anche alla luce del delicatissimo contesto internazionale del momento. A un occhio poco esperto, del resto, un evento del genere potrebbe infatti apparire come un attacco missilistico; le immagini non sono così dissimili da quelle drammatiche che stanno giungendo questi giorni dall'Iran e da Israele, tra missili balistici e contraerea in azione.
Fortunatamente non siamo innanzi a nulla di tutto questo, ma nemmeno a un fenomeno naturale. A produrre la scia, infatti, è stato il rientro incontrollato di un satellite di Starlink, una delle compagnie di Elon Musk associata alla sua SpaceX. Questa copiosa costellazione di satelliti, utilizzata per la trasmissione di internet anche nei luoghi più remoti e inaccessibili della Terra, non è assolutamente nuova a rientri del genere, ma per l'Italia si è trattato sicuramente di un evento inconsueto. A determinare e spiegare esattamente cosa è accaduto i ricercatori della Sezione di Caserta dell’Associazione Arma Aeronautica, che dispongono di un sofisticato sistema di telerilevamento di fenomeni transitori in atmosfera.
Anche le loro telecamere hanno ripreso il fenomeno, come mostra il video che potete vedere qui di seguito. Ogni notte, infatti, la stazione presieduta dal Generale dell'Aeronautica Elia Rubino era in azione a scrutare il cielo sopra la Campania. Grazie alla registrazione, che ha catturato il passaggio dell'oggetto alle 03:34 (ora italiana) in direzione Ovest – Nord Est, l'Ingegnere Aerospaziale Raffaele Minichini, socio dell'Associazione e specializzato in analisi, design di missione spaziale e sistemi di telerilevamento spaziale, è riuscito a ricostruire la storia dell'oggetto in questione, identificandolo come un satellite della costellazione Starlink, più precisamente STARLINK-30180, che era stato lanciato in orbita il 24 luglio 2023. Fanpage.it ha contattato il Gen. Rubino e l'Ing. Minichini per il racconto di questo affascinante avvistamento e sul ruolo svolto dall'Associazione.
Generale Rubino, cosa può dirci dell'associazione che presiede?
È un'associazione d'Arma, che si occupa di tutelare e tramandare il patrimonio morale, la gloria e il prestigio dell'Aeronautica. A questo affianca una funzione particolare operativa, che io definisco didattica e divulgativa: ci occupiamo di rilevamenti in campo aerospaziale e meteorologico e questi studi li trasferiamo ai ragazzi della scuola. Queste conoscenze sono trasferite ai ragazzi delle scuole del territorio. È tutta fisica applicata; i ragazzi scoprono quello che leggono sui libri e lo toccano con mano.
Sottolineo la concretezza operativa dell'Associazione; i dati meteorologici, legati a fenomeni sempre più estremi, vengono direttamente comunicati ad enti pubblici. E divulghiamo messaggi di servizio pubblico, che i ragazzi recepiscono e trasmettono in famiglia. Io, come altri miei colleghi della stessa età, dalla vita abbiamo tutto. Il nostro dovere ora è dare di più alle giovani generazioni, e quindi restituire con gli interessi quello che noi abbiamo avuto. Diamo una mano a questi ragazzi a realizzarsi, specialmente quando hanno talento, quindi cerchiamo di esortarli. Sono le più belle soddisfazioni che si possono provare. Posso farle l'esempio di Raffaele (il dottor Minichini NDR) che ne è una testimonianza, così come Francesco Iannello, un bravissimo astrofotografo, Ingegnere Aerospaziale al terzo anno di Accademia Aeronautica e di recente autore di una mostra all'aeroporto di Capodichino.
Dottor Minichini, un risultato significativo della vostra Associazione è stato la cattura del rientro del satellite Starlink nei giorni scorsi. Sono immagini molto affascinanti, simili a quelle del rientro di uno stadio del razzo Falcon 9.
Dal 2014 abbiamo un sistema di telerilevamento di fenomeni transienti in atmosfera: quattro telecamere, precedentemente installate sul tetto della Reggia ma ora nella sede dell'Associazione, nella periferia di Caserta, che puntano nelle direzioni dei quattro punti cardinali. Catturano immagini da sensori CCD che, al rilevamento di un movimento, attivano la registrazione di una clip tramite il software UfoCapture, capace di recuperare automaticamente anche i secondi precedenti all'evento. Grazie a un sistema del genere riusciamo a registrare principalmente meteore (stelle cadenti), fulminazioni, uccelli e insetti (davvero tanti!) e un po' di altre cose interessanti, tra cui passaggi – come quelli della Stazione Spaziale Internazionale e satelliti – e rientri, quando accadono, come è stato quest’ultimo. Questa volta siamo stati particolarmente fortunati. La clip è stata segnalata dal Generale Rubino. Subito dopo averla vista sembrava il rientro di uno spazioplano, un razzo, qualcosa di grande. Ne abbiamo iniziato a discutere, poi su TikTok ho visto il video di un ragazzo di Barletta, che si chiedeva cosa fosse. Ha pensato potessero essere missili. Così ci siamo messi a ragionare.
Cosa avete fatto?
Il mio lavoro di Ingegnere mi permette di avere familiarità con tematiche del genere; sono quindi andato alla ricerca di informazioni orbitali che potessero esserci d’aiuto. Esiste infatti un servizio pubblico della Space Force americana, CelesTrak, che fornisce i dati TLE (ultimi elementi orbitali) di tutti gli oggetti in orbita, anche di quelli prossimi al rientro atmosferico. Con un TLE è possibile conoscere il piano orbitale, l’altitudine e la velocità di un oggetto, e simulare la sua orbita avanti o indietro nel tempo, così da sapere dov’era o dove sarà, anche a distanza di ore. Ho quindi consultato i dati su CelesTrak e li ho visualizzati con Orbitron, un software gratuito, ricostruendo l’orbita dell’oggetto: corrispondeva perfettamente all’ultimo TLE di Starlink-30180. Il giorno seguente anche SpaceX ha ufficializzato il rientro, confermando la nostra ipotesi. Grazie a dati pubblici e strumenti alla portata di tutti siamo così riusciti a informare correttamente le persone, anticipando una comunicazione ufficiale. Quel video su TikTok che mi aveva incuriosito ha ormai superato i 2 milioni e mezzo di visualizzazioni e 100.000 interazioni; nel mio commento, il primo, che ha ottenuto circa 1.500 interazioni, ho cercato di rassicurare tutti spiegando che si trattava solo del rientro di un satellite. In un momento come questo, è comprensibile che tale fenomeno abbia destato preoccupazione.
Il rientro era previsto? O potrebbe essere stato il meteo spaziale irrequieto di questo periodo che può causare la deorbita dei satelliti.
È difficile che sia stato un fenomeno legato al meteo spaziale, è molto più probabile un rientro pianificato. La costellazione Starlink conta oggi oltre 7.000 satelliti attivi e Musk ha già ottenuto l’autorizzazione per espanderla fino a 12.000 unità. Ogni satellite Starlink ha una vita operativa di circa 5-7 anni, è posizionato su uno tra i 24 diversi piani orbitali della costellazione e ha una massa compresa tra 200 e 1.300 kg: non sono semplici CubeSat, ma autobus, nel vero senso del termine. Ogni Starlink ospita a bordo antenne e possiede sistemi di Collision Avoidance; possono comunque verificarsi malfunzionamenti. Per questo esistono parametri di prestazione che misurano le performance di ciascun satellite; quando le latenze superano certe soglie, ad esempio, sono gli operatori di Starlink a predisporre il loro rientro.
Cos'è successo a questo satellite?
L’altitudine di Starlink-30180 ha iniziato a diminuire a partire da febbraio di quest'anno, quindi è probabile che presentasse già delle anomalie. Era stato lanciato il 24 luglio 2023 ed apparteneva al gruppo 6.6. Come tutti gli Starlink, una volta lanciato, è stato inizialmente rilasciato su un'orbita di parcheggio, per poi salire alla sua altitudine nominale di 530 chilometri, dove ha operato da settembre 2024 fino a febbraio di quest'anno. Successivamente, per motivi operativi, è stato prima fatto scendere a un'orbita di sicurezza – sottolineo che sono informazioni pubbliche – e poi, arrivato a un certo punto, è iniziata la fase di deorbiting. Come succede sempre, a prescindere dall'attività solare, questa fase esibisce prima un profilo lineare e si conclude con uno fortemente non lineare. Un incremento dell’attività solare potrebbe aver contribuito, ma da quanto osservato anche con il Gen. Rubino nell’ambito di altre attività dell’Associazione, negli ultimi giorni l’attività solare è stata nella norma e non ha mostrato anomalie di rilievo. Propenderei dunque per la sostituzione del satellite per ragioni operative.

Che così si è disintegrato sopra i cieli di Campania e Puglia
Ricostruendo l'orbita, la parte principale del rientro sarebbe dovuta avvenire a Est dell'Italia, ma possono essere accadute tante cose. Magari il satellite aveva un assetto non nominale e, girandosi, è aumentata l'area di impatto con l'atmosfera. Ancora, potrebbe esserci stato qualche altro problema con il propulsore svuotato, ma tenderei a escludere l'impatto con qualche frammento in orbita. Il rientro è stato comunque anticipato rispetto alle previsioni; quindi, il satellite si è disintegrato fra Campania e Puglia.
Gli Starlink sono progettati per disintegrarsi completamente al rientro, dunque non c'è preoccupazione della deorbita controllata come per altri grandi satelliti o magari una stazione spaziale, che vengono spediti sul Punto Nemo nel cuore dell'oceano Pacifico.
Questi possono rientrare praticamente ovunque e si ritiene che non rappresentino un rischio significativo. Ben diverso è il discorso per gli stadi inferiori dei razzi, che vanno fatti rientrare nell'oceano proprio per i potenziali rischi associati alla loro ricaduta sulla terraferma. Prima del rientro atmosferico di un satellite, come lo Starlink che abbiamo ripreso, vengono svuotati i serbatoi del propulsore e scaricate le batterie, in linea con le nuove normative di ESA e FCC, che impongono a qualsiasi satellite di completare tali operazioni al termine della vita operativa e prima del rientro. È il principio alla base di quello che l’ESA chiama Zero Debris Approach, una regolamentazione che l’Agenzia intende rendere pienamente operativa entro il 2030.
La vostra associazione aveva già catturato il rientro di uno Starlink o simili?
Eventi similari a questo sì, ma non uno così grande, straordinario e significativo. Noi siamo sentinelle che scrutano i cieli sopra Napoli e Caserta e questo rappresenta un esempio brillante di come esperimenti di Citizen Science e competenze possano essere messi a sistema per fornire un servizio di grande interesse pubblico.
Collaborate con la rete PRISMA dell'INAF che si occupa di monitorare nei bolidi dei cieli d'Italia?
A questa domanda risponde il generale Rubino
Una grande soddisfazione con PRISMA l'abbiamo avuta nel 2021. Le telecamere erano posizionate sul tetto della Reggia di Caserta dove precedentemente ubicata la sede dell'Associazione. In seguito, ci siamo trasferiti e oggi le telecamere sono installate alla periferia della città. Sono telecamere che attivo personalmente ogni sera al tramonto e che funzionano fino all'alba. È tale la passione che il mio primo pensiero la mattina è andare a vedere cosa hanno ripreso. È come se fosse una rete da pesca distesa nel cielo. Sottolineo che questo è tutto volontariato e auto-finanziato, ma lo facciamo perché ci crediamo e vogliamo essere utili alla collettività. Ma torniamo al 2021. Nel mese di marzo, accendendo la telecamera Nord, puntata sulla Stella Polare – al centro si vede tremolante, bella luminosa – notai una luce abbacinante. Parlai subito con i miei amici con cui avevo iniziato ad avvicinarmi a questo mondo ed entrammo in contatto con la rete PRISMA dell'INAF. I nostri dati furono utilizzati per i calcoli telemetrici e determinare la traiettoria di questo corpo luminoso – un grosso bolide – che si è disintegrato all'altezza del Molise, alla periferia di Isernia.
È stato poi recuperato un meteorite?
No, si pensa che la meteora si sia originata da un corpo di 1 chilogrammo di peso e 8-10 centimetri, che quindi si disintegrò. Fu comunque una cosa molto bella, la popolazione fu coinvolta emotivamente. Parteciparono i ricercatori della rete PRISMA e altri. Ma, come sa, di meteoriti in Italia se ne trovano pochi, la Penisola è stretta e lunga. La maggior parte cade in mare, non come in Australia e negli USA. Anche in quel caso è stata una grande soddisfazione essere utili alla causa.

Il vostro sistema cattura anche altri spettacoli affascinanti
(Risponde il dottor Minichini). Abbiamo questa rete di telerilevamento dal 2014 e non le nascondo che già nel 2015 e nel 2016 capitò di avere delle catture molto strane, simili a fulmini rossi. Ci siamo messi un po' ad analizzare la letteratura per capire cosa potessero essere: erano Sprite. Da quest'anno siamo entrati in una rete della NASA per un progetto di Citizen Science, Spritaculuar. Grazie ad alcune collaborazioni stiamo ottenendo dati fulminologici per caratterizzare meteorologicamente e triangolare i dati ottici – le immagini che catturiamo con il nostro sistema – e contribuire ad addestrare una rete neurale per riconoscere gli Sprite dall'International Space Station e da alcuni satelliti.