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Italia in fiamme, nel 2021 bruciato il triplo degli ettari del 2020: al Sud i danni più gravi

Nel 2021 gli incendi hanno bruciato il triplo degli ettari di territorio rispetto al 2020. Sicilia, Calabria e Sardegna le regioni più colpite.
A cura di Andrea Centini
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Nel 2021 in Italia sono stati divorati dalle fiamme decine di migliaia di ettari di territorio, il triplo di quanto registrato nel 2020. Particolarmente colpite dagli incendi le foreste, che ogni anno rappresentano tra il 40 e il 50 percento dell'area bruciata (le foreste occupano circa 8,5 milioni di ettari in Italia, un terzo dell'estensione del Bel Paese). Complessivamente lo scorso anno è andato in fumo lo 0,5 percento del territorio, un'area estesa quanto il grande Lago di Garda. A snocciolare questi drammatici dati l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), pubblicati nel nuovo rapporto dedicato agli incendi.

L'ente di ricerca scientifica ha rilevato che le regioni maggiormente interessate dagli incendi sono concentrate al Sud. Nel 2021 la più colpita in assoluto è stata la Sicilia, con circa il 3,5 percento della superficie regionale ridotta in cenere. Ben il 60 percento dei comuni siciliani è stato coinvolto nei roghi. Al secondo posto la Calabria, col 2,4 percento del territorio regionale perduto tra le fiamme. Anche in questo caso è stato interessato più del 50 percento dei comuni, 240 su 404. Seppur al secondo posto, la Calabria ha avuto la perdita forestale peggiore, pari al 37 percento del totale, mentre la Sicilia ha perso il 12 percento delle aree boschive.

Al terzo posto per foreste distrutte si piazza la Sardegna, che ha avuto un numero di incendi sensibilmente inferiore rispetto alla Sicilia (40 eventi contro 500). Ciò nonostante, proprio in Sardegna si è verificato il più vasto e drammatico incendio del 2021, scoppiato nel complesso Forestale Montiferru-Planargia, con dieci comuni coinvolti. L'incendio, balzato agli onori della cronaca nazionale, ha provocato “ingenti danni economici e sociali” e ha danneggiato “un patrimonio colturale e ambientale di grande significato paesaggistico”, scrive l'ISPRA nel suo rapporto. Moltissimi furono gli animali arsi vivi tra le fiamme, tra i quali anche diversi cani legati alla catena. Non a caso per scongiurare una nuova tragedia numerose organizzazioni animaliste e ambientaliste (Green Impact, Fondazione CAVE CANEM, Save the Dogs and Other Animals e Animal Law Italia) stanno chiedendo l’adozione urgente di un’Ordinanza Regionale Straordinaria in Sardegna, Basilicata, Sicilia e Calabria per l'introduzione di divieto chiaro di detenzione dei cani alla catena. Al momento le petizioni lanciate dalle quattro organizzazioni coinvolte nell'iniziativa hanno superato le 30mila firme.

Come specificato dall'ISPRA, le aree boschive più colpite dagli incedi sono quelle composte da latifoglie sempreverdi della macchia mediterranea, pari al 56 percento del totale, seguite da latifoglie decidue come le querce (25 percento) e dalle aghifoglie sempreverdi come i pini mediterranei (19 percento). A catalizzare il rischio di incendi sono le ondate di calore estreme e la siccità prolungata, a loro volta innescate dal riscaldamento globale. Secondo il recente studio internazionale “Exacerbated fires in Mediterranean Europe due to anthropogenic warming projected with non-stationary climate-fire models” pubblicato su Nature e guidato da scienziati dell'Università di Barcellona, entro il 2100 a causa dei cambiamenti climatici nell'area mediterranea gli incendi saranno molto più violenti, divorando aree dal 40 al 100 percento più estese di quelle attuali.

“Il legame tra cambiamenti climatici ed incendi è complesso: non vanno considerati solo gli effetti diretti di siccità prolungata ed alte temperature – scrive l'ISPRA -, ma anche gli effetti del clima sugli insetti e sulle malattie delle piante, che le rendono più vulnerabili e quindi rendono le coperture arboree ancora più suscettibili ad incendio. Gli effetti e i danni agli ecosistemi forestali causati dagli incendi possono accelerare i processi di perdita di biodiversità, rilascio di anidride carbonica, aumento del rischio idrogeologico, erosione del suolo, inquinamento da polveri dell’aria e dei corpi idrici. Dal punto di vista ecologico, le foreste hanno una innata capacità di resilienza agli effetti degli incendi. Tuttavia, se abbastanza vasti e frequenti, gli incendi possono determinare danni di lungo periodo e una perdita permanente di superficie boschiva”. I dettagli del rapporto possono essere consultati al seguente link.

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