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Perché non devono sorprenderci i terremoti nella Pianura Padana

Anche se il rischio sismico nell’area della Pianura Padana non è paragonabile a quella di altre zone d’Italia, storicamente si sono verificati diversi potenti terremoti.
A cura di Andrea Centini
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Pianura Padana. Credit: Maxcip/Wikipedia
Pianura Padana. Credit: Maxcip/Wikipedia

La forte scossa di terremoto di magnitudo 4.4 che poco dopo le 11:30 di sabato 18 dicembre ha colpito la Lombardia (con epicentro a Bonate Sotto, in provincia di Bergamo, a 26 chilometri di profondità), ha puntato nuovamente i riflettori sulla situazione sismica nell'area della Pianura Padana, spesso "trascurata" rispetto a quella di altre aree dell'Italia dove la sismicità è più accentuata e dove eventi intensi si succedono con una certa frequenza. Il rischio sismico in Pianura Padana balzò agli onori della cronaca soprattutto dopo i due devastanti terremoti che colpirono l'Emilia a maggio 2012, il primo il 20 alle 04:03 e il secondo il 29 alle 09:00, provocando circa 30 morti e numerosi danni da crollo. La regione, dunque, non è affatto esente da fenomeni tellurici rilevanti, come del resto dimostrano anche i dati storici.

Come evidenziato nell'articolo “Sismicità storica della Pianura Padana ed il terremoto del 1570” pubblicato dai geologi Giampiero Petrucci e Paolo Balocchi sul sito “GeoResearch Center Italy”, un blog di ricerca scientifica indipendente dedicato alle Geoscienze, il primo forte terremoto che ha investito la Pianura Padana di cui si ha notizia si è verificato circa 900 anni fa, il 3 gennaio del 1117, la cui magnitudine stimata è stata di oltre 6.5 (ciò lo rende il sisma “più violento mai verificatosi nel nostro paese a Nord dell'Appennino”, scrivono i due scienziati). In quel caso la città maggiormente colpita fu Verona, tuttavia furono coinvolte anche Cremona, Milano, Como e Pavia, dove si verificarono numerosi crolli e un numero imprecisato di vittime. All'epoca si prendeva nota soprattutto degli edifici distrutti o danneggiati, in particolar modo quelli ecclesiastici, meno delle persone che perdevano la vita.

Un altro violento terremoto si scatenò in Pianura Padana nel giorno di Natale del 1222 attorno a mezzogiorno, spiegano i dottori Petrucci e Balocchi. In quel caso a essere più interessata fu la città di Brescia, con i cittadini costretti ad abbandonare le proprie case e vivere in luoghi di fortuna per mesi. Le vittime furono numerose soprattutto nelle chiese, proprio perché nel momento del sisma si stavano celebrando le messe per il Natale. La magnitudo stimata di questo evento è di 6.0. Nel 1343 si è verificò un altro forte sisma nella stessa area colpita nel 2012, mentre il 5 giugno 1501 fu investita con violenza la città di Modena. Il terremoto più significativo citato dai due studiosi è quello del 17 novembre 1570, con una magnitudo di 5.8. La scossa principale – cui seguì una lunga sequenza – si sprigionò a poche decine di chilometri di distanza da quello del 2012 e arrecò danni significativi alla città di Ferrara, dove il 30 percento della popolazione fu costretta ad abbandonare le proprie case. Imprecisato il numero delle vittime, ma nell'ordine di diverse decine.

“Tutti questi eventi sono indissolubilmente legati alla sismotettonica regionale. Nella Pianura Padana il contesto tettonico è regolato dal movimento della microplacca Adria che scorre al di sotto della placca euroasiatica”, scrivono i due geologi nel proprio articolo. “Il movimento di Adria, tuttora in atto – aggiungono Petrucci e Balocchi – concorre all'accumulo di energia ed al conseguente rilascio con la formazione di terremoti anche di grande intensità. Grazie ai profili sismici della zona, molti dei quali realizzati dall'AGIP, si evince che l'area di subduzione, ovvero la superficie inclinata per cui una placca scorre al di sotto dell'altra, detta "piano di Benioff", in questo caso si immerge di circa 70° in direzione sud-ovest, nel margine compreso tra Reggio Emilia e la valle del Reno. Una caratteristica essenziale del "piano di Benioff" è di essere sede privilegiata di terremoti”.

In parole semplici, sotto i depositi alluvionali della Pianura Padana sono presenti strutture sismogenetiche (tettoniche) che possono dar vita ai terremoti, anche potenti. Naturalmente non si sta specificando che il terremoto verificatosi quest'oggi in Lombardia sia connesso a questi particolari sistemi geologici, ma che si tratta di una zona in cui è comunque riscontrabile una certa attività sismica. Come sottolineato a Fanpage dalla dottoressa Lucia Luzi, direttrice della sezione INGV di Milano, il nuovo sisma “probabilmente è associato a delle strutture tettoniche”, aggiungendo che “a sud delle Alpi ci sono delle faglie di tipo compressivo ed è associato a una di queste”. La scienziata ha inoltre specificato che nella parte Est della Regione, quella confinante col Veneto, "c'è della sismicità", aggiungendo che già nel 2004 fu registrato un un terremoto più forte di questo, di magnitudo 5.2. L'ultimo fenomeno, infine, non è collegato al terremoto verificatosi esattamente un anno fa e avvertito distintamente dalla popolazione di Milano.

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